Una storia turbolenta alle spalle, ma ancora tanta voglia di andare avanti e continuare a stupire. Alex Staropoli, tastierista e mastermind dei Rhapsody Of Fire, ci illustra la genesi del nuovo album “Glory For Salvation”, oltre a offrirci diverse riflessioni sul passato e sul futuro della band.

Ciao Alex, per prima cosa grazie di essere qui con noi, è davvero un piacere. Come stai?

Tutto bene, ti ringrazio.

Finalmente ci siamo, il vostro nuovo album “Glory For Salvation” è uscito da pochissimo. Che sensazioni hai a riguardo, visto che per vari motivi credo che sia un album davvero importante per tutta la band?

Sicuramente ogni album che esce crea aspettativa sia nella band che nei fan, questo si spera ovviamente. Per cui, considerando che dal momento in cui ho iniziato a scrivere alla data di pubblicazione, ci sono 24 mesi di spazio temporale, ti fa capire che di lavoro ce n’è stato. E quindi non vedevo l’ora che uscisse.

Possiamo forse indicare “Glory For Salvation” come un secondo passo della nuova era cominciata con il precedente “The Eight Mountain”. Ti chiedo se a livello di sensazioni sei più teso oppure carico. E nel caso che differenze ritrovi a livello di aspettative oggi rispetto a tre anni fa.

L’album è uscito, quindi qualsiasi tipo di sensazione derivante dai processi di composizione e produzione è già svanita perchè ormai è troppo tardi per fare qualsiasi cosa! (ride ndr) Sto già lavorando a nuovi brani, nuove cose per cui guardo avanti. Sono molto contento perchè “The Eighth Mountain” è stato il primo studio album con Giacomo e con questa nuova ventata di freschezza. Sono contento del risultato e di come i fan hanno recepito il disco. Il fatto che lo abbiamo suonato tutto dal vivo, con grande sorpresa mia e di tutta la band, è stato ben accolto. Anche questo aspetto della parte live è stata molto apprezzato. È una cosa abbastanza rara fare un live per intero con un nuovo album, tra l’altro uscito anche da poco tempo. Magari lo puoi fare dopo 10 anni, come qualcosa di celebrativo. Ma noi ci siamo detti, “No vogliamo farlo subito!” (ride ndr). Questo ci ha davvero sorpresi, i fan conoscevano i pezzi e cantavano, è stato accolto benissimo. E concludo dicendo riguardo al mix di quell’album, che dal mio punto di vista è stato probabilmente il mix migliore che abbiamo mai avuto e con “Glory For Salvation” è successa una cosa incredibile. Non solo considerando il lato musicale, visto che poi saranno i fan che decideranno se l’album piace o meno, ma il mix ha raggiunto un livello di qualità incredibile, eccezionale. Già quando avevamo in mano il primo mix del primo brano dell’album, giusto inizialmente per renderci conto, eravamo davvero sorpresi di come già suonava e di come poi sarebbe potuto suonare tutto il disco. L’asticella è stata alzata in un modo clamoroso da parte di Seb (Sebastian Levermann che si è occupato del mixaggio ndr) e questo non può che far bene alla musica. Quando sai che hai la possibilità di comporre dei brani con questo tipo di mix, l’approccio comincia ad essere veramente diverso. Sai che hai una potenza, una chiarezza, una definizione di suono che veramente mi lascia sbalordito e quindi non potremmo essere più soddisfatti di questo.

Oltre a quello che dici tu, io nell’ascolto del disco ho sentito un suono molto “fresco” e attuale. Non penso sia così scontato, visto anche il passato e tutto quello che è capitato. La sensazione che ho avuto è stata quella di risentire il sound dei vostri primi album, ma “attualizzato” in questo momento. È stato qualcosa che mi ha piacevolmente stupito relativamente  alla parte di ascolto.

Sicuramente bisogna stare sempre attenti a non snaturare troppo il suono quando fai un genere che è così peculiare. Nell’epic/power non puoi permetterti di uscire molto da quei binari, a meno che tu non voglia uscire di proposito approcciandoti a scelte magari più tecniche ed orientate verso il prog, come poi abbiamo sperimentato in passato per alcuni brani. Quello che dici mi fa piacere. Sicuramente l’apporto di ciascun musicista ha un suo valore aggiunto a quello che hai detto. L’approccio chitarre-basso-batteria ha certamente dato dei vantaggi e portato freschezza, la voce anche, ma devo dire che anche il mix ha un suo perchè. Per cui è bello quello che hai detto e mi dà soddisfazione sapere che continuiamo a forgiare brani mantenendo la nostra identità però con una certa aura di modernità, che male non fa sicuramente.

Probabilmente mi puoi confermare che il fatto di avere finalmente una line up stabile porta grande armonia e nuove idee al gruppo che può crescere sotto tutti i punti di vista. Anche questo aspetto si percepisce molto ascoltando l’album.

Questo è vero e mi fa molto piacere. Alla fine, come sai dal ’97 ad oggi tante cose sono successe e i rapporti personali tra musicisti non sono sempre facili, a meno che non ti conosci da tantissimo tempo. Quando conosci persone ed hai già 30-40 anni c’è un po’ più di lavoro da fare. La musica certamente lega, l’obiettivo di suonare i propri brani e tornare sul palco sicuramente aiuta, però se 4-5 membri di una band si conoscevano da quando avevano 8-9 anni e raggiungono l’età adulta suonando insieme, quello indubbiamente porta dei vantaggi a livello personale. Puoi litigare, puoi mandarti a quel paese, però li conosci da talmente tanto tempo che ci passi sopra perchè sono davvero come fratelli. Ma questo non è sempre facile e tante cose possono succedere. Per cui ripartire in età adulta con nuovi membri è ancora più complicato e se funziona è un grande traguardo.

Collegandomi a quello che dici, probabilmente quando si è adulti e hai già vissuto tante cose, sei forse meno propenso al compromesso. Puoi spingerti fino ad un certo punto, ma alcune situazioni possono rappresentare dei paletti che non si vogliono spostare a livello di dinamiche personali. E guardo anche alla vostra storia e a quello che è successo a voi all’interno della band.

A posteriori, guardando indietro, ci sono sempre varie fasi distinte. Oggi probabilmente non farei forse scelte che ho fatto a 20-30 anni. Però sai, quando hai più persone in una band e tutte hanno un carattere forte e delle idee ben precise, non è facile. Per cui per me siamo già stati abbastanza fortunati nel fare così tanti album, superare i dieci anni di attività. Siamo stati insieme io e Turilli dal ’97 al 2011, un periodo di tutto rispetto. Poi ognuno prende la sua strada perchè magari vuole fare cose un po’ diverse, per cui va bene così.

Tra l’altro, sempre in base a questo, mi sembra che ci sia un approccio alla musica molto più “positivo”, che richiama molto i vostri inizi. Un epic/power con atmosfere positive, tralasciando le parentesi un po’ più dark ed oscure che comunque avete avuto nel corso della vostra carriera. Ho ritrovato la carica e l’energia di quelli che sono stati i vostri esordi.

Sì, io ho la tendenza a comporre in quella direzione, anche se certi brani mi piacerebbe farli un po’ più intensi. Questo è molto legato alla chitarra, al tipo di riff, al tipo di intensità che si vuole dare. Poi dipende anche dai vari momenti. Generalmente sono molto organizzato  e programmo molto le idee, scrivendo quello che voglio fare, le atmosfere che vorrei avere e gli strumenti che vorrei utilizzare. Un po’ tutte queste cose. Se un disco come “Glory For Salvation” suona un po’ più positivo non è un caso, ma neanche una cosa così estremamente voluta. È capitato così. Non voglio neanche tenere il 100% del controllo, è una cosa che non mi piace. Magari le cose cambieranno con il prossimo disco. Ho già in mente il desiderio di scrivere un brano un po’ più intenso e più cattivo, un po’ più dark. Per cui alla fine dipende da tanti fattori, ci sono talmente tante idee, tante cose che si possono sviluppare. A volte la musica ti guida e io tendo a guardare più a lungo termine, per cui se in quest’album non c’è un brano così dark o horror, magari nel prossimo disco ne sentirò la necessità e verrà fuori in maniera automatica.

Vorrei porre l’attenzione su Giacomo Voli. Credo sia stato assolutamente un valore aggiunto alla band. So che l’hai conosciuto per puro caso guardando un talent. Ti chiedo che opinione hai di questi programmi, anche se immagino che non siano quel tipo di trasmissione che guardi e che segui.

No infatti, è stato un puro caso che ho cambiato canale quella sera. Tra l’altro io normalmente non guardo la tv. Guardo Netflix o i film, ma non guardo news o trasmissioni in diretta. Ogni tanto guardo la BBC, ma è veramente raro. E quando sono in Italia men che meno, perchè odio sentire i telegiornali e certi tipi di show e programmi, non fa proprio per me. Però in quel periodo ero in Belgio, guardavo la tv, ho visto questo programma e ho visto subito Giacomo che cantava. Era davvero bravo e vedere un ragazzo italiano in tv che cantava a quel livello era proprio figo. Quindi mi sono soffermato ad ascoltare, poi sono andato su Youtube, ho guardato un po’ di materiale e poi gli ho scritto. Perché in quel momento stavamo per entrare in studio per la produzione di “Into The Legend” che abbiamo fatto a Trieste e quello che mi mancava in Italia erano dei cori di qualità perchè facendo sempre le produzioni in Germania avevamo sempre le nostre conoscenze, i nostri coristi. In generale eravamo sempre coperti a livello di cori, mentre in Italia ho dovuto fare una ricerca. Ho visto Giacomo e ho pensato che mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Poteva essere una buona occasione anche per incontrarci e sapere se conosceva poi cantanti bravi e validi come lui per mettere insieme un bel coro rock. Lui è venuto su a Trieste con dei suoi strumenti, abbiamo fatto dei cori incredibili e da lì ci siamo conosciuti. Poi sono passati alcuni anni, non ricordo esattamente quanti di preciso, e quando Fabio ha deciso di andarsene, non ci ho pensato due volte.

Non lo conosco personalmente, ma tutti quelli che ho incontrato e lo conoscono mi hanno parlato solo bene di lui. Oltre ad essere un grandissimo interprete è anche un’ottima persona. Mi racconti il suo rapporto con lui? Tra l’altro mi sembra che comunque anche grazie al suo modo di porsi e alla sua umiltà, sia un frontman per certi versi atipico e che riesca comunque sempre a far risaltare la band più che la sua figura personale, pur potendoselo permettere.

Posso confermare assolutamente tutto quello che hai detto. Sicuramente il bisogno di avere un nuovo cantante era evidente. Ma lo scoprire che avesse questo carattere così affabile ed educato, buono, con cui si può ridere e scherzare e in cui vi è un rapporto di totale sincerità e di apertura, è stato di pari livello alla sua qualità vocale. Puoi essere un cantante bravo o figo quanto vuoi, ma se non ti si può dire niente, non c’è comunicatività, non può funzionare. Non ho più voglia in età adulta di mettermi a discutere (ride, ndr). Per cui è figo, quando facciamo i concerti o facciamo le interviste rimane sempre molto umile, e comunque in quei periodi alla fine di lui si parla parecchio, quindi c’è anche la dovuta attenzione mediatica nei suoi confronti. Lui è consapevole delle sue capacità, ma è anche consapevole che può migliorare nei prossimi anni visto che è ancora giovanissimo, ed inoltre cura sempre al meglio la sua voce. Per cui sono veramente contento di lavorare con un cantante e con una persona così.

È stato difficile portarlo nel mondo Rhapsody? Non solo a livello puramente musicale, ma anche a livello di ambientazioni e di tematiche. Lui probabilmente nasce con un background più propriamente rock.

Non ci siamo neanche posti il problema, visto che è stata una cosa totalmente automatica. Lui già ci conosceva, conosceva alcuni brani. Ovviamente dopo “Legendary Years” si è reso conto di tutto il materiale che abbiamo registrato nuovamente con lui. Ci è voluto un po’ di lavoro ovviamente, ma lui tecnicamente è ineccepibile, per cui io ci ho visto solamente grandi vantaggi ad avere una voce come la sua, molto modulabile. Può essere pulita, più sporca, soffusa o più lirica. Per cui alla fine non manca niente. Anzi con un’abilità e un’estensione di tutto rispetto. Per cui è stato un processo di integrazione molto fluido. Man mano che registriamo un nuovo album anche il processo di registrazione migliora. Per questo album Giacomo ha voluto farmi un demo, visto che io scrivo un po’ tutto, compreso le linee melodiche, e lui scrivendo i testi  mi ha voluto far sentire come certe melodie stavano con le parole. Per cui già siamo partiti in modo ottimale. Quando sono sceso in Italia e abbiamo registrato tutte le voci a casa sua, lui era già preparatissimo. Un lavoro preliminare che ha svolto con entusiasmo ed impegno.

Ci puoi parlare di che sviluppi avrà questa seconda parte della saga iniziata con il precedente album? Volevo poi anche fare con te una riflessione sul fatto che magari spesso queste storie che raccontate possono avere terreno fertile anche al giorno d’oggi, con valori che sono ancora sempre più importanti anche in questo tempo presente.

Inizio a dire che tendo a non soffermarmi più di tanto sullo sviluppo dei testi, visto che non li ho scritti io, non ne sono capace (ride ndr). L’idea di base è partita da Roby (Roberto De Micheli, ndr) ed abbiamo analizzato un po’ il tutto scrivendo un paio di cose. Una bozza, una sorta di storyline. In questo secondo capitolo, in modo molto sintetico, l’eroe si trova ad aprire gli occhi e capisce che dovrà combattere usando tutte le sue forze per ottenere i suoi obiettivi. Diciamo che non c’è una vera e propria connessione con la nostra vita reale e la società odierna, anche perchè non è un desiderio che sento molto quello di creare questo tipo di collegamento. Però ovviamente c’è una metafora che vuole “guidare” (tra virgolette) le persone a credere in se stesse e cercare di  comprendere e realizzare che ciascuno di noi può avere una seconda possibilità. Se la vogliamo dobbiamo lavorare e combattere per ottenerla.

La storia dei Rhapsody è stata davvero intensa e forse meriterebbe quasi una saga a se, tra mille vicissitudini, cambi di line up, abbandoni improvvisi, problemi legali ed altro. Però ad oggi siamo ancora qui a parlare con te di questo nuovo album. Come è stato possibile tutto questo e come ti senti riguardando la strada tortuosa che hai percorso? Anche a livello personale ti chiedo se hai avuto momenti difficili e di sconforto, pensando che sarebbe stata dura continuare.

Comincio col dirti che sicuramente non c’è mai stato un momento in cui abbia pensato di mollare e di non portare avanti un certo discorso musicale. Questo pensiero non mi ha mai neanche sfiorato la testa. È vero che con Turilli ci siamo sempre scornati, ma da una parte ci siamo sempre voluti bene. Ci siamo conosciuti che io avevo 18 anni e lui 16, in età abbastanza adolescenziale e abbiamo lavorato tanto, investito tanto denaro e tantissimo tempo. Già prima di arrivare in studio per registrare il primo album avevamo investito un sacco di soldi, di tempo e di vita per arrivare fino a lì. Poi dal ’97 in poi per ogni album, per ogni produzione, andare in over budget era la normalità Se il budget era 10, diventava 20. Se era 30 poi diventava 60. Proprio una cosa esponenziale. Un’emorragia a livello economico assurda (ride ndr). Però volevamo quel risultato. Volevamo il quartetto, volevamo i cori. E a quell’epoca, ’97-’98, quelle cose costavano parecchio, poi c’erano gli studi, i tecnici, i mix. Anche se per certe cose eravamo in disaccordo, avendo anche due caratteri differenti, non ci siamo mai posti il problema se continuare o meno. Abbiamo continuato nel rispetto dei nostri fan creando due lunghe saghe e poi al momento forse meno opportuno per i fan, ma più opportuno per noi, abbiamo deciso che non era sano e salutare continuare in quella direzione. Luca aveva già fatto dei lavori solisti e da quel punto di vista aveva già la strada un po’ spianata. Io invece ho dovuto ripartire un po’ da zero, perchè quando si lavora in due si tende ad appoggiarsi l’uno con l’altro, mentre da solo ti trovi invece a decidere un tutto quello che c’è da fare. Ma ripeto, non ho mai pensato di mollare, anzi ho subito pensato a Roby De Micheli. Lui a scuola era in classe con Turilli e noi tre i primi anni suonavamo insieme, il primo nucleo è stato quello. Ascoltavamo la stessa musica, siamo andati in studio insieme per registrare una canzone. Roby non è un estraneo alla band, anzi ha fatto parte delle radici della band stessa e per quello ho pensato subito a lui. E lui si è reso immediatamente disponibile, quindi da lì è partito tutto questo nuovo processo di rinascita.

Ti aspettavi che le cose sarebbero andate in questa maniera? Che tipo di aspettative ponevi in questo nuovo corso?

Sono sempre stato positivo in realtà, però con Fabio non è mai stato facilissimo lavorare. Mi dispiace perchè ho sempre cercato di accontentarlo in tutto e per tutto, di cercare di venirgli incontro per qualsiasi cosa. Da “Dark Wings Of Steel” gli ho lasciato massima libertà sui testi, lasciandolo libero di scrivere ciò che voleva, di sentirsi parte integrante della band. Avevo dato disponibilità per lavorare insieme anche su brani che magari lui voleva comporre. Ma nonostante questa mia totale apertura alla fine è servito a ben poco. Non ho mai sentito nessun brano e alla fine poi non mi sembrava mai contento. Per cui aveva poco senso continuare così. Mi è dispiaciuto ovviamente, però ormai sono passati cinque anni, e si va avanti, si guarda avanti. Sono contentissimo con Giacomo e con questa nuova line up, a livello di musica e a livello di vita.

Allora non dovrei farti la domanda scomoda, sulle sensazioni che hai guardando l’altra band che si è creata (Turilli/Lione Rhapsody).

Guarda, penso che la cosa si descriva da sola. Non devo io dirlo, veramente. Non parlo mai delle altre band, nel bene e nel male. Se fossimo fisicamente tra membri potrei esprimere la mia opinione ma così no, non me la sento. E poi ognuno può trarre le proprie conclusioni vedendo quello che hanno fatto, quello che propongono e le dichiarazioni che hanno fatto. Ognuno fa quello che vuole, ma è veramente chiaro secondo me.

I vostri fan hanno comunque continuato a seguirti e a sostenervi in questo nuovo corso.

Sì, devo dire che ho ricevuto molto supporto. Poi c’è chi rimane legato al passato e al cantante originale, questo è assolutamente comprensibile. Lo capisco e lo accetto tranquillamente. Ognuno ha i suoi gusti. C’è chi è rimasto legato a Fabio, ma anche tanti mi hanno detto che preferiscono Giacomo. Io compongo, arrangio, produco e registro, faccio il mio, faccio quello che mi piace. Offro la mia musica e chi la vuole ne usufruisce. Proprio semplice.

Dalla fine degli anni ’90 quando avete iniziato, il mondo della musica ha subito una trasformazione incredibile e sostanziale. Mi piacerebbe molto fare una riflessione insieme ad un musicista di talento come te che ha vissuto sulla sua pelle tutti questi anni e questi cambiamenti così radicali, dai vinili agli mp3 agli streaming, fino ai tour. Mi dici una cosa di cui senti nostalgia riguardo al passato ed una cosa che invece apprezzi del tempo odierno in questo campo?

Sicuramente c’è una grande differenza a livello economico su quello che le label investivano in passato rispetto ad oggi. Solito discorso, si vendono molte meno copie. Se vendi 2-3 milioni di copie vivi benissimo, se sei sotto una certa soglia tendi a far fatica. Ti tocca fare i salti mortali per portare a termine una produzione di un certo tipo, magari utilizzando metodi come il crowdfunding. Io da parte mia, siccome faccio tutto, mi sono comprato un paio di cose per registrare e sono abbastanza autonomo. Non mi devo appoggiare a nessuno studio. Ecco, ti rispondo che quello che mi piace di adesso è che con un ottimo microfono ed un buon computer, vado ovunque, a casa di Giacomo, ci sistemiamo e registriamo tutte le voci, tutte le sue armonie, due tipologie di cori (epici ed operistici). Cornamusa, violoncello, arpa celtica, flauti. Qualsiasi cosa posso registrarla a livello qualitativo alto. Questo mi dà soddisfazione e controllo su tutto in veste di produttore, che è davvero importante per me. Ovviamente c’è del lavoro da fare, ma per come sono organizzato, non avrò mai l’esigenza di entrare in uno studio, affidarmi ad una persona esterna, aspettare che il cantante registri, ascoltare. Questa cosa non fa più per me, devo gestire personalmente questo processo. Quei soldi preferisco utilizzarli per altro. Questo è l’aspetto che mi piace della modernità, lo sviluppo tecnologico che ti consente cose che non potevano avvenire in passato.

Anche la parte di ascolto in streaming della musica tramite piattaforme come Spotify è una notevole comodità per chi vuole avere tutta la musica a disposizione.

Sì, quello forse per me ha meno rilevanza perché ho sempre comprato moltissimi dischi. Ne ho migliaia che ora non ho con me qui a Londra, ma li ho tutti nel computer perchè ascolto tutto da lì. Però capisco la praticità: ti iscrivi, paghi una cifra bassa al mese e puoi ascoltare quello che vuoi. Ovviamente ha dei vantaggi pazzeschi, ad esempio se viaggi, sei in giro o sei sempre in movimento. Manca magari il fascino di andare al negozio a comprare fisicamente un disco, anche perché noi abbiamo sempre cercato oltre che di far musica di qualità, di fare prodotti con un certo appeal, una certa peculiarità con grafiche legate alla musica. È sempre stato nella tradizione della band ed è sicuramente una cosa che i fan apprezzano e che a me piace sinceramente fare. Anche Giacomo adora tutto quello che riguarda le arti grafiche e anche lui si diletta nel disegno. Capisce e comprende il valore a livello visivo di un certo prodotto e quanto è importante associare la musica e la grafica o viceversa.

Tra gennaio e febbraio è previsto il tour europeo con numerose date. A livello di organizzazione hai avuto rassicurazioni che possa svolgersi regolarmente come tutti noi ci auguriamo? Quanto avete voglia di tornare sul palco, con un nuovo album dopo un periodo così lungo di stop ?

La notizia è che c’è. È pianificato, sono 30 date in Europa. Suoneremo qualche brano nuovo ovviamente. E non vediamo l’ora che accada, sperando che vada tutto bene. Riprendiamo da dove avevamo lasciato, con più entusiasmo. Stiamo già programmando le prove che faremo in preparazione. Davvero non vediamo l’ora.

Grazie mille per essere stato con noi. Vuoi mandare un saluto ai lettori di SpazioRock e ai vostri fan italiani?

Ringrazio chiunque abbia ascoltato i nostri lavori più recenti, chiunque apprezzi quello che facciamo e rinnovo l’invito a venire a vederci suonare. E ringrazio tutti per l’incredibile supporto che ci date!

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