Inizio d’anno molto vario per le band del cosmo estremo.

Ahab – The Coral Tombs (Napalm Records)

Dopo prodigiosi concept album imperniati sugli scritti marini di Herman Melville (l’esordio “The Call Of The Wretched Sea” e il suo seguito “The Divinity Of Oceans”), Edgar Allan Poe (“The Giant”) e William Hope Hodgson (“The Boats Of The Glen Carrig”), era forse inevitabile che gli Ahab scegliessero uno dei libri più celebri di Jules Verne per il materiale lirico del loro quinto lavoro in studio. I tedeschi, infatti, seguono le vicende dei protagonisti a bordo del sottomarino Nautilus narrate nelle pagine di “Ventimila Leghe Sotto I Mari”, trasformando il senso di terrore crescente che caratterizza il romanzo in un incubo al rallentatore, capace di scandagliare le profondità acquatiche come quelle dell’animo umano. Il funeral “nautik” doom di “The Coral Tombs” scorre, rifluisce, trasloca e si dirama con tutta la potenza degli oceani in continuo movimento, tra immagini di giganteschi calamari assassini e vortici inarrestabili, con il prog, la psichedelia e il metallo nero a fare da corteggio a un songwriting al medesimo tempo liquido e compatto, frutto della penna esperta e talentuosa di Daniel Droste e Chris Hector. Chris Noir dei blackster Ultha e Greg Chandler degli Esoteric forniscono i propri sinistri contributi vocali a un disco straordinario, che lo stesso Capitano Nemo porterebbe con sé qualora volesse imbarcarsi per una nuova avventura negli abissi della vendetta.

Tracce consigliate: “Prof. Arronax’ Descent Into The Vast Oceans”, “Colossus Of The Liquid Grave”, “Ægri Somnia”

Ashen – Ritual Of Ashes (Bitter Loss Records)

Al di fuori dei classici e di qualche parvenu moderno, le band che, per il loro death metal, utilizzano il tono di chitarra HM-2, pervengono spesso a una serie di tropi musicali che rendono moltissimi platter fondati su questo stile totalmente dimenticabili. I debuttanti Ashen, composti da tre quarti dei dismessi Vespers Descent e autori nel 2021 dell’EP “Godless Oath”, rappresentano per certi versi un’anomalia nello sterminato mondo del metallo della morte alla svedese, dal momento che essi preferiscono puntare sulla moderazione e non sull’enfasi, riuscendo a confezionare un “Ritual Of Ashes” davvero scorrevole e spassoso. Una batteria essenziale, un basso corposo, riff grintosi e orecchiabili, voce allo stesso tempo nauseabonda e comprensibile, per un LP dalla scrittura concisa e senza fronzoli, servito da una produzione in grado di apportare all’insieme calore e profondità. Le composizioni attingono da un’ampia gamma di influenze, equamente distribuite tra i soliti sospetti del settore (Entombed e Dismember) e qualche entità più recente (Carnation, Helslave e Wombbath), senza trascurare le attenzioni verso un denso groove figlio dei leggendari Repulsion e un’inquietudine carica di sventura che richiama la melma soprannaturale dei primi Slugdge. Gli australiani di Perth fanno sul serio, dunque, mostrando una personalità annunziatrice di future prodezze estreme.

Tracce consigliate: “Ritual”, “Harbinger”, “Cursed Rebirth”

Eisregen – Grenzgänger (Massacre Records)

Più di qualche anno fa l’emittente pubblica tedesca ZDF si interessò alle vicende di una malvagia formazione della Turingia, scatenando un mezzo putiferio nella suddetta regione e il successivo intervento dell’Ufficio federale di ispezione per i media. Ancora oggi gli Eisregen pagano le conseguenze di quell’inchiesta, visto che gli album “Krebskolonie”, “Farbenfinsternis” e “Wundwasser” sono finiti da tempo, con l’EP “Fleschfestival”, nelle liste di proscrizione della perbenista Germania. Una mossa da Indice dei libri proibiti che, nonostante la sua natura anacronistica, ha permesso al gruppo di ottenere una visibilità superiore al confronto dei meriti acquisiti sul campo, considerata una discografia altalenante in termini di qualità complessiva. A ogni modo, per un progetto che nelle intenzioni dei fondatori avrebbe dovuto tirare le cuoia dopo il sesto album, arrivare al full-length numero quindici significa godere comunque di discreta salute, benché il nuovo “Grenzgänger”, malgrado le tematiche scomode, difficilmente cadrà tra le mani dell’Inquisizione teutonica. Blutkehle e Yanit, insieme anche negli occulti Goat Funeral, confezionano dunque un lavoro estremamente solido che, pur barcamenandosi, come di consueto,  tra black, death e gothic, rivela una facies evocativa molto meno folkloristica rispetto al passato. Niente di trascendentale e per cui spellarsi le orecchie, ma bentornato a un duo che di sicuro non le manda a dire quando bisogna scavare nel torbido dell’umanità.

Tracce consigliate: “Grenzgänger”, “Für Den Kaiser”, “Als Ich Noch Kinder Fraß”

Høstsol – Länge Leve Döden (Avantgarde Music)

La line-up degli Høstsol, messa assieme durante la pandemia, proviene da creature musicali ben collaudate e note ai circoli black metal scandinavi e di zone limitrofe; ora esordiscono sulla lunga distanza con un “Länge Leve Döden” che non costituisce il classico prodotto estemporaneo di un progetto parallelo di infima qualità. Un lavoro collettivo, opera della mente di un paio di finlandesi, di un norvegese e di uno svedese, che si manifesta altamente professionale da qualsiasi angolazione lo si esamini, con in cabina di regia un certo Andy LaRoque, capace di infondere alla violenza perpetrata nei brani un senso di macabro e gelido tenebrore. La mano compositiva più direttamente identificabile è sicuramente quella di Cernunnus, il cui talento per la scrittura, incentrata su una chitarra ronzante e diabolica arricchita da fraseggi folk, non può non ricordare le sublimi atmosfere dei suoi Manes. A dargli sostegno ancestrale e tormentoso provvedono i due Ajattara, il batterista Malakias 6,8, qui come Rainer Tuomikanto, e Kalmos – l’ex Barathrum a questo giro impegnato con il basso –, ma soprattutto il vocalist degli Shining Niklas Kvarforth, autore di una prestazione coi fiocchi, carica di angoscia e disperazione Un supergruppo che non tradisce le aspettative va segnato in caps lock ovunque avanzi il pur minimo spazio.

Tracce consigliate: “As Seen Through The Eyes Of The Prophet”, “Länge Leve Den Ansiktslöse Mördaren”, “Din Skördetid Är Nu Kommen”

Moonlight Sorcery – Nightwind: The Conqueror From the Stars (Avantgarde Music)

Dopo aver pubblicato l’EP “Piercing Through The Frozen Eternity” nel febbraio del 2022, i Moonlight Sorcery tornano con il medesimo formato in virtù di questo “Nightwind: The Conqueror From the Stars”, mini che conferma le buone vibrazioni dell’esordio. Lo scorso anno il trio di Tampere, sull’esempio degli statunitensi Stormkeep, autori dello splendido “Tales Of Othertime” (2021), si rese artefice di un melodic black metal dalle sfumature sinfoniche, modellato attorno alla proposta di Emperor e primi Satyricon, senza, però, replicarne pedissequamente il sound. Il nuovo opus, ancora caratterizzato da un vertiginoso utilizzo delle tastiere, non rappresenta certo una completa inversione di tendenza rispetto al debutto, eppure ci regala qualche sorprendente digressione stilistica che guarda tanto alle costruzioni chitarristiche dei Children Of Bodom quanto al folk oscuro dei Finntroll. Se a ciò aggiungiamo un sentore di power neoclassico di chiara matrice finlandese, si può congetturare come il combo formato da Ruttomieli, Loitsumestari Taikakallo e Haska sembri orientato a intrecciare, in futuro e più compiutamente, i generi che andarono e vanno per la maggiore nella Terra Dei Mille Laghi. Li si attende al varco del full-length, sempre e comunque nel nome del metallo nero.

Tracce consigliate: “Ancient Sword Of Hate”, “Yötuulten Kutsu”

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