MammothII
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Mammoth WVH – Mammoth II

Wherever you are, you’re miles above me
Whatever you are, I’m not enough

Essere figli d’arte può sembrare una benedizione per molti, ma allo stesso tempo rappresenta un peso non indifferente: il giudizio sulla propria opera sarà molto più ponderato poiché terrà conto – giustamente o no – delle proprie origini, di quanto è stato fatto dalla generazione precedente. Questo peso si trasforma in un notevole fardello se di mezzo vi è anche un lutto.

Wolfgang Van Halen, nonostante ciò, è riuscito a dar vita al suo progetto, Mammoth WVH, e a prevalere sulle difficoltà iniziali. Innanzitutto, poiché si discosta molto dalla musica del padre Eddie – cosa non scontata, visti molti altri casi di figli che seguono paro paro le orme dei genitori; in più, poiché scrive musica sì di stampo anni 2000, ma di una freschezza incredibile. Se si aggiunge il fatto che segue la scuola di Grohl e registra tutto come una one man band, allora non si può far altro che ammirare la nuova leva Van Halen.

Il polistrumentista torna con il suo progetto, dopo soli due anni dall’esordio omonimo, pubblicando un disco dal titolo semplicissimo, “Mammoth II”, che tanto semplice in realtà non è. Nonostante la modestia con cui parla di sé, è impossibile non notare un miglioramento sia a livello tecnico che a livello autoriale. La traccia d’apertura, “Right?”, mostra un lato metallaro che finora aveva tenuto nascosto, creando un mix di hard rock e alternative metal che ricorda gli Alter Bridge, ma non cade nel calderone delle copie scadenti.

Il miglioramento si nota più che mai in tracce come “Optimist” e “Better Than You”: entrambe sono composte da una poliritmia molto interessante, che nel primo caso mostra l’amore per i Tool (parole dell’artista) e sfocia in un ritornello potente, mentre nel secondo è tutto molto cadenzato, emana una specie di allegria amara, che decade sfumando alla fine del disco.

“Mammoth II” non è un disco che svolta completamente l’artista, piuttosto è la sua evoluzione più naturale. I retaggi dell’esordio si sentono. “Like a Pastime”, “Miles Above Me”, “Erase Me” sono brani hard rock più canonici ma sono scritti come si deve: hanno riff catchy, un groove che si segue fin da subito, ritornelli memorabili. Anche “Waiting” è la classica traccia tranquilla simil-ballad di quegli anni, ma che posta come penultima traccia lascia il giusto respiro dopo tante parti di batteria e chitarra serratissime e permette di prepararsi al gran finale. Forse il salto negli anni 2000 è stato a piedi doppi solo per “I’m Alright”: come alcune band hard rock del tempo (3 Doors Down, per citarne una) vi è più di un occhiolino strizzato al southern rock. Forse un po’ fuori posto in questo disco per qualcuno, di certo gli amanti di quella venatura apprezzeranno.

“Another Celebration at the End of the World”, il singolo che aveva annunciato l’arrivo del disco, è forse la prima volta che si può sentire l’influenza marcata del padre: le chitarre sono di chiara impronta anni ’80, dal riff principale fino all’assolo in tapping (forse un tributo al grande Eddie), il tutto confezionato in un brano dove Wolfgang mostra gli attributi che si è guadagnato negli ultimi due anni di tour ininterrotti. Tutto dalla batteria alla voce è pompato, in quella che sembra davvero una corsa alla fine del mondo.

L’unico cosa che potremmo arrivare a definire un passo falso e che fa storcere il naso è “Take a Bow”, che ricorda a tratti “Lights Out” dei Breaking Benjamin – in particolare il ritornello –, sempre per rimanere in casa hard rock anni 2000. Per di più, se si considera che questa è la traccia più lunga del disco (quasi 7 minuti), diciamo che qui il giovane Wolfie ha compiuto un mezzo scivolone, che però possiamo facilmente perdonargli dati i restanti 41 minuti di ottima qualità.

Mammoth WVH si conferma un progetto degno di nota e possiamo dire con una certa sicurezza che Wolfgang Van Halen sia la nuova stella dell’hard rock della sua generazione. Tecnicamente bravo, artisticamente espressivo, emotivamente ricco: Eddie sarebbe fiero.

Tracklist

01. Right?
02. Like a Pastime
03. Another Celebration at the End of the World
04. Miles Above Me
05. Take a Bow
06. Optimist
07. I’m Alright
08. Erase Me
09. Waiting
10. Better Than You

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