Benvenutx (o bentornatx) a una nuova sessione di terapia collettiva con i The National.
A due anni dalla loro ultima apparizione in Italia in occasione dell’edizione 2022 de La Prima Estate, la band di Cincinnati, Ohio, tra i maggiori riferimenti dell’indie globale, arriva al Carroponte di Milano per la prima delle due date italiane di quest’anno – la seconda li vedrà il giorno successivo sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Da che i The National sono i The National, queste serate insieme si rivelano essere puntualmente momenti di profonda catarsi comunitaria – ce lo ricorda anche un cartello preso dalle prime file del pubblico e sollevato da Matt a un certo punto del concerto che recita “10 years of fanservice”, se così vogliamo intenderlo. Siamo pronti, ancora dopo anni di fanservice, ad averne l’ennesima conferma.
A calarci ancora di più nell’atmosfera ci sono anche i postumi di un diluvio che si è scagliato su Milano poche ore prima del concerto. L’aria fredda e tesa avvolge lo scheletro ferreo del Carroponte che copre a stenti il palco sul quale, finalmente, compaiono i The National.
Rieccoci qui, nel “Rock and roll theatre”, così Matt ribattezza il Carroponte, con due album in più loro sulle spalle e noi nelle orecchie, ovvero la doppietta di “First Two Pages Of Frankentstein” e “Laugh Track”, gli album “fratelli” usciti a pochi mesi di distanza nel 2023, entrambi lavori di grande ispirazione – inediti ma in qualche modo familiari – che costituiscono il numero 9 e 10 della oggi corposa e più che ventennale discografia della band.
Tra gli estratti di questi due ultimi lavori e un viaggio trasversale nella storia della band, ci avventuriamo nella profondità del nostro sottosuolo, ognuno il proprio. Giù le maschere, via le sovrastrutture, parliamo ai nostri fantasmi, guardiamo negli occhi le nostre paure. Ognuno di questi ora è parcellizzato, condiviso, fuori dal sé e al centro di una riflessione, di una liberazione comune.
La band che ci troviamo davanti questa sera è, in un certo senso – il migliore possibile – la stessa di 10 anni fa. Stessa foga di Matt, stessa classe dei fratelli Dessner, stessa solidità dei fratelli Devendorf, tutti ancora disperatamente appassionati.
Matt, incontenibile nel suo abito scuro, si aggrappa al microfono, cerca incessantemente e bramosamente il pubblico, i suoi compagni di band, cantando con la stessa intensità tutte quelle immagini evocative di un’emotività tormentata. In “Smoke Detector” dispiega tutta la sua tragedia, “You don’t know how much I love you”, così come tutto il suo orgoglio in “Laugh Track”, “la canzone più bella che io abbia mai scritto”, ci confida.
Dedica “Fake Empire”, il loro inno alla società decadente, ai suoi compatrioti, ricordando dal palco la notizia della condanna di Trump, “No criminals in the White House”, dirà a un certo punto.
“Happy Pride Month”, ci augura di nuovo verso la fine del concerto, inneggiando insieme alla libertà delle donne di decidere sul proprio corpo. Pronuncia anche un atteso “Ceasefire” sull’intro della struggente “About Today”, portandoci così alla chiusura dello show ormai tradizionale, con la raccolta “Vanderlyle Crybaby Geeks” in acustico.
La consapevolezza di ritrovare una band in questo stato di grazia, di ispirazione e di energia ogni volta che ci raccogliamo in migliaia a un loro live è qualcosa che dà un grande senso di sicurezza. Un posto dove tornare, a ripararci, a ritrovarci.
Setlist
Slippery People (registrata) – di Talking Heads
Once Upon a Poolside
Eucalyptus
Tropic Morning News
Demons
Don’t Swallow the Cap
Bloodbuzz Ohio
The System Only Dreams in Total Darkness
I Need My Girl
Conversation 16
I’ll Still Destroy You
Abel
Alien
Laugh Track
Smoke Detector
Day I Die
Pink Rabbits
Rylan
England
Graceless
Fake Empire
Space Invader
Encore
Cherry Tree
Mr. November
Terrible Love
About Today
Vanderlyle Crybaby Geeks