NUOVE USCITERECENSIONI

Kaipa – Urskog

Un nuovo disco dei Kaipa costituisce sempre un evento da segnare sul calendario, a maggior ragione se consideriamo che la loro attività in studio, iniziata nel lontano 1975, ha seguito, di norma, tempistiche dilatate, come d’altronde testimonia lo iato di un lustro dall’ultimo lavoro “Children Of The Sounds”. Ancora guidato dall’inossidabile tastierista e compositore Hans Lundin, il solo superstite della formazione originale, il gruppo di Stoccolma ci conduce, con “Urskog”, attraverso le mutevoli stagioni del paesaggio svedese. La line-up, stabile dal 2007, vede, però, un cambio dietro le pelli: fuori Morgan Ågren, dentro Darby Todd, batterista dal curriculum lussureggiante (Robert Plant, Devin Townsend, Gary Moore, Martin Barre, Joe Lynn Turner, Robert Ford, Paul Gilbert). Avvicendamento significativo, poiché il contributo del drummer londinese al quattordicesimo album degli scandinavi appare tutt’altro che banale.

Certo, la band resta saldamente ancorata alla frangia delicata e priva di forti fratture sonore del progressive anni ’70, ma la new entry alle bacchette aggiunge una buona dose di groove e incisività rock al tipico kaipaness sound. Con Jonas Reingold al basso, il combo si avvale, dunque, di una sezione ritmica di primissimo piano, che consente ai suoi membri, oltre a numerose fluttuazioni di registro, incursioni fusion molto più sbilanciate sul versante jazz. Esemplare, in tal senso, la lunga parte centrale della suite “The Frozen Dead Of The Night”, cuneo spigoloso di una opener la cui architettura ricorda tanto le complessità dei Gentle Giant quanto il pop pirotecnico dei Queen.

Nel piccolo gioco dei richiami, oltre alle velate e ovvie somiglianze con i Roine Stolt’s The Flower King, si riconoscono i Kansas per il violino elettrico roteante di “In The Wastelands Of My Mind” (l’unico episodio vagamente folk dell’album), Keith Emerson per i passaggi al sintetizzatore, i Moon Safari e gli Yes per le armonizzazioni delle parti vocali. In realtà, rispetto al passato, i due singer, Patrik Lundström e Aleena Gibson, entrambi comunque al top della forma, rivestono un ruolo minore all’interno dell’economia di un platter a dominio strumentale, nel quale a emergere sono gli abbaglianti e virtuosi incastri tra i musicisti, mai, s’intende, fini a sé stessi.

I sinuosi contrappunti di “In A World Of Pines”, le venature barocche della title track – unica traccia della scaletta in lingua madre -, l’Hammond ruggente dell’instrumental “A Wilderness Excursion”, il sax in ¾ di “The Bitter Setting Sun”, rappresentano quelle sofisticate variazioni sul tema che rendono le canzoni fresche e contagiose. Una menzione speciale va, poi, a un ottimo Per Nillson: affinata la tecnica in ambito estremo, il chitarrista sfodera trame e assoli di grana sopraffina che rivelano, a tratti, l’influenza di Allan Holdsworth, un mostro sacro della sei corde.

“Urskog” conferma la qualità innata della scrittura dei Kaipa: bastano alcuni ritocchi a una spina dorsale fortemente rétro per licenziare un’opera vitale e ottimistica, arrangiata con equilibrio e servita da una produzione di grande ariosità. Pionieri al passo coi tempi.

Tracklist

01. The Frozen Dead Of The Night
02. In A World Of Pines
03. Urskog
04. Wilderness Excursion
05. In The Wastelands Of My Mind
06. The Bitter Setting Sun

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