NUOVE USCITERECENSIONI

Jethro Tull – RökFlöte

Tornano i Jethro Tull, o per meglio dire, non se ne sono mai andati. Ian Anderson resiste al passare del tempo, restando sulle scene da 56 anni. La produzione della band prog britannica ha saputo adattarsi ai tempi che cambiano, senza mai perdere il suo piglio: un animo rivolto al passato, collegato al presente, che cerca una connessione con il divino ma allo stesso tempo resta ancorata a terra, con una forte attenzione all’attualità. L’ultimo lavoro, tuttavia, è un elaborato di carattere esclusivamente sacro, quasi del tutto personale del nostro folletto, che studia la sua provenienza scandinava, interrogandosi sulle origini del suo cognome, che è solo il trampolino di lancio verso un mondo letteralmente divino. Questi riferimenti sono ben visibili già nell’uso dell’umlaut sulle o del titolo: “RökFlöte” prende la sua parte iniziale da “Ragnarök”, l’equivalente scandinavo dell’Armageddon, mentre “Flöte” è la traduzione tedesca di “flauto”.

Ogni traccia è composta in forma di poema lirico, dedicata a una divinità del paganesimo norreno. Una prima parte descrive le circostanze, le personalità e le azioni della divinità, mentre le ultime quattro strofe portano il dio pagano in una dimensione più moderna. Fanno eccezione solo “Voluspo” e “Ithavoll”, la prima e l’ultima traccia, in cui possiamo apprezzare la voce narrante di Unnur Birna, attrice, cantante e violinista di origini islandesi che, oltre ad essere ospite in qualità di musicista, recita in islandese antico. Allo stesso modo le sonorità che caratterizzano l’apertura del disco risulteranno più eteree, esoteriche o addirittura spettrali, mentre in Volluspo, un flauto che strizza l’occhio al repertorio barocco, precede il secondo intervento dell’attrice e musicista islandese.

Non mancano sonorità care ai più affezionati fan dei Jethro Tull, come il singolo “Ginnungagap” che si apre con il flauto graffiante di Anderson e la sua voce, un po’ ammorbidita dal tempo ma sempre ben riconoscibile. Un brano rock ed energico. Ad accompagnare la voce del frontman troviamo brani più cadenzati come “The Perfect One”, che si apre delicata con un flauto, a cui se ne aggiunge un altro, per poi sfociare in un rock tenue e scandito. Non mancano intermezzi strumentali che ormai potremmo definire classici. Il rock si combina quindi con balli celtici, barocchi e rinascimentali e cambi di tempo asimmetrici ed energici, come possiamo apprezzare, ad esempio, in “Trickster (And the Mistletoe)”.

Quello di RökFlöte è un progressive rock compatto che offre enormi spazi sonori tra un brano e l’altro, anche se l’orecchio degli ascoltatori provenienti dal prog degli anni ’70 forse desierebbe interventi strumentali più ampi, che permettano anche al resto della formazione di avere più respiro. Strumentali che tuttavia non mancano, con una predominanza flautistica dovuta anche al fatto che l’idea iniziale di RökFlöte era quella di un’opera interamente dedicata al flauto.

L’ultima squadra di Ian è in effetti di tutto rispetto: abbiamo John O’Hara alle tastiere, piano e fisarmonica, Scott Hammond alla batteria, l’enfant-prodige Joe Parrish-James alle chitarre e mandolino e David Goodier al basso. Una band perfettamente coesa in studio e dal vivo, che saprà certamente regalare una grande performance di RökFlöte e dei grandi classici dei Jethro Tull nel prossimo tour.

Tracklist

01. Voluspo
02. Ginnungagap
03. Allfather
04. The Feathered Consort
05. Hammer On Hammer
06. Wolf Unchained
07. The Perfect One
08. Trickster (And The Mistletoe)
09. Cornucopia
10. The Navigators
11. Guardian’s Watch
12. Ithavoll

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