Helloween
Straight Out Of Hell

2013, Sony Music
Power Metal

Il ritorno di una band che proprio non vuol saperne di abdicare
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 15/01/13

Si mettano pure l'animo in pace i detrattori di Michael Weikath, le zucche amburghesi hanno fatto centro. Aggiungo, per l’ennesima volta. Potrete amare Kiske piuttosto che Deris, preferire The Dark Ride ai vari Keepers, ma non potrete negare il ruolo di capofila che gli Helloween continuano a ricoprire in un genere, il power metal, che hanno contribuito a definire e a consolidare. L’eterna diatriba fra sostenitori del nuovo corso e tradizionalisti è un copione che si ripropone puntualmente ad ogni nuova uscita, a partire dal lontano ‘94, quando il controverso Weiki riuscì nel miracolo di rianimare una band clinicamente data per morta. Da allora una lunga serie di lavori ha tenuto alto l’onore di un marchio su cui pesava un passato blasonato e ingombrante. “Straight Out Of Hell” in questo non fa eccezione e non mancherà di scatenare le solite diatribe. La buona notizia è che nonostante gli anni che passano, lo stile degli Helloween non ha perso un briciolo di efficacia, pur con gli alti (tanti) e i bassi (pochi) che si possono concedere ad un gruppo dalla carriera trentennale.
 
Eppure gli ingredienti restano gli stessi di sempre: gli Studios di Tenerife ad esempio, diventati un vero e proprio quartier generale sin dall’arrivo di Andi Deris. Le mani sulla console sono ancora quelle di Charlie Bauerfeind, un uomo che ha contribuito in modo determinante a cesellare il sound delle band più rappresentative nel genere. Persino la struttura dei dischi è per certi versi prevedibile, tradizionalmente bilanciata fra pezzi power, altri dal sapore più hard rock e i consueti momenti di disimpegno. Accade spesso che siano i dettagli a fare la differenza, come i due minuti di “Wanna Be God”, sorta di “We Will Rock You” filtrata con lo spirito degli Helloween, che introducono lo splendido anthem della title track. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, la band sforna finalmente due singoli degni del suo glorioso passato come “Nabatea” e “Burning Sun”, brani dal forte impatto che disegnano trame interessanti e complesse. “Straight Out Of Hell” segue la linea tracciata dal suo predecessore, in cui la band correva a briglia sciolta dando l’impressione di divertirsi un mondo. Con una line up più affiatata che mai gli Helloween hanno letteralmente campo libero per deliziarsi con i numeri migliori del loro repertorio: riff serrati, anthem da cantare a squarciagola,  fughe chitarristiche e tutto il resto. Il disco spara le sue cartucce migliori con i primi nove brani ed è fisiologico che la band arrivi in fondo un pò con il fiatone: “Asshole” e i brani a seguire abbassano la tensione di un disco che per due terzi gioca ad altissimi livelli, quelli di “Better Than Raw” per intenderci. Non fosse stato per il calo delle ultime tracce, avremmo fra le mani uno dei dischi più chiacchierati di tutto il catalogo.
 
Alla soglia dei cinquant’anni gli Helloween continuano a fare quello che sanno fare, e a farlo bene. Come riescano a suonare interessanti e a non ripetersi mai è un segreto che solo i grandi detengono, e un interrogativo che si pone ad ogni nuova uscita. Ne vedremo ancora una volta delle belle all’Hellish Tour, c’è da scommetterci.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool