NUOVE USCITERECENSIONI

Robert Plant & Alison Krauss – Raise The Roof

Sono passati 14 anni da “Raising Sand”, il loro primo album in coppia. Vinsero 5 Grammy Awards, tra i quali Best Album of the Year. Poi ognuno per la propria strada.

C’è una saggezza celata in questa scelta, propria di artisti ed artiste come Robert Plant e Alison Krauss sanno essere da decenni. Aver creato un disco di così enorme successo e lasciare che il tempo lo invecchi nel modo giusto era la scelta più sensata, ancorché la più coraggiosa. Non c’era certo bisogno di “battere il ferro finché è caldo”. Ora tornano con “Raise The Roof”, un’altra raccolta di riarrangiamenti e musica della tradizione – chiamarle cover, consentitelo, sarebbe abbastanza ingiusto nei confronti delle carriere di chi ha suonato, cantato e prodotto quest’album.

Il concetto è quello dell’album precedente: due voci incredibilmente complementari volano con enorme stile al di sopra di arrangiamenti e produzioni di un livello inarrivabile. La mente di tutto questo è, ancora una volta, T Bone Burnett, leggenda indiscussa della musica americana. Nelle addobbate stanze del Sound Emporium Studios di Nashville, si sono turnati chitarristi del calibro di Bill Frisell, Marc Ribot e David Hidalgo (Los Lobos), assieme al ritorno al fianco dell’ex Zeppelin di Buddy Miller (con Plant già nella Band Of Joy). La sezione ritmica è stata riconfermata con Dennis Crouch ai bassi e Jay Bellerose alla batteria. Stuart Duncan ha portato la maestria di qualsiasi strumento proprio del Bluegrass anche in questo disco. Una squadra che farebbe invidia a qualsiasi “We Are The World”.

Non andremo track-by-track a descrivere questo album in 14 capitoli, ma proveremo a soffermarci di più sugli equilibri, le sensazioni e le scelte di produzione di un lavoro che nella sua leggerezza parla una lingua ormai quasi sconosciuta al grande pubblico.

C’è una divisione di compiti facilmente evidenziabile all’interno della scelta dei brani tra l’iconico frontman inglese e la frontwoman degli Union Station. Plant sembra aver voluto interpretare una visione più legata alla semplicità della forma canzone, mentre Krauss si prende la responsabilità di dare voce alle atmosfere più mistiche ed ipnotiche. C’è molto blues, in varie forme, ma mai caricaturale e scontato. Ecco, forse sul finale, con You Can’t Rule Me (originale di Lucinda Williams) e quell’armonica molto Chess Records si sono un po’ lasciati andare alle abitudini di chi questa musica ha imparato a suonarla ascoltando le trasmissioni radiofoniche d’oltreoceano seduto sul tappeto del salotto, a gambe incrociate davanti ad una Telefunken.

Come si diceva, avere una suddivisione marcata nell’attitudine al brano da cantare è una scelta che si discosta dal lavoro precedente e, forse, vincente. Ampi respiri si alternano a ballate più leggere e semplici, creando un percorso d’ascolto mai banale e coinvolgente per tutta la durante del disco. Ci sono diverse decadi di distanza tra i brani scelti, basti pensare che si parte dal 1930 con “Last Kind Words Blues” di Geeshie Wiley, fino al 2003 di “Quattro”, brano a firma Burns-Convertino (Calexico). L’unico pezzo originale, “High And Lonesome”, è frutto di una jam in studio guidata da T Bone Burnett, alla quale Plant ha preso parte rispolverando alcune vecchie idee per testi e melodie. Il risultato è un blues tribale, in cui il cantante sembra divertirsi parecchio nel fare eco al se stesso di molto tempo fa.

Riuscire a creare un flusso d’interpretazione coerente e coeso non era facile, ma avendo a che fare con artisti di questo livello il risultato, se non scontato, è perlomeno garantito.

Dopo diversi ascolti, quel che traspare è un lavoro eccellentemente restituito al pubblico, ma che si colloca più settorialmente rispetto al disco che l’ha preceduto. Gli anni passano per Plant, e anche Krauss non è più una ragazzina. Un disco di incomparabile maturità, fatto per un ascolto intimo.

Tracklist:

01. Quattro
02. The Price Of Love
03. Go Your Way
04. Trouble With My Lover
05. Serching For My Love
06. Can’t Let Go
07. It Don’t Bother Me
08. You Led Me To The Wrong
09. Last Kind Words Blues
10. High And Lonesome
11. Going Where The Lonely Go
12. Somebody Was Watching Over Me
13. My Heart Would Know
14. You Can’t Rule Me

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