voina kintsugi
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Voina – Kintsugi

Scandagliare il fondale della musica – l’underground, per capirci – può essere un’attività alquanto dispendiosa, soprattutto per i novizi che non hanno la minima idea di dove iniziare ad ascoltare. Ma i sommozzatori più esperti sanno già dove andare a parare e difficilmente si saranno lasciati scappare il nome Voina durante le loro ricerche.

Vuoi perché “Alcol Schifo e Nostalgia” è una piccola perla dell’indie-rock italiano, vuoi perché i loro live sono un cocktail di sudore, empatia e ossa spaccate, i cinque di Lanciano si sono ritagliati meritatamente un loro angolino nel cuore di molti di noi.

E “Kintsugi”, quarto full-length in discografia, casca proprio a pennello: accantonate le derive indie pop sperimentate con “Ipergigante” (2020) e rispolverati i rabbiosi istinti post-hardcore degli esordi già con l’EP post-pandemia “Yoga Pt.1” (2022), i Voina raccolgono i pezzi delle loro vite, li rincollano ed evidenziano i punti di rottura, piuttosto che celarli, conferendo nuova linfa e una visione differente di quello che era e che ora è diventato.

Un disco necessario e voluto, trainato dalla solita rabbia, dalla solita ironia e dalla solita cazzimma – passateci il termine – con cui Ivo Bucci e soci tratteggiano un sincero spaccato del mondo di oggi, esplorando il cambio generazionale, il potere mediatico (“La Pubblicità”), le vite delle persone comuni e le loro infinite problematiche.

Quale miglior modo per riassumere il tutto se non con “Che vita di merda”, primissimo singolo estratto e manifesto totale della musica dei Voina: mid-tempo granitico di meravigliosa rassegnazione, un inno per tutti i giovani davanti all’ATM col conto prosciugato, mentre tutto attorno crolla sotto le mitragliate mediatiche, col cambiamento climatico che imperversa ed una società che pare non voler migliorare nemmeno per sbaglio.

Non tutto si adagia a questi ritmi, d’altronde i Voina sanno menare sulle sei corde e non disdegnano le rombate hard rock: e allora l’opener “Maya” ed il secondo estratto, “Meteorite”, fomentano gli overdrive e i bpm, seguiti a ruota dalle sferragliate di “Bianco” – ci sono partiti i feels di “AUFF!!” dei Management del Dolore Post-Operatorio, tra l’altro concittadini dei Nostri – e dalle sue riflessioni su quanti siano i privilegi dell’essere «bianco, ricco e civilizzato» e di quanto siamo ottusi nel non accorgerci di averli. Un’analisi senza scrupoli sulle società di oggi, di ieri e di domani, gettate in pasto all’aggressività di “Supermercati Cinesi” e alla sua volontà di esorcizzare i pregiudizi del tempo e di mettere in croce il giusto e sbagliato. Perché tanto, alla fine, è sempre la solita storia che si ripete all’infinito.

Ma quello che è il fil rouge di “Kintsugi” – e della musica dei Voina in generale – è quella sensazione di benessere nel “malessere”, il trovarsi completi e felici in una sostanziale condizione di assoluta normalità, la voglia di dimostrare che si può essere ricchi anche facendo tesoro delle piccole felicità – vedasi il rock spinto e solare di “Grattacieli” e le sue lyrics incisive («La normalità è il lusso che ci spetta», «Scusa, ma io non la voglio una villa / Temo che sarei costretto a tagliare l’erba»).

Il cuore tenero dei Nostri, però, non ci abbandona, sbucando dalla delicatezza di “Fortini” e nella dichiarazione d’amore di “Mal Di Gola”, un tenero affresco del sentimento più complesso di tutti nella sua forma più nuda e “scomoda”, il mal di gola passato da una bocca all’altra come il più importante bacio tra due amanti.

Un buonissimo ritorno: “Kintsugi” rimette in piedi i Voina, un album sentitissimo e necessario, in cui rispecchiarsi e in cui trovare conforto. D’altronde, la loro musica vive per questo.

«Ci troveremo più magri di ieri, in un bar a annegare i pensieri»

Tracklist

01. Maya
02. Che vita di merda
03. Meteorite
04. Fortini
05. Bianco
06. Grattacieli
07. La pubblicità
08. Mal Di Gola
09. Supermercati Cinesi

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