Helloween
Better Than Raw

1998, Castle
Power Metal

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 30/03/14

Difficile parlare di metal classico senza citare gli Helloween, e altrettanto difficile è ripercorrere gli eventi che hanno portato cinque ragazzi tedeschi poco più che ventenni dal Monsters Of Rock fin sull’orlo del baratro. Sul finire degli anni ’80 gli Helloween erano la band del momento fra quelle di nuova generazione, portatrice di uno stile nuovo e fresco che andava ben oltre la controversa etichetta di happy metal. Quello di sperperare un patrimonio enorme e uno status di prima grandezza è stato un destino comune a molte band, all’epoca. Le zucche seppero risorgere dalle proprie ceneri con una formazione rinnovata recuperando il sound che le aveva condotte sul tetto del mondo. Quella che oggi è una autentica istituzione nel suo campo, non più tardi di quindici anni era una band costantemente attesa al varco, nonostante due lavori piuttosto buoni e che davano incoraggianti segnali di ripresa, quali “Master Of The Rings” e “Time Of The Oath”. Era necessario un disco da posizionare subito sotto i grandi classici che tutti conoscono. Un lavoro che mettesse a tacere il peggiore dei detrattori. E così andò.

Il buongiorno si intravede già dal mattino, dalla copertina che recupera il caratteristico stile tedesco/fantasy dei primi lavori, zucche incluse. “Better Than Raw” suona vigoroso già dalle prime note della intro “Deliberately Limited Preliminary Prelude Period In Z”, forse perché il disco è stato registrato nei prestigiosi Home Studios di Amburgo (Santana, Rammstein e Depeche Mode sono passati di qui), o forse perché la penna di Uli Kusch a questo giro è davvero ispirata, tesi avvalorata anche dalla successiva “Push”, brano fra i più potenti mai scritti dalla band in cui Deris raggiunge vette impensabili, alla faccia di chi lo voleva inadatto al ruolo. E’ solo l’inizio: “Falling Higher” e “Hey Lord!” sono due tipiche cavalcate a firma Helloween, rispettivamente in direzione speed e hard rock su cui la band corre a briglia sciolta. “Revelation” è ben più di un prolungamento delle idee precedenti, piuttosto riassume la voglia di picchiare duro e quella di giocare con i riffs sulla lunga distanza. “Time” rappresenta il lato soft del disco, più melodico e votato all’hard rock, presto incalzato dal singolo “I Can” che meriterebbe la gloria fosse solo per il suo intro travolgente. E’ il fulcro del disco, così come “Handful Of Pain” ha tutte le caratteristiche di un tipico pezzo metal da tramandare ai posteri. Parlando di Helloween, poteva mancare lo spazio dedicato al divertissement? “Laudate Domine” oltre ad essere una simpatica speed song interamente cantata in latino, è una mezza dichiarazione di fede (i membri della band infatti non hanno mai fatto mistero del loro credo cristiano). ”Midnight Sun” è invece una cavalcata che rievoca suggestivi scenari nordeuropei su melodie tipicamente Helloween dal sapore malinconico. Un finale esplosivo ed epico allo stesso tempo.
 
“Better Than Raw”è senz’altro uno dei dischi meglio riusciti del quintetto amburghese ed ebbe un feedback del tutto inatteso all’epoca, mietendo consensi pressoché unanimi dalla critica. Doveroso evidenziare il ruolo decisivo di Andi Deris e Uli Kusch in fase compositiva, oltre all’onnipresente Weikath, a riprova di una formazione allora nel pieno dell’affiatamento e dell’ispirazione. La band si sarebbe disintegrata da lì a poco ancora una volta per poi risorgere soltanto alcuni anni dopo, un destino già scritto destinato a ripetersi più volte nella carriera dei tedeschi. Ancora oggi molti detrattori degli Helloween riconoscono a “Better Than Raw” lo status di disco fra i più apprezzati proprio fra chi non è fan degli Helloween. O come ha asserito qualcuno, qui non si tratta di power metal o happy metal, “Better Than Raw” è un signor disco di puro, autentico metal classico. Granitico, melodico, potente, coinvolgente. E Non serve aggiungere altro.




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