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Si torna sempre dove si è stati bene.

La grande lotteria della vita non ha permesso al sottoscritto di vivere e ricordare gli anni d’oro di una serie di band che hanno dato il meglio tra la fine degli anni’80 e l’inizio degli anni ‘90, ma, insomma, quale adolescente che si approccia a questo tipo di musica non ha mai avuto la fase Guns n’ Roses? Il caso ha voluto che, per chi vi scrive, quella fase è un bel ricordo capitato proprio negli anni in cui Slash ha deciso di dare una seconda svolta alla sua carriera, prima con un notevole disco solista, poi trasformando il progetto in una vera e propria band.

A posteriori sembra ovvio che, nonostante il ritorno live dei Guns e tutta una serie di cose, quella band sia ancora in piedi – in splendida forma tra l’altro –, ma con un cantante del calibro di Myles Kennedy e altri due musicisti di tutto rispetto come Todd Kerns e Brent Fitz, non era scontato che Slash riuscisse a mettere da parte il proprio ego musicale e trovare una quadra che soddisfacesse tutti – fan compresi. Oggi, nel 2024, siamo qui a scrivervi dopo una data al Forum di Assago praticamente sold out e quindi sì, sembra scontato dire “Beh, era ovvio, con una band del genere!”. Tra il 2010 e il 2012, però, regnava l’incertezza e mentre ci godevamo pezzi tutto sommato piacevoli (per quanto mai complessi e innovativi) e performance live che definire divertenti è un eufemismo, ci chiedevamo quanto sarebbe durata questa bella storia, considerando anche gli impegni di Kennedy con gli Alter Bridge e lo spettro dei Guns che iniziava a essere nominato, prepotente, dietro a Slash.

Innumerevoli anni dopo – con tutto quello che la vita può far succedere in questo lasso di tempo – entriamo al Forum e torniamo con la mente alle estati di più di un decennio fa, quando i riff scanzonati e incisivi di Saul Hudson, cavalcati dalla voce di Kennedy, uscivano dagli speaker e muovevamo la testa a tempo, con un paesaggio marittimo che scorreva davanti ai nostri occhi fuori dal finestrino. Poco importa che a Milano piova ininterrottamente da due giorni e ci siano 5 gradi, questa sera torniamo quei ragazzini e viviamo nuovamente quelle estati. L’arena è già praticamente piena mentre sul palco ci sono Wolfgang Van Halen e i suoi Mammoth WVH, che, pubblicato da poco il secondo album, abbiamo il piacere di rivedere in questo contesto, dopo meno di due anni. La band presenta diversi pezzi da “Mammoth II” e ci intrattiene a dovere, con un piacevole alternative rock dalle trame moderne, che spesso e volentieri ha incursioni in territori ben più pesanti – ma con un batterista come Garrett Whitlock come si fa a stare tranquilli e composti? Il pubblico, ovviamente, apprezza alla grande e si lascia scaldare prima della portata principale.

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Mammoth WVH

Mezz’ora di pausa e alle 20:45 – sì, esatto, proprio mentre a San Siro sta iniziando un altro evento di una certa importanza – le luci si spengono e i quattro, accompagnati dal fido Frank Sidoris, entrano sul palco senza grandi cerimonie. Sappiamo già che è una di quelle serate in cui sarà praticamente solo la musica a parlarci e divertirci e la band attacca oltre due ore di show con “The River Is Rising”. Poco da dire sulla loro resa live: anche per chi non li vede da diversi anni, i cinque rimangono perfetti sul palco. Aggiungiamo poi il fatto che i pezzi suonati sono scritti apposta per questa dimensione ed ecco che ci accorgiamo di come abbiamo davanti una band affiatata, che, come dicevamo prima, è molto più di un semplice progetto parallelo. Sebbene i fautori principali siano ovviamente Hudson e Kennedy, ogni componente ha un peso specifico importante e uguale agli altri nella band, e aspetti simili vengono chiaramente fuori quando, ad esempio, Kerns sostituisce Kennedy al microfono per una manciata di pezzi e dimostra una rinnovata e ammirevole padronanza delle proprie corde vocali.

Parlando dei pezzi, fa molto piacere vedere come ormai siano stati eliminate completamente le canzoni dei Guns (con “Perfect Crime” unica piccola eccezione). Chiariamoci, non che ci avrebbe fatto schifo sentire di nuovo “Rocket Queen” o “Nightrain”, ma dopo quasi 15 anni di carriera e quattro album costellati di pezzi dalla resa live di cui sopra, che senso avrebbe suonare ancora cover della band madre solo per il gusto di farlo? Saggiamente, le uniche cover della serata sono invece “Always On The Run” di Lenny Kravitz e una bellissima ed emozionante “Rocket Man”, per la quale Fitz si sposta alle tastiere, Slash alla lap steel e Kennedy riesce perfino a rendere giustizia a sir Elton John. Come dicevamo prima, una band in cui tutti sono protagonisti ugualmente e ognuno porta a casa il proprio compito divinamente.

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Slash ft. Myles Kennedy & The Conspirators

Poco altro da aggiungere, per due ore e un quarto i pezzi degli album della band (con il solo “Living The Dream” in minoranza) vengono sparati come cartucce di una mitragliatrice, in un perfetto equilibrio tra uptempo, pezzi più pesanti e ballad sempre molto piacevoli, con la solita “Starlight” in evidenza. E sì, ci sono i momenti in cui Slash, nella sua maglietta degli AC/DC, decide di prendersi la scena con assoli dalla durata un po’ anacronistica, ma va bene lo stesso, considerata la situazione possiamo chiudere un occhio.

Si torna sempre dove si è stati bene ed è ancora più bello rendersi conto che si può ancora stare molto bene nello stesso contesto. Slash, Myles Kennedy e i Cospiratori sono in ottima forma e continuano a dire la loro con performance di alto livello. E anche se non è più l’adolescente adorante a parlare, ci auguriamo che questa band continui la sua attività per un lungo e indefinito numero di anni. Chiedetelo anche agli altri presenti, che sicuramente ancora adesso staranno canticchiando i primi versi di “Wicked Stone”.

Last night in paradise, I can feel it down in my bones

Setlist

The River Is Rising
Driving Rain
Halo
Too Far Gone
Back From Cali
Whatever Gets You By
Actions Speak Louder Than Words
The Path Less Followed
Always on the Run
Bent to Fly
Avalon
Spirit Love
Perfect Crime
Starlight
Wicked Stone
April Fool
Fill My World
Doctor Alibi
You’re a Lie
World on Fire
Rocket Man (Elton John cover)
Anastasia

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