NUOVE USCITERECENSIONI

Void Of Vision – Chronicles II: Heaven [EP]

Sono già passati alcuni mesi da quando siamo rimasti impantanati nel grigiore di “Chronicles I: Lust”, primo di una sulfurea serie di EP degli australiani Void Of Vision: la band capitanata da Jack Bergin continua a gettarci petrolio negli occhi, ma nel nuovo “Chronicles II: Heaven” iniziamo a capire come ripulirci viso e anima, analizzando e studiando una versione migliore di noi stessi. E si sente fin dalla opener “Berghain” che qualcosa sta cambiando nel viaggio introspettivo dei Void Of Vision, quando alla solita veemenza metalcore iniziano ad alternarsi spiragli di melodia, sottolineata dai primi utilizzi del clean singing da parte del frontman e dalla matrice elettronica che apre a scenari più caldi e meno ombrosi.

Permangono le lyrics infiammate, così come le tessiture djent di James McKendrick, ma le nuvole minacciose del primo capitolo sembrano squarciarsi lentamente a nuove sonorità: “Dominatrix” cavalca synth a ritmi di drum ‘n’ bass e esplode nel fragore del refrain, a cui fa capolino un breakdown monolitico. “Into The Dark” è forse l’emblema dell’evoluzione, efficace nel suo insinuarsi nelle orecchie con ossessiva elettronica di scuola Trent Reznor, abile nel porsi non più esclusivamente come grezzo e oscuro metalcore, ma più come post-hardcore dall’oculata melodia.

“Saint Miserable” riprende il furore djent più aggressivo, seppur prontamente supportato da un ritornello smussato, così come in “Altar”, dove gli australiani lapidano con la sfuriata di un infervorato George Murphy dietro alle pelli per poi accarezzarci i lividi, complice la partecipazione di Hannah Greenwood dei Creeper.

Le premesse erano buone e, ovviamente, il chapter II delle cronache dei Void Of Vision non poteva che renderci, di nuovo, soddisfatti: “Chronicles II: Heaven” è un secondo step di tutto rispetto, abile nel cambiare forma, seppur puntando i piedi in una dimensione musicale riconoscibile e, soprattutto, efficace. Perchè il metalcore degli australiani non brilla di tecnica, ma penetra subito nelle vene, avvelena e somministra l’antidoto ciclicamente, garantendoci un malsano trip nelle viscere della mente. Seconda prova più che superata.

Tracklist

01. Berghain
02. Dominatrix
03. Into The Dark
04. Saint Miserable
05. Altar

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