NUOVE USCITERECENSIONI

Nothing But Thieves – Dead Club City

Welcome to the DCC, Dead Club City
You can live your perfect life
Welcome to the DCC, Dead Club City
All the heaven, all the time

Iper-connessione. Multimedialità. Questi due concetti, che fino a pochi decenni fa corrispondevano solo a delle ipotesi sul futuro, oggi sono concreti, potenti, costituiscono l’essenza della realtà che stiamo vivendo. Tutto a portata di mano di tutti – almeno idealmente, digital gap a parte –, all’istante, servito apposta per noi. Una notizia piuttosto che semplice intrattenimento. Si potrebbe parlare di democrazia digitale, secondo qualcuno: un mondo in cui tutti hanno il potere in mano. Ma è così realmente?

Tra i tanti nomi che nella storia hanno proposto la propria visione negativa – se non distopica – si aggiungono oggi i Nothing But Thieves, i quali realizzano un concept album a riguardo: “Dead Club City”. E dopo averne avuto un assaggio pochi giorni fa dal vivo, ora proviamo a snocciolarlo.

I ragazzi dell’Essex non sono affatto nuovi ai temi sociali – basta citare il titolo della loro ultima opera, “Moral Panic” (2020) – ma questa volta sembrano davvero essersi superati. Il quarto album in studio della band ci presenta un luogo, anzi, uno scenario indefinito nel quale si muovono diverse vicende e personaggi, toccando argomenti quali l’industria musicale, internet ma anche temi più positivi quali il desiderio di libertà, fisica quanto emotiva.

Musicalmente, il gruppo non smette di stupire, smussando sempre più loro lati e continuando a mettersi in gioco, anche prendendo dei rischi. Non è da qualunque rock band pubblicare come primo singolo di un disco un pezzo come “Welcome to the DCC”, che presenta l’opera completa però in maniera sintetica: le tastiere e l’elettronica sono molto più presenti rispetto al passato e fanno da colonna portante in maniera eccezionale, non solo in questo brano catchy. Anzi, svolgono talmente bene il loro lavoro che, quando invece tornano protagoniste le chitarre il risultato non è altrettanto ottimo. “City Haunts” è l’unico caso che funziona e non spezza l’atmosfera del disco, un brano acido che mostra l’influenza dei Queens of the Stone Age. Non si può dire lo stesso di “Members Only”, decisamente più anonima, ma nemmeno di “Pop The Balloon”, che per quanto sia un pezzo interessante è decisamente fuori contesto, soprattutto inserito come chiusura dell’album.

Tolte queste due macchiette, il resto di “Dead Club City” è davvero di alto livello. I temi trattati, come già accennato, sono molto importanti e si sposano divinamente con la musica. La semi-title track ci presenta lo scenario come una specie di sogno americano, una promessa pubblicitaria delle più fasulle. “Tomorrow Is Closed” è un brano indie rock dolceamaro, dominato dalla disperazione per la perdita d’amore ma anche per la condizione umana (“We’re all sinking, you know the feeling/We’re all reaching out to find another hand”). “Overcome” invece parla della speranza nei tempi più bui, anche quando tutto sembra perduto, su note puramente heartland rock – con tanto di citazione a Tom Petty.

I riferimenti sono tanti all’interno dell’album. Quelli impliciti, ovvero le influenze, che vanno dai già citati Queens of the Stone Age ai Twenty One Pilots (“Green Eyes :: Siena”), fino a toccare perfino panorami dream pop simili a M83 (“Foreign Language”). Poi ci sono quelli del tutto espliciti, come gli Electric Light Orchestra in “Do You Love Me Yet?”, forse il pezzo più sbalorditivo della tracklist: un brano di pura disco music che diventa psichedelico nel bridge, con un testo di critica ai dettami dell’industria musicale. Da espliciti si diventa direttamente autoreferenziali in “Keeping You Around”, quando Conor Mason canta su una base molto contemporary R&B “I’m still a broken machine”.

Per quanto forse sia un po’ difficile ammetterlo, sarebbe una menzogna non affermare che l’arma principale in mano ai Nothing But Thieves sia il loro frontman, dalle straordinarie capacità tecniche, capace di adattarsi a tutto ciò che il resto della band sta suonando, da pezzi in cui occorre spingere di più (“Welcome to the DCC”) a punti in cui invece occorre rimanere più contenuti e rilassati (“Talking To Myself”). Individui a parte, la band nel complesso si conferma ancora una volta una delle realtà più interessanti del rock britannico.

Tracklist

01. Welcome to the DCC
02. Overcome
03. Tomorrow Is Closed
04. Keeping You Around
05. City Haunts
06. Do You Love Me Yet?
07. Members Only
08. Green Eyes :: Siena
09. Foreign Language
10. Talking to Myself
11. Pop The Balloon

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %