Foto copertina: Ashley Rommelrath

I Talk Show pubblicheranno il loro album d’esordio “Effigy” il 16 febbraio tramite la Missing Piece Records. Per l’occasione abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il frontman Harrison Swann che ci ha raccontato qualcosa in più sul disco e su come sono nate le canzoni che lo compongono. Ad influenzare maggiormente la loro musica sono stati i rave party e quest’intervista ci spiega il perché.

Ciao Harrison, benvenuto su SpazioRock. Allora, come stai?

Ciao e grazie mille! Tutto bene. Vedo un sacco di poster di Liam Gallagher sulla tua parete, io sono di Manchester come gli Oasis e sono un grande fan! Andrò a vederlo per l’anniversario di “Definitely Maybe”.

Oh fantastico! Sarei voluta andare anche io ma i concerti erano solo in Inghilterra ed è un po’ lontana dall’Italia. Manchester è una delle mie città preferite!

Anche una delle mie!

Abbiamo una cosa in comune allora! Direi di iniziare da principio… Com’è che vi siete conosciuti ed avete iniziato a fare musica insieme?

Allora mi sono trasferito a Londra ed andavamo tutti all’università. Io studiavo musica, George era in un corso simile, Tom era nello stesso corso di Chloe. Ci siamo conosciuti tramite un amico di Chloe fuori dalla biblioteca per puro caso. Quindi sì, ci siamo conosciuti all’università a Londra.

Vi chiamate Talk Show. Come mai questo nome? Ha un significato particolare?

Oh, questa è una buona domanda e anche un bel po’ difficile! Non ci ho mai pensato in verità. Ci sono voluti anni per trovare un nome e non ho assolutamente idea del perché abbiamo pensato a questo qui. Semplicemente è uscito fuori questo nome, non ha un significato profondo. Credo che molte persone pensino questo dei nomi, ma nel nostro caso è semplicemente un nome!

Per chi ancora non conosce la vostra musica, se dovessi definirla con una parola quale sarebbe?

Uh! Una parola… Direi energica!

E invece se dovessi definirla con una canzone?

Credo che tra le nostre canzoni la migliore per sintetizzare quello che facciamo sia proprio una del nuovo album, penso sia “Gold”. È una di quelle più dure ed è sempre stata una delle nostre preferite. Anche quando la suono dal vivo con la band suona sempre alla grande ed è una bella miscela di chitarre elettriche rock, è potente, energica. Direi proprio “Gold”, sì! Non voglio sembrare arrogante scegliendo una delle nostre canzoni, ma credo che sia importante descriverci con una delle nostre.

Il 16 febbraio uscirà il vostro album d’esordio “Effigy”. Come ti senti a riguardo? Emozionato?

Chiaro! Era da tanto tempo che lo aspettavamo, dietro c’è tantissimo lavoro che abbiamo fatto tutti insieme fino a questo punto. Sono veramente orgoglioso di com’è uscito. Ho ricevuto i vinili proprio ieri mattina, li ho aperti e ho pensato che fossero bellissimi! È stato fantastico poterli avere tra le mani, aspetta adesso te ne faccio vedere uno! (prende un vinile dell’album e me lo mostra, ndr)

talkshow

Oh, ma è fantastico! Posso immaginare l’emozione!

Sì! Abbiamo davvero speso tantissimo tempo a lavorare su quest’album e su tutta la visione dietro, che è molto importante e spesso può essere ancora più divertente dello scrivere la musica. Non è il massimo da dire come musicista, ma ad esempio ho amato il momento della scelta della copertina, la scelta di una bell’immagine che potesse descriverlo. Quindi sì, è veramente un privilegio ed è molto gratificante poter averlo tra le mani! Questo è il risultato di anni ed anni di lavoro, di suonare insieme… Avere un’etichetta che pubblica il tuo album è davvero gratificante e sono molto orgoglioso di questo.

Cosa dovranno aspettarsi le persone ascoltandolo?

Credo che sia un’estensione di tutto quello che abbiamo fatto. Credo sia simile al nostro ultimo EP che si intitola “Touch The Ground” e che ci ha introdotti un po’ nel mondo dell’elettronica. Rispetto al precedente credo ci abbia portato ad un livello superiore. È veramente eccitante e spero che le persone vedano che ci siamo spinti davvero oltre con queste canzoni. Davvero, abbiamo cercato di fare del nostro meglio con le chitarre e di restare quelli che eravamo in modo tale che chiunque ci avesse già visti live non pensasse “Ma che diavolo di roba è ragazzi? Non ci piace!”. Vorrei appunto che le persone vedessero l’impegno che ci abbiamo messo.

Prima hai menzionato la copertina dell’album. Guardandola mi viene subito in mente un locale dove si fanno rave party o qualcosa del genere… Era questa l’idea che volevate dare?

Al 100% sì! Credo che molte copertine di album siano influenzate anche dalla televisione o dai film. Nel nostro caso il film che ci ha influenzato a livello visivo ma anche musicale è stato un film intitolato “Fallen Angels” e tutta la cinematografia di Christopher Doyle. È super claustrofobico e super stiloso! Ma anche il film “Blade” dove ad esempio c’è un nightclub, con i vampiri e questo clima claustrofobico ci ha abbastanza ispirato. Volevamo dare un po’ l’idea di questo mondo borderline, che esiste e non esiste ed è stato questo quello su cui veramente abbiamo provato a concentrarci sia per l’idea della copertina che per la nostra musica. Volevo che la copertina sembrasse un’entrata verso qualcosa, ma non volevo che fosse troppo ovvio verso dove. Quando apri il disco è un po’ come se entrassi in un nightclub e volevo che appunto il dove si capisse attraverso la musica. C’è questo senso di calore che sempre percepisci quando sei in un nightclub, ad un rave o ad un concerto. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Ash, il ragazzo che è stato il direttore creativo, e con lui abbiamo pensato di replicare questa cosa anche all’interno dei nostri video. Ad esempio il video di “Closer” sembra all’interno di un nightclub o anche quello di “Gold” che è in bianco e nero, con queste luci stroboscopiche. Abbiamo appunto cercato di creare un luogo geografico ed è stato molto divertente!

Invece parlando delle canzoni… Come nascono? Sono ispirate ad esperienze personali?

Sì e no. Quando parli di musica elettronica o musica fatta con la chitarra personalmente trovo che possa annoiare il solito stereotipo del cercare una fuga, di fare uso di droga, ecstasy… È tutta roba che è già stata fatta in passato e personalmente ho voluto esplorare qualcosa di leggermente diverso. Sono stato nei nightclub e possono essere abbastanza spaventosi, sono andato in alcuni posti e ho pensato “No, questo non fa per me!”, ma i nightclub non sono soltanto droga, ecstasy e pericolo. C’è molto altro in quei posti e volevo mostrare quello, parlare anche delle contraddizioni che possono esservi. Dal punto di vista musicale volevo un po’ suonare come un sussurro nelle tue orecchie, come se qualcuno stesse accanto a me in un club e ci stai conversando ma non riesci a sentirlo. Volevo anche un po’ suonare come la voce nelle tue orecchie che ti dice “Ok, devo fare questo? Dovrei fare quest’altro?”, percorrere queste linee. All’interno di questo album volevo ci fosse un po’ di tutto questo. La traccia finale dell’album “Catalonia”, che è una delle nostre preferite, vuole dare un po’ l’idea di te che sei in fila all’esterno e senti freddo, poi gradualmente entri dentro e non riesci a sentire le persone a distanza, senti il loro respiro, poi esci fuori di nuovo nella zona fumatori e senti freddo di nuovo (e ti assicuro che qui a dicembre si congela davvero). Credo che raccontare tutte queste cose sia davvero importante e possa dare un’idea più completa.

EffigyTalkShow

Ascoltando l’album ho sentito davvero molte influenze diverse. Quali sono gli artisti che vi hanno maggiormente ispirato mentre ci lavoravate?

Uno dei nostri punti di riferimento e maggiore influenza sono stati i Nine Inch Nails. Anche i Prodigy ci hanno influenzato tantissimo. Poi ognuno di noi ha avuto influenze diverse da persone diverse. Per me ad esempio il trip hop, che è sussurrato e calmo ma anche intimidatorio allo stesso tempo in un certo senso. Personalmente volevo suonare un po’ così. Poi anche la dance music che ci è stata consigliata dal nostro produttore. Un’altra grande influenza è stato The KLF, ho letto una sua biografia un mese prima che entrassi in studio ed era esattamente quello che volevo fare: chitarre elettriche in stile rock miste a dance music. È stato un po’ un mix di tutte queste cose, le abbiamo portate in studio ed è stato fantastico! Queste sono giusto un paio delle più importanti.

Hai menzionato un po’ di artisti. Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

Dovendone scegliere uno solo George ed io adoreremmo poter collaborare con i Nine Inch Nails. Mi piacerebbe anche poter lavorare per la colonna sonora di un film, George ed io ascoltiamo un sacco di soundtrack di film che influenzano le nostre canzoni e le nostre demo. Non ascoltiamo solo musica commerciale. Ho sempre un’idea di cinema in testa, penso sempre a come le canzoni potrebbero stare in un film ed è una cosa che mi interessa molto e che amerei poter fare!

In generale quali sono i vostri piani per il futuro? State già lavorando a nuova musica?

Chiaramente siamo molto focalizzati sull’album, abbiamo un tour imminente con varie date a marzo. Saremo molto impegnati ma sarà fantastico! Dovremmo anche avere un tour più grande come headliner ad autunno quest’anno. E poi torneremo in studio a scrivere e lavorare alle demo e vedere cosa ne uscirà. Sarà meraviglioso ed avventuroso allo stesso tempo!

Pensate che ci possa essere anche una data in Italia nel futuro?

Io davvero voglio che accada! Abbiamo fatto un solo show credo a settembre 2019 a Milano. Abbiamo nei piani di venire a suonare di nuovo in Italia, lo promettiamo! Abbiamo molti fan che ci dicono “Per favore venite in Italia!” e spero che leggano quest’intervista e che sappiano che vogliamo farlo, è nei nostri piani!

Allora speriamo di vedervi presto in Italia ed in bocca al lupo con il disco! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!

Grazie a te! A presto!

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