Dopo una tournée lunga due anni, dopo aver macinato sold out in ogni parte del globo, dopo aver fatto pace col pubblico e soprattutto con sé stessi, giunge come da pronostico il momento della celebrazione anche per gli Helloween, o meglio per i redivivi "Pumpkins United". "United Alive" è la consacrazione di un'operazione che i fan aspettavano ormai da anni e che mette la parola fine a tutte quelle diatribe legate al passato che volevano un Kiske traditore, una Deris non all'altezza, una band finita.
Chi scrive ha amato, apprezzato e difeso quasi a oltranza la band alla stregua di un die-hard fan, con l'eccezione di un paio di uscite non proprio felici, li ha seguiti in tutte le loro evoluzioni nell'arco di una carriera fatta di rinascite, passi falsi e momenti di transizione, come in tutte le carriere lunghe una vita o quasi. Perché è bello innamorarsi di una band, vederla crescere e crescere con essa, come se fosse un amico o un fratello maggiore che non lasceresti mai nel momento del bisogno, ma vogliamo davvero mettere a confronto arene piene e una produzione degna degli artisti più in voga a con i club da mille persone scarse? Sarà anche più romantico e "true" ma diciamo la verità, gli Helloween come li abbiamo visti negli ultimi due anni non li avevamo mai visti prima. Il combo tedesco ha ripreso il discorso da dove lo aveva lasciato, magari si saranno pure mangiati un po' le mani i nostri amici, perché nell'88 o giù di lì erano davvero sulla rampa di lancio, appena un gradino sotto il gotha del metal: tallonavano gli Iron Maiden al Monsters Of Rock, raccoglievano consensi di critica e pubblico pressoché unanimi e in qualche modo gettarono le basi per il power revival del decennio successivo. Oggi abbiamo una band unita e in stato di grazia, capace di capitalizzare la maturità raggiunta mettendo da parte tensioni e personalismi, e, come abbiamo già avuto modo di testimoniare, il fatto che nulla in questo show sia stato lasciato al caso è la prova tangibile di quanto appena detto.
"United Alive" è la migliore risposta a chi sostiene l'inutilità dei dischi live, non solo un momento di nostalgia per quelli che c'erano, ma due ore di autentico spettacolo nella sua accezione più autentica. Sin dai tempi di "Live In The U.K." gli Helloween hanno dimostrato di sapersi giocare alla grande la carta dell'intrattenimento; in quei quarantasette minuti, la band metteva in luce la sua abilità nel rendere ogni spettacolo diverso dall'altro, puntando al massimo sul coinvolgimento del pubblico. "United Alive" conferma ed esalta questa caratteristica, raggiungendo livelli di coesione impensabili, considerate le premesse. Tour e disco avranno sicuramente messo a tacere i detrattori di Andi Deris, un autentico professionista che ha tenuto letteralmente in piedi la band da solo per un ventennio e verso cui i fans non saranno mai abbastanza debitori. L'iniziale "Halloween", basterà a lasciare tutti a bocca aperta per lo stupore, fugando ogni vostro dubbio sin dalle battute iniziali. E poi c'è lui, sua maestà Michael Kiske che con tutti i suoi limiti di tenuta e nella sua apparente svogliatezza, quando dà fiato ai polmoni non ce n'è davvero per nessuno. "United Alive" offre oltre tre ore di materiale dal vivo registrato a Madrid davanti a quattordici mila (si avete letto bene) fans, materiale girato nel backstage, alcune sorprese e un'intervista di gruppo molto personale su passato, presente e futuro della band. Sarà un'occasione per ricordare la serata di Milano o quella di Wacken 2018, oppure per fare pace con la band se siete fra quelli della vecchia guardia, ma soprattutto per riconoscere, se mai ce ne fosse bisogno, che questo è sempre stato un gruppo imprescindibile per chi ascolta metal. E ora sotto col nuovo disco.