Abbiamo avuto modo di intervistare i Bengala Fire, finalisti di X-Factor 2021. La band ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo “Bobby Eroina”, di cui ci ha raccontato qualcosa in più, facendoci qualche anticipzione sui piani futuri.

Ciao ragazzi, benvenuti su SpazioRock. Partiamo dal vostro nome Bengala Fire: com’è nato?

Bonzo: C’è una doppia versione della risposta. La prima versione che è quella un po’ più, diciamo, romantica si basa sul fatto che il bengala è sparato dalla pistola di segnalazione in caso d’emergenza. Si vede magari in qualche film nel caso tipo di qualche nave in difficoltà, di qualche esercitazione, di qualche missione di tipo militare… È quel punto di riferimento che serve a segnalare, a dare un riferimento. E il fire invece è un po’ quello che ci siamo sempre sentiti dentro in tutti questi anni di musica, nella nostra dimensione live che è un po’ un’esplosività, un fuoco dentro. Quindi è l’unione di queste due parole che ci ha permesso di formare il nome. Quella invece più scema è il fatto che sinceramente avevamo fatto una lista di nomi, questo era quello che ci faceva meno schifo e alla fine abbiamo scelto questo.

Voi siete stati uno dei quattro finalisti della scorsa edizione di X-Factor, come è cambiata la vostra vita rispetto ad allora?

Bonzo: È cambiata totalmente perché noi facciamo musica da 12-13 anni ma è dalla partecipazione ad X-Factor che ci si è aperta la possibilità di fare questo full time, di farlo proprio come lavoro. Perciò è cambiato tutto, la maggior parte di noi prima lavorava, faceva un lavoro normale e invece adesso le nostre giornate sono fatte di questo. Ogni pomeriggio siamo in sala prove e poi in tour, c’è un sacco di roba da fare, ovviamente un artista ha un milione di cose a cui pensare ed è diventato a tutti gli effetti un lavoro, il lavoro che abbiamo sempre sognato.

Quanto pensate sia importante la partecipazione ad un talent per un giovane che vuole sfondare nel mondo della musica?

Bonzo: Con orgoglio sono stato io quello che ha dato l’idea di fare X-Factor. Guarda, sicuramente serve. A parte il fatto che sia una gran vetrina, il fatto che sia un bel trampolino di lancio. Se devo dire cosa ci portiamo a casa da quest’esperienza è proprio l’esperienza in sé, il fatto di aver lavorato con Manuel, con Rodrigo, che ci hanno guidato e ci hanno insegnato tantissime cose e il fatto di aver avuto a che fare con dei grandi professionisti che lavorano al di là di X-Factor nelle migliori produzioni musicali italiane e di aver avuto a che fare anche con la tv perché anche quello ci ha insegnato tanto, ci ha insegnato anche a stare davanti ad una telecamera. Non che ci siamo mai impegnati molto per entrare in un personaggio perché siamo sempre stati noi stessi, però anche quello ci ha dato una mano e ci ha davvero insegnato tanto quindi è ovvio che la consiglierei a tutti quest’esperienza, pur sapendo che sinceramente ha dei lati positivi come dei lati negativi, dal fatto che bisogna essere pronti a ricevere anche un no, dal fatto che bisogna sapere anche che durante il programma può essere che ci si rimetta in gioco magari contro delle sicurezze che si avevano e magari si fa, che ne so, un cambio repentino del programma proprio a livello della strategia. Insomma una serie di dinamiche che non bisogna sottovalutare.

Lex: Come Bonzo, è praticamente come se fosse un master in musica, ovvero una full immersion totale in cui puoi capire e imparare tanto come è già stato detto. C’è la controindicazione chiaramente che quando ti trovi in un ambiente come quello con i riflettori puntati, trattato come Lady Gaga, c’è il rischio di non essere abbastanza pronto, abbastanza umile e con i piedi per terra. Ci si monta la testa e poi va a finire che quando esci ti devi comunque in un certo senso arrangiare con la tua attività, poi va a finire che ti trovi da quello a una dimensione comunque un po’ più piccola. Questo può nel nostro caso dare la forza di fare ancora di più, mettersi in gioco e continuare. In altri casi invece proprio questa ambivalenza, questa differenza tra il prima ed il dopo, può invece, soprattutto se sei un artista singolo che quindi non ha altre persone che stanno sulla stessa barca e con cui confrontarsi, può anche nuocere tanto e far venire la depressione.

Avete citato prima Rodrigo D’Erasmo, com’è lavorare con lui? So che avete collaborato con lui anche nel vostro ultimo singolo “Bobby Eroina”.

Mario: Con Rod ci siamo sempre trovati molto molto bene. La squadra Rodrigo-Manuel era fantastica a X-Factor e una volta usciti da lì abbiamo coltivato il rapporto con Rodrigo. È rimasto il rapporto anche con Manuel ovviamente, però con Rodrigo abbiamo lavorato molto di più e si è instaurato un bel rapporto, che era nato già a X-Factor e che è continuato fuori di lì. Lavorare con lui è una cosa abbastanza naturale, nel senso che funziona proprio come te l’immagini: abbiamo una canzone, ce la registriamo un attimo in casa alla buona, gliela mandiamo una volta, Rod ascolta e ci dice “cazzo, che figata!” oppure “guarda, qua cambiamo questa roba qui” o “non capisco bene dove volete andare a parare”. Si comincia a discutere e poi si va in studio a registrarla bene insieme. Lui non è quel tipo di produttore che ti fa la canzone o che va a cambiare radicalmente le cose, è semplicemente un grande musicista con un grande orecchio e esperienza, cerca di metterti nelle condizioni per suonare al meglio il pezzo e farlo risaltare il più possibile e poi registrarlo nel migliore dei modi. Soprattutto Rod è uno che ci dà una mano anche in tutto il resto, è una persona che oltre che da un punto di vista musicale è esperto anche di tutto quello che è lo show business e cerca di darci una mano a tutto tondo. Ci troviamo molto bene.

Lex: Aggiungo anche che non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche parlando di qualsiasi cosa, tutto alla fine si collega alla musica. Ti dà proprio quell’assaggio di chi è dentro il mondo della musica. È come se in modo indiretto, tra virgolette, ci illuminasse sempre. Anche fare una cena con lui, parlare del più e del meno, senti sempre quella sorta di sensazione che hai a che fare con una persona diversa dal solito e c’è davvero tanto ma tanto tanto da assorbire. In una parola è una guida.

Abbiamo citato il vostro ultimo singolo “Bobby Eroina”. Com’è nato? Che cosa vi ha ispirato nella composizione?

Lex: Ognuno secondo me ha in testa come può essere nato, nel senso che all’interno il testo racchiude un argomento che ognuno di noi ha visto in qualcosa di diverso. Ognuno di noi avrebbe una risposta differente. Ad esempio dalle mie parti c’è una persona in bicicletta che sembra Dio ma non lo è e io vedo Bobby Eroina in questa persona, ha proprio le fattezze di Dio, i capelli lunghi, gli occhi azzurri, la barba, è una sorta di Dio in incognito, che poi si è lasciato andare in questo mondo. Io ad esempio la vedo così però ognuno di noi ha un’esperienza differente e vede Bobby Eroina in una persona diversa o in una situazione anche.

Una curiosità… Ma il nome Bobby è collegato a qualcuno?

Mario: Bobby è un nostro amico di vecchia data, ma non c’è un motivo particolare. Anzi c’è un motivo particolare ma che non ha nessun contatto con la storia della canzone, semplicemente era un mio compagno di classe al liceo e il nome del gruppo classe su Whatsapp era per qualche motivo che non conosco proprio Bobby Eroina. Noi abbiamo rubato questo nome dandogli poi tutta una storia drammatica.

Per quanto riguarda le vostre influenze musicali, c’è una linea comune oppure avete ascolti diversi?

Bonzo: C’è una linea comune in quanto noi siamo effettivamente cresciuti ascoltando gli Arctic Monkeys e da lì ci siamo innamorati di loro e di tutto quello che era il brit rock anni 2000. Siamo partiti da lì e poi siamo andati a ritroso a scoprire tutto ciò che era perlopiù musica rock britannica. Poi ognuno di noi chiaramente ha delle influenze diverse, tipo Lex è un grosso estimatore del suo caro punk.

Lex: Io sì, ho una storia un po’ diversa. Ad esempio non ho mai ascoltato tanto gli Arctic. Sono partito da molto prima, quindi i Clash, i Television, i Buzzcocks, i Joy Division, tutto quello che era prima e via così.

Siete partiti cantando in inglese, le vostre ultime canzoni sono però perlopiù in italiano. Come mai questo cambio di rotta?

Mario: Questo è stato un grosso consiglio che ci ha dato Manuel a X-Factor, che è stato anche un po’ il suo percorso personale perché lui ha iniziato cantando in inglese e poi si è spostato all’italiano facendo quello che tutti sappiamo con gli Afterhours. Quindi lui ci ha consigliato vivamente di seguire la stessa strada. Era fermamente convinto che la nostra musica in italiano sarebbe potuta essere molto interessante perché banalmente nel panorama di musica italiana c’è poca roba così. All’inizio eravamo molto scettici perché erano 10 anni che cantavamo in inglese, ascoltavamo musica in inglese quindi eravamo restii ma poi l’abbiamo presa un po’ come un esperimento, come una sfida, e mano a mano che abbiamo iniziato a fare questa cosa ci piaciuta sempre di più ed è una cosa che siamo intenzionati a fare. Questo non vuol dire restare fermi solo sull’italiano perché a volte ci sono cose che escono in inglese, spaccano così e le tieni in inglese. Però questo discorso dell’italiano è per noi molto stimolante, stiamo trovando piano piano la nostra cifra non solo musicale ma anche autoriale. È un esperimento che per noi ha avuto successo almeno fino ad ora.

Parlando invece del vostro processo di scrittura ed arrangiamento dei brani, come avviene?

Lex: Spesso si parte da un riff che può essere di basso, di chitarra o addirittura una parte di batteria e da lì si inizia a sviluppare tutto. Poi ci sono dei testi che Mario fa pensando che coincidano e poi iniziano a coincidere sempre di più man mano che si va avanti. Come una scarpa che diventa sempre più giusta per il piede e alla fine viene proprio una cosa bella.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Avete qualche spoiler da farci?

Bonzo: In realtà siamo a lavoro, stiamo organizzando tutto quello che sarà il nostro futuro in questo periodo di fine tour, ci saranno sicuramente delle altre uscite e ci sono degli obiettivi che anche per scaramanzia è meglio non rivelare forse in questo momento. Però la cosa sicura è che stiamo lavorando ogni giorno per dei pezzi nuovi e anche per la relativa uscita live dopo i pezzi.

Mario: Aggiungo io un piccolo spoiler. Allora finora siamo usciti con tre canzoni in italiano che gravitavano attorno a un personaggio: Jack, il matador, adesso Bobby Eroina. Diciamo che questa è un po’ la linea che ci piace sostanzialmente, perciò potrebbe essere nell’orizzonte prossimo un’opera che comprenda anche altri personaggi.

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