Articolo a cura di Mattia Schiavone e Dario Fabbri

Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Chester Bennington, uno dei cantanti più amati e iconici della nostra generazione. Oltre ad una capacità e ad una versatilità vocale uniche nel panorama rock, il frontman dei Linkin Park si è sempre distinto per il suo carisma e per la sua apertura nel parlare – nelle canzoni quanto in altre occasioni – dei propri problemi e dell’importanza dei temi riguardanti la salute mentale. Ma la vita di Bennington è ovviamente stata molto più di tutto questo: ecco quindi una lista di canzoni scritte da lui per raccontarla e celebrarla.

L’adolescenza travagliata (Morei Sky)

Come risaputo, Chester Bennington non ha avuto un’adolescenza facile: oltre ai molteplici traslochi in varie città dell’Arizona, il futuro frontman dei Linkin Park ha incontrato i primi problemi di dipendenza già a 11 anni e nello stesso periodo è stato vittima di molestie sessuali. Appassionatosi fin da giovanissimo alla musica, nel 1993, a 17 anni, mentre era alle prese con alcuni guai giudiziari legati al consumo di droga, ha avuto inizio la sua carriera musicale, come frontman dei Grey Daze. A metà degli anni ’90, i Grey Daze hanno pubblicato due album in studio, ottenendo un discreto successo, soprattutto nello Stato dell’Arizona. Uno dei pezzi più memorabili e significativi della band è “Morei Sky”, che esprime in modo chiaro e conciso ciò che Bennington provava all’epoca: la volontà di riconoscere i propri errori, voltare pagina e chiedere una seconda chance, ammettendo però la possibilità realistica di poter fallire (“If I had a second chance I’d make amends, only to find myself losing in the end”).

Il volto nascosto (Papercut)

Durante la primavera del 1999, Bennington diventa il frontman degli Hybrid Theory, che di lì a poco avrebbero cambiato il proprio nome in Linkin Park. Ad ottobre dell’anno successivo, la band pubblica il suo album di debutto, “Hybrid Theory”, destinato a diventare uno dei dischi più famosi e di maggior successo commerciale del nuovo secolo. La prima traccia del disco, “Papercut”, rappresenta una vera e propria dichiarazione d’intenti del progetto Linkin Park: mostra un gruppo che non ha paura di provare a mescolare generi e stili tra loro apparentemente molto lontani, andando ad abbattere così tutti quei paletti e quegli stereotipi legati alle band rock e metal. Si tratta di un brano difficilmente catalogabile, che non rientra in alcuna definizione precisa, anche se il tema centrale della canzone è assolutamente chiaro: la paranoia dell’uomo comune e le sue battaglie interiori. Bennington e Mike Shinoda descrivono le varie sfaccettature di questo argomento, dall’attribuzione delle colpe del proprio malessere agli altri, alla sensazione di avere un vortice nella propria testa. La metafora di maggiore impatto è l’idea di avere un volto nascosto sotto la pelle, che costantemente sottolinea gli errori che un individuo commette. Questi pensieri sembano però impossibili da poter fermare, nonostante l’autopercezione del problema.

L’impegno sociale (The Little Things Give You Away)

Sono diverse le occasioni in cui Bennington e i Linkin Park si sono lasciati alle spalle canzoni personali, in favore di temi sociali e politici. Il terzo album in studio della band “Minutes To Midnight” rappresenta un grosso cambiamento sia per la musica che per le tematiche, volte, in diversi pezzi, all’analisi del mondo esteriore più che a quello interiore. Tra gli episodi migliori del lavoro troviamo la ballata “The Little Things Give You Away”, una perla in crescendo che culmina in un finale mozzafiato, con il magnifico intreccio delle voci di Shinoda e Bennington. Il brano, secondo quanto raccontato dallo stesso Chester, è stato ispirato dalla devastazione portata a New Orleans dall’uragano Katrina e rappresenta una dura denuncia verso le autorità: “Siamo stati a New Orleans e le sensazioni vissute lì non erano per niente buone. Non capivo come potessimo spendere 120 miliardi di dollari all’anno per uccidere persone in altri Paesi, e stanziare solo un miliardo di dollari per ricostruire le nostre vite qui. Quindi ho scritto il testo e l’ho messo sulla melodia su cui stavamo lavorando. Si adattava perfettamente.” Successivamente i due cantanti insieme a Music For Relief, ente di beneficienza fondato proprio dai Linkin Park, hanno anche lavorato alla ricostruzione di alcune case a New Orleans.

Il percorso artistico nei Linkin Park (Waiting For The End)

Nei quasi vent’anni di carriera sempre sulla cresta dell’onda, se c’è una cosa che è sempre riuscita benissimo a Bennington e ai Linkin Park è quella di cambiare continuamente le redini del proprio sound e di polarizzare i giudizi ad ogni pubblicazione. Nel 2010 la band si trovava davanti ad un bivio: le critiche per l’abbandono del nu metal con “Minutes To Midnight” sono sempre più presenti, ma la band decide di osare ancora di più verso quella direzione, pubblicando “A Thousand Suns” un album impossibile da catalogare, in cui la fusione tra rock ed elementi elettronici prende il sopravvento. Uno dei brani più emblematici per comprendere il percorso artistico della band è “Waiting For The End”, pezzo che mostra al mondo dei Linkin Park come mai avremmo potuto immaginarli: un riuscitissimo pattern di batteria dalle suggestioni reggae, ritmi delicati e coinvolgenti, legati da un arrangiamento imprevedibile, in cui il rap di Shinoda e la voce pulita di Bennington – tra le sue migliori performance con la band – si alternano in un vortice di emozioni. Come nella componente musicale, anche nel testo viene creato un interessante parallelismo tra la propria interiorità e quelli che possiamo cogliere come riferimenti al percorso artistico della band, decisa, in quel momento, a dettare le proprie regole infischiandosene di critiche e giudizi, dando definitivamente addio al tipico sound che li fece esplodere dieci anni prima.

Una riflessione sul dolore (Easier To Run)

Tra i brani più sottovalutati di “Meteora” e dell’intera carriera dei Linkin Park troviamo “Easier To Run”, pezzo fortemente emozionante, in cui i muri di distorsioni del ritornello, lasciano poi spazio a strofe dall’atmosfera dark. Il testo, scritto da Bennington prima che fosse composta la musica, è una cruda riflessione sul rapporto con il dolore e i propri dissidi interiori. Facendo indirettamente riferimento agli abusi subiti in giovane età, il cantante manifesta la propria incapacità ad affrontare la realtà di quanto subito e il dolore che continua a scaturirne, anche a distanza di anni (“Pretending I don’t feel misplaced is so much simpler than change”). Ferite nascoste, invisibili agli altri, ancora presenti nel profondo, davanti alle quali è molto più semplice ignorare, negare e fuggire, senza provare più alcun sentimento. Tra tutti i brani scritti dal cantante riguardo i propri traumi e la depressione, “Easier To Run” è sicuramente uno di quelli che, a posteriori, colpisce maggiormente per la sua portata emotiva e per le immagini evocate nel testo (“Sometimes I remember the darkness of my past, bringing back these memories I wish I didn’t have. Sometimes, I think of letting go and never looking back and never moving forward so there’d never be a past”).

L’amore di una vita (Give Me Your Name)

Dopo una relazione giovanile con Elka Brand, da cui è nato nel 1996 il primogenito Jamie, e un primo matrimonio con Samantha Marie Olit, da cui è nato nel 2002 il secondogenito Draven Sebastian, il 31 dicembre del 2005 Bennington si è risposato con Talinda Bentley. Dalla loro unione sono nati tre figli: Tyler Lee nel marzo del 2006 e le gemelle Lily e Lila a novembre del 2011; in più la coppia ha adottato Isaiah (figlio di Elka Brand, avuto con un altro uomo). Il legame tra Chester e Talinda è stato molto forte, anche se nella discografia di Bennington post 2005 è difficile individuare un brano che parli esplicitamente dei sentimenti provati per la partner o, più in generale, una vera e propria canzone d’amore. “Give Me Your Name” dei Dead By Sunrise – side-project di Bennington formato a metà degli anni 2000 – rappresenta un’eccezione in questo senso: si tratta di una classica ballad che vede Bennington descrivere in modo molto diretto ciò che prova ogni volta che guarda sua moglie, anche in riferimento al fatto che tra i due sia stato amore a prima vista. Le parole della canzone restituiscono l’immagine di una persona che viveva provando emozioni forti e sincere, proprio come lo era l’amore per Talinda (“And I fall into the ocean, inside of your arms, taking me deeper where all the pain goes”). Tuttavia, questi sentimenti erano reciproci: in più di un’occasione, la vedova del cantante ha sottolineato come provasse un vero e proprio sentimento d’adorazione nei confronti del marito, testimoniato anche dagli eventi che in questi cinque anni ha organizzato per celebrare la vita e la carriera di Bennington e per sensibilizzare sui problemi legati alla salute mentale. Talinda infatti, dopo la scomparsa del marito, ha fondato l’organizzazione benefica 320 Changes Direction; il numero si riferisce proprio alla data di nascita di Chester, il 20 marzo. 320 Changes Direction ha come mission quella di supportare in modo concreto coloro che soffrono di problemi di salute mentale e di dipendenza da alcol e droghe e ha come base di partenza proprio l’esperienza di Talinda nell’aiutare il marito.

Chester in musica (War)

Nel 2014, dopo aver cambiato già diverse volte approccio e suoni, inserendo sempre maggiormente elementi elettronici nella propria musica, i Linkin Park decidono di fare e retromarcia e di guardare addirittura oltre al nu metal e al crossover che li aveva visti nascere, lasciandosi ispirare maggiormente dal rock e dall’hardcore punk anni ’90. Nasce in questo modo “The Hunting Party”, l’album più aggressivo e viscerale pubblicato da Bennington e compagni. Tra le innumerevoli tracce pesanti e dai ritmi impazziti, si fa notare “War”, un missile terra-aria scritto interamente da Chester, che è il perfetto esempio della sua personalità incisa su disco. Concentrate in poco più di 2 minuti troviamo un’esuberanza e un’aggressività fuori dal comune, capaci di investirci con una violenza senza pari nella discografia della band. Fa quasi sorridere che una canzone così rappresentativa della personalità di Bennington sia quanto di più lontano dagli standard di musica dei Linkin Park, ma la band dimostra anche in questo frangente di saper maneggiare con maestria elementi poco utilizzati in precedenza. I riff taglienti e grezzi come una motosega, l’assolo al fulmicotone, la corsa a perdifiato di Bourdon dietro le pelli: tutto concorre ad esaltare la perfomance di Bennington, che sbraita e urla dietro al microfono, divertendosi e lasciandoci emotivamente distrutti davanti a tale aggressività.

Il regalo di Mike Shinoda (Breaking The Habit)

Un elemento importante della vita di Chester è stato il rapporto con Mike Shinoda. Anche in questo caso si tratta di un legame intenso, un’amicizia profonda che si è sviluppata tra due persone apparentemente incompatibili. Eppure il sodalizio tra i due ha dato alla luce una discografia di altissimo livello, costellata da canzoni che hanno contribuito a fare la storia del rock dei primi anni 2000: tra queste è impossibile non citare “Breaking The Habit”, singolo estratto dall’album “Meteora”. Si tratta di una canzone scritta e composta da Shinoda pensando proprio alle problematiche causate dal consumo di alcol, droga e sostanze stupefacenti. Il tuttofare dei Linkin Park, con “Breaking The Habit”, ha cercato di immedesimarsi e a riflettere quelli che sono stati i pensieri e le sensazioni provate da chi ha vissuto queste problematiche. Inizialmente, “Breaking The Habit” sarebbe dovuta essere una traccia strumentale dal titolo “Drawing”, tuttavia Shinoda – su consiglio di Brad Delson e Joe Hahn – ha deciso di aggiungere un testo alla musica che aveva registrato in precedenza. Bennington, una volta letto il testo della canzone, ha rivisto sé stesso in quelle parole e si è commosso a tal punto che ha avuto difficoltà per più di un anno a cantare il pezzo dal vivo. Si tratta di un pezzo carico di significato, a partire dal titolo: “Breaking The Habit”, ad un primo sguardo, può essere inteso come “la rottura del vizio”, tuttavia queste parole, se inserite nel contesto del ritornello, potrebbero anche fare riferimento al “mettere fine alle sofferenze” (“I don’t know how I got this way, I know it’s not alright, so I’m breaking the habit, I’m breaking the habit tonight”). Ciò che è certo, però, è che episodi come questo hanno contribuito a rendere ancora più forte il legame d’amicizia tra i due cantanti dei Linkin Park.

La necessità di sentirsi vivo (Drag)

I riferimenti ai propri problemi non sono mai mancati nella carriera di Bennington, così come non è mai mancato il desiderio di cambiare radicalmente questa condizione. In “Drag” dei Grey Daze tutto ciò è stato reso esplicito: la canzone sembra essere una conversazione tra il cantante e le sostanze di cui ha fatto uso, a cui chiede sostanzialmente di farlo sentire vivo per davvero e di raccontargli bugie sulla realtà circostante. Tuttavia, nel ritornello pare esserci una reazione, un ritorno ad una condizione di lucidità da parte del frontman (“Life is much too short to be intoxicated, life is much too short to be a drag“). Le ipotesi e le speculazioni sui significati di testi come questo possono essere molteplici, anche se forse il vero messaggio che dovrebbe essere veicolato da questa traccia e, più recentemente, dalla scelta dei Grey Daze di rimasterizzare le loro canzoni per farle conoscere al grande pubblico, è in primis l’autoconsapevolezza di questa situazione da parte di Bennington e la volontà di cercare di affrontarla di petto. “Drag” è un pezzo che va dritto al punto, malinconico ma allo stesso tempo tremendamente realista: è la fotografia di una persona che vuole affrontare i propri demoni interiori, desiderosa di sconfiggerli, pur sapendo che sarebbe stato ben più facile scappare che affrontarli.

La poesia per i figli e l’amore (The Messenger)

Oltre che dall’amore per la moglie Talinda e per la musica, la vita di Bennington è sempre stata caratterizzata da un forte legame verso i figli, legame indissolubile che prende vita in “The Messenger”, traccia di chiusura di “A Thousand Suns”. Dopo 14 brani colmi di oscurità e suoni freddi ed elettronici, l’album si chiude con una ballata acustica, in cui chitarra e pianoforte accompagnano la poesia scritta da Bennington proprio per i figli. In una delle sue performance più crude ed emozionanti, con una voce quasi rotta, il cantante dona rassicurazioni e riflette sull’universalità dell’amore come sentimento da contrapporre alla paura della solitudine, alla negatività e all’odio (“When life leaves us blind, love keeps us kind”). Lasciandoci cullare dal dolce ritmo e ascoltando le parole di questo magnifico brano, rimane difficile non pensare al toccante discorso fatto da Chester a Birmingham nel 2017, durante la sua ultima esibizione con i Linkin Park, durante il quale ha ricordato quanto l’amore sia l’unico sentimento incapace di essere sconfitto: “Potete conquistare l’odio ignorandolo. Potete distruggerlo amando la persona che si trova di fianco a voi. Quindi, voglio che tutti i presenti guardino la persona che hanno di fianco e le dicano che la amano e che sono contenti di essere qui con lei a divertirsi stasera. Ad ascoltare musica. A celebrare la vita. Non ci interessa come siete. Non ci interessa da dove venite. Non ci interessa in cosa credete. Vi amiamo tutti dal primo all’ultimo e nulla potrà mai cambiare tutto questo.”

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