Si ringrazia Elena Antolini per la collaborazione

Con il nuovo album “SELF HELL”, in uscita domani, i While She Sleeps combinano sonorità pop ed elettroniche a riff metal, esplorando un nuovo sound che si discosta dalla strada già battuta dalla band. Il chitarrista Sean Long ci ha raccontato il processo di creazione che ha portato all’uscita dell’album, parlandoci del messaggio che la band vorrebbe far arrivare a tutti i fan.

Ciao Sean! Prima di tutto, grazie per il tuo tempo e benvenuto su SpazioRock! Tra pochissimo uscirà il vostro nuovo album “SELF HELL”. Come ti senti a riguardo?

Ciao e grazie a te! Mi sento chiaramente eccitato! Abbiamo impiegato molto tempo ed energie nella realizzazione dell’album, ed è sempre un grande sollievo quando un disco è finalmente pronto. Ci abbiamo lavorato tantissimo, è stato un viaggio emozionante e siamo felicissimi del risultato. Non vediamo l’ora che i nostri fan lo possano ascoltare, siamo davvero gasatissimi!

Posso immaginarlo! Ascoltando l’album mi è sembrato di sentire diversi temi, tra cui problemi socio-politici, traumi, fragilità umane. Ti ci ritrovi? Puoi raccontarci qualcosa del processo creativo dietro l’album?

Sì, hai colto nel segno! Siamo soliti scrivere esclusivamente di noi stessi, delle nostre esperienze personali e di ciò che viviamo. Non ci vediamo come musicisti professionisti, ma come gente comune che suona strumenti: non ci piace proprio chi ci etichetta come professionisti! Siamo qui per goderci la vita e le nostre passioni, non siamo alla ricerca della fama. Detto questo, ci risulta naturale scrivere di esperienze vissute in prima persona, e raramente affrontiamo temi che non conosciamo a fondo. Quando ci capita, lo facciamo attraverso metafore, senza riferimenti diretti alla situazione. Parliamo di realizzazione personale, di come abbiamo superato gli ostacoli; questo è un argomento che adoro e di cui voglio sempre parlare. La vita è strana, difficile ma anche meravigliosa allo stesso tempo. Mi fa sentire a disagio non parlare di esperienze di vita, di esistenza, ma affrontare temi che non si conoscono solo per seguire l’onda della moda e guadagnare denaro. L’esistenza emerge dalle proprie esperienze, e spesso è nei momenti difficili che si scopre veramente chi si è e cosa sta realmente succedendo. La musica è il mio linguaggio preferito per esprimere tutto questo, con la mia chitarra sento di poter dire molto di più che con qualsiasi altro mezzo di espressione. Ed è una sorta di processo inconscio: scrivo una canzone, la ascolto e poi penso “Oh! Quindi era proprio questo che volevo dire!”.

Sono delle bellissime parole e mi trovo molto d’accordo con tutto quello che hai detto. Avete pubblicato un paio di singoli per lanciare l’album. Per esempio “Down” è un feat con Alex Taylor dei Malevolence. Mi chiedevo come fosse nata questa collaborazione e che rapporto avete con questa band.

Siamo cresciuti insieme come band, noi e i Malevolence: abbiamo iniziato quasi in contemporanea a fare musica, e condividiamo le stesse radici a Sheffield. Abbiamo fatto anche un tour insieme all’inizio, suonando in posti piccoli davanti a pochissime persone, supportandoci a vicenda. È stato del tutto naturale coinvolgerli nell’album, e penso che il risultato sia davvero ottimo!

Credo che le collaborazioni portino sempre qualcosa di nuovo nella musica. C’è qualcun altro con cui desiderereste collaborare?

Assolutamente sì! Mi piacerebbe tantissimo collaborare con Liam dei Prodigy, perché amo le vibes che trasmette, le trovo magnetiche e irresistibili. E poi ci sono i Bon Iver (lo pronuncia in due modi diversi, cercando di trovare quello corretto, ndr), indipendentemente da come si pronuncia. Collaborare con loro sarebbe un sogno che si avvera!

Bon Iver! Questa è una risposta interessante. Nel senso… Fanno un genere di musica parecchio distante dal vostro, quindi come mai proprio loro?

Sono uno dei miei gruppi preferiti, e personalmente non traggo quasi mai ispirazione dalla musica heavy. Tutte le mie fonti di ispirazione provengono da luoghi inaspettati, come la musica dance degli anni ’90! È stata la colonna sonora della mia infanzia, grazie a mia madre, ed è per questo che la adoro. Mi riporta a un tempo più semplice, a mia madre e alle mie radici. È un genere musicale che ha un posto speciale nel mio cuore. Amo profondamente i Bon Iver e la musica elettronica. Aphex Twin è un altro artista con cui sarebbe un sogno collaborare. Sono tutti artisti mi hanno catturato in un modo speciale, mentre band metal come Slipknot o Bring Me The Horizon non ci sono mai riuscite. Non sto dicendo che non mi piacciono, il metalcore ha un posto nel mio cuore e adoro suonarlo, ma ho allargato i miei orizzonti con gli anni. Quando ascolto metal, tendo a gravitare verso l’old school. È raro che mi innamori di una band metal moderna. Sto ancora aspettando che arrivi quella che mi faccia urlare di piacere!

Come band vi siete evoluti e siete cresciuti negli anni. Come detto anche da te, sento delle influenze pop ed elettroniche in “SELF HELL” che si mescolano a riff metal e una chiara esplorazione di nuovi suoni. Come pensate si sia evoluto il vostro sound e cosa sperate che gli ascoltatori possano trarre da questo nuovo album?

Sono convinto che “SELF HELL” genererà discussioni, ma è così che gira il mondo. È una reazione che prevedo e, in un certo senso, desidero. Le persone spesso resistono al cambiamento, ma il cambiamento è il motore fondamentale dell’universo. Noi tutti cambiamo, così come la musica, anche se ciò può sconvolgere qualcuno. Sono sicuro che i fan comprenderanno le ragioni della nostra scelta stilistica e che l’album riuscirà a raggiungere un pubblico più vasto. Chi all’inizio sarà titubante, poi non riuscirà a smettere di ascoltarlo… o almeno lo spero!

Penso sia naturale, comunque. Quando una band cambia anche solo leggermente il proprio sound, i fan reagiscono “male”, non riuscendo più a identificarsi con quello che ascoltano. È un meccanismo di difesa e resistenza automatico, che si attiva in presenza di qualsiasi cambiamento. Bisogna solo darsi tempo per cercare di capire le cose, e spero davvero che i nostri fan lo faranno, comprendendo anche il messaggio che vogliamo trasmettere. Sarà affascinante vedere le reazioni di chi ci ascolterà!

Credo che sia necessario per le band cambiare, sperimentare nuovi suoni, fare sempre la stessa musica a lungo andare può diventare decisamente noioso! E poi cambiare è umano, no?

Esatto! Questo è il punto! Le persone, le band, gli ascoltatori, tutti hanno bisogno di cambiare e di evolvere. Il punto di vista degli ascoltatori non deve rimanere fisso, non bisogna ascoltare la musica sempre nello stesso modo. È ridicolo mantenere le stesse idee per dieci anni, perché le persone cambiano e potrebbero diventare completamente diverse da come sono ora. Dobbiamo fare attenzione a chi resta fermo sulle proprie idee con troppa fermezza, perché le cose cambiano, noi cambiamo, le nostre idee cambiano. Tutto ciò che riguarda l’essere umano è in costante cambiamento. È proprio così che funzioniamo.

WhileSheSleepsBan

I vostri video musicali sono una parte importante di ciò che siete e sono sempre di ottima qualità cinematografica. Quanto pensate siano importanti i video per far capire il messaggio che volete lanciare con la vostra musica e cosa pensate che separi i vostri video da quelli tipici dell’industria musicale?

Credo che il nostro punto di forza risieda nel curare ogni singolo aspetto del nostro lavoro come band. La visione che vogliamo trasmettere è nostra, abbiamo un team di produzione interno e gestiamo tutto in autonomia, sia la musica che i video. Spesso si ha l’impressione che sia necessario affidarsi a un professionista per trasformare le proprie idee in un prodotto finito, ma con la maturità si realizza che è possibile farlo da soli, e spesso anche meglio, perché l’idea è nostra. Da qui nasce tutto. I video sono importanti perché arricchiscono la visione che la musica da sola trasmette. Ognuno interpreta la musica a modo suo, creando un universo personale, ma un video rende più precisa la nostra visione. Ad esempio, ascoltando la canzone “To The Flowers” e guardando il video, si potrebbe pensare che siamo due band diverse. Si crea un’idea, poi si distrugge, e questa è la parte divertente. I fiori crescono e le cose cambiano.

Parlando dell’estetica dell’album, la copertina mi ricorda un po’ il vostro primo EP. È in qualche modo collegata ad un desiderio di tornare alle vostre origini? Potreste dirci di più sul concept dietro la copertina dell’album e su com’è legata alla musica?

Sì, in un certo senso. Quando realizziamo la copertina di un album, cerchiamo sempre di sperimentare qualcosa di nuovo pur mantenendo il nostro logo, anche se in una forma diversa. Abbiamo quindi creato quest’immagine un po’ discontinua. Volevamo comunicare che siamo sempre la stessa band che le persone conoscono, e attraverso il logo possono riconoscerci. Tuttavia, volevamo anche sfidare l’immagine preesistente dicendo: “Non ci importa dell’immagine che hai di noi, siamo pronti a romperla. Non ci interessa, se vogliamo cambiare, cambieremo. Non facciamo musica per te, facciamo musica per noi”. Siamo sempre la stessa band, ma in questo periodo, e con questo nuovo album, abbiamo voluto sperimentare nuove cose. Forse, nel prossimo album, il logo tornerà come prima, insieme al sound. Chi può dire dove andremo! Quindi sì, è un modo per riconnetterci al passato, ma allo stesso tempo per dimostrare che siamo in costante evoluzione.

È un po’ collegato a quanto detto anche in precedenza alla fine. Abbiamo parlato tanto dell’album, posso chiederti qual è stato l’aspetto più complicato durante la sua creazione e come l’avete superato?

L’aspetto più difficile nella creazione dell’album, almeno per me, è stato il mio desiderio di ottenere il meglio da ogni singola cosa. Volevo creare canzoni quasi perfette e con arrangiamenti raffinati, ritornelli coinvolgenti e un sound affascinante. Oltre alla scrittura delle canzoni e alle parti di chitarra, mi sono occupato molto della produzione. Ho cercato di equilibrare tutto ciò che dovevamo fare, rimanendo fedele a me stesso e senza diventare troppo un produttore. Quindi, per me, la parte più difficile dell’album è stata assicurarmi che tutto procedesse nel modo giusto, rimanendo sempre coinvolto nella creazione.

I While She Sleeps sono sempre stati noti per la loro energia sul palco. Come pensate che il nuovo album si tradurrà sul palco? Che tour e show avete in programma per ora?

Ci divertiamo molto in studio e questa gioia si traduce anche nei nostri concerti, dove siamo liberi di esprimerci. È importante considerare sempre i concerti dal vivo, pensando a come suoneranno le nuove canzoni. Sarà eccitante suonare “To The Flowers” e gli altri singoli, insieme ad altri brani! Abbiamo alcuni festival in programma, poi andremo in Brasile, in America con gli Architects. Riguardo all’Italia… Non sono sicuro, forse: adoro suonare in Italia!

L’ultima domanda. Che messaggio o emozioni sperate possano trarre gli ascoltatori dal vostro nuovo album?

Voglio che le persone diventino dipendenti dalla nostra musica. Desidero anche che notino come la nostra band sia progredita nel corso degli anni e comprendano che vogliamo sempre offrire qualcosa di nuovo da ascoltare. Da bambino, amavo ascoltare musica; mi ha sempre ispirato a creare qualcosa di mio e spero che succeda lo stesso con loro.

Sono certa che accadrà! Ti ringrazio davvero molto per il tuo tempo e speriamo di risentirci presto!

Grazie a te, a presto!

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