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Ryo Okumoto – The Myth Of The Mostrophus

“The Myth Of The Mostrophus” è l’ultimo album studio dell’eccentrico artista nippo-americano Ryo Okumoto, il quarto da solista per il tastierista degli Spock’s Beard. In un lavoro visionario, che ricorda un’odissea musicale, Okumoto percorre tutti gli elementi del prog dando vita ad un disco comunque godibile in tutta la sua interezza e mai banale.

Per la registrazione di questo lavoro Okumoto ha attinto a piene mani dalla scena musicale progressive e, in generale, da quella losangelina, presentando collaborazioni con membri dei già citati Spock’s Beard, ma anche grandi nomi del rock come Steve Hackett dei Genesis o Mike Keneally, celebre per aver suonato, fra gli altri, con Frank Zappa. Il disco, prodotto dalla Inside Out Music, si avvicina molto al prodotto di un supergruppo, in cui le idee di Okumoto sono state usate come base per creare una fruttuosa collaborazione fra grandi musicisti.

Il disco, un’esplosione di tastiere prog sapientemente contenute all’interno di tracce della durata mai inferiore ai 6 minuti, si presenta quasi come un viaggio. Oltre ai tasti di Okumoto, infatti, anche le chitarre sembrano portare l’ascoltatore in un mondo alternativo, oscuro e spaventoso: il mondo del Mostrophus. Il pezzo di apertura dell’album, “Mirror Mirror”, rende molto bene l’idea di viaggio epico che il disco sembra voler convogliare, con tappeti di tastiere che aprono atmosfere inaspettate. Degna di nota anche la successiva “Turning Point”, canzone meno movimentata della precedente ma capace di trasmettere grande pathos all’ascoltatore attraverso le architetture musicali di Okumoto.

La traccia seguente, “The Watchmaker (Time is on His Side)”, la più breve del disco con i suoi circa 6 minuti e mezzo, è un pezzo piacevolmente sospeso fra le sonorità già incontrate ed elementi riconducibili ai Genesis. Le successive “Maximum Velocity” – che si apre con un suggestivo arpeggio per poi svilupparsi, in crescendo, nella direzione che il titolo del brano suggerisce – e Chrysalis – dal ritmo meno sostenuto e dalle atmosfere quasi celestiali – aprono la strada all’ultima canzone, la title track, un’epopea musicale di 22 minuti (quasi la metà esatta dell’intero disco) che descrive la terrificante venuta di un mostro proveniente da un altro mondo.

“The Myth Of The Mostrophus” è un disco movimentato e sorprendente, in grado di rispettare in maniera pedissequa i canoni del prog rock che gli appassionati amano, ma anche di presentare fughe sonore inaspettate e cambi di atmosfera estremamente suggestivi. L’apporto di musicisti navigati e di grande spessore è un ulteriore punto a favore di un album che riesce a non far sentire mai la pesantezza delle tracce consistenti che presenta, grazie ad una sapiente gestione delle stanze musicali e dei cambi di ritmo, in un’opera che, alla fine dell’ascolto, restituisce soprattutto l’idea di essere stata concepita da persone che conoscono molto bene quello che stanno facendo.

Tracklist

01. Mirror Mirror
02. Turning Point
03. The Watchmaker (Time on his Side)
04. Maximum Velocity
05. Chrysalis
06. The Myth of the Mostrphus

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