“Bentornati a un cazzo di concerto dei Ministri”

Non so se ci siamo già riabituati alla “nostra normalità”, ai concerti nei club pieni, uno addosso all’altro: qualcosa che un tempo davamo quasi per scontato oggi ha un valore ancora più prezioso. E così anche il Live Club di Trezzo, che abbiamo visto infinite volte, casa di notti indimenticabili, questa sera ha una faccia diversa.

Ancora di più se pensiamo che proprio il Live, collocato nel cuore della sempre bistrattata Brianza, ha visto per la prima volta i Ministri quando erano ancora “imberbi” e che oggi li ritrova “uomini”, ricorda Divi durante la serata, dopo due anni che hanno completamente sconvolto il nostro mondo. Citando nuovamente Divi, non vogliamo fare troppa retorica su questo tema, ormai sono le parole più inflazionate del mondo, ma è lecito e doveroso riportare l’emozione genuina del ritrovarsi.

Dopo l’opening de Il Corpo Docenti, ritorna il buio sul palco del Live, che si riaccende sull’eco di “Peggio di Niente”. E sì, siamo di nuovo a un concerto dei Ministri, e sì, che bello il rock n roll. Sono belli i suoni, l’atmosfera, Divi che vola sulle mani del suo pubblico.

Siamo a pochi giorni dall’uscita del nuovo album “Giuramenti”, previsto il 6 maggio, del quale la band suona “Numeri” e “Scatolette”, già fuori come singoli. Ma è un avanti e indietro tra dischi, classiconi e perle. Ci godiamo così “Puntare in Alto”, “Comunque”, ma anche “I Tuoi Weekend Mi Distruggono”.

Dragogna introduce una “Tempi Bui” scritta 12 anni fa, riattualizzandola in un discorso sulla perenna ricerca di un nemico, tema che abbiamo incontrato molto spesso in questi mesi (dalla pandemia, alla guerra). Dallo stesso disco estraggono una inaspettata e punkettosissima “Vicenza” – non ci credo! – ma toriamo velocemente all’introspezione con un momento acustico, Dragogna solo sul palco avvolto da una striscia di luce in mezzo al buio, che accenna gli accordi de “Il Bel Canto”, il pubblico che la intona già prima dell’arrivo di Divi.

Andiamo verso il finale con una sempiterna “Diritto Al Tetto” e Dragogna che ricorda a un Live Club sold out quanto abbiano negato il diritto alla musica e il diritto al divertimento – sí, sono diritti – insieme a molti altri, in questi sciagurati anni.

Ci salutiamo con due classiconi, la sempre commovente “Una Palude” e, come da tradizione, con “Abituarsi Alla Fine”.

Bentornati al Live, bentornati a un cazzo di concerto dei Ministri.

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