Helloween (Andi Deris)
In occasione dell'uscita di "Helloween", l'attesissimo nuovo album conseguente alla reunion allargata della band tedesca, abbiamo parlato con il cantante Andi Deris, che tra aneddoti divertenti e riflessioni personali sulla vita, ci racconta con simpatia e molto entusiasmo la genesi dell'album e la nuova vita della band.
Articolo a cura di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 18/06/21

Ciao Andi, è un piacere averti con noi a SpazioRock, come stai?

 

Sto bene, ti ringrazio. Sono molto rilassato perchè da qualche giorno ho appena terminato una produzione di un artista, ed è stata una sorta di sfida per me. È venuto qui solamente con la sua chitarra e la sua voce. Ho dovuto costruire attorno a lui praticamente un'intera band, riarrangiando completamente tutto il materiale, ed è stato un grande lavoro. Inserire le parti di batteria, suonare il basso, oltre alle chitarre, rendere più "rock/country" alcune parti. All'inizio è stata una montagna molto alta da scalare, ma il risultato è ottimo. Per cui sono molto felice per lui e sono certo che le case discografiche apprezzeranno.

 

Per prima cosa ti volevo chiedere come hai vissuto questo periodo di pandemia a livello personale e professionale. Per fortuna la situazione sta lentamente migliorando, ma il mondo della musica e dei live è stato fortemente penalizzato.

 

Riguardo a tutto quello che è accaduto, come musicista è stata una situazione terribile e sono molto spaventato perché stiamo vivendo da diverso tempo senza i live. E dai live per noi arrivano gli introiti maggiori. Ormai non hai più molto guadagno dalla vendita dei dischi, anche se hai un disco che arriva al numero uno, questo non ti garantisce la sopravvivenza. Come sai, da diverso tempo le vendite sono scese parecchio e noi abbiamo assoluta necessità di suonare per guadagnare, è l'unica maniera per poter sopravvivere con il nostro lavoro. Non poter suonare significa quasi essere uccisi e ciò mi spaventa parecchio. Per fortuna siamo una band che ha avuto momenti di successo e abbiamo da parte soldi che abbiamo guadagnato in passato: ora queste sono le nostre risorse. Ma non abbiamo milioni e milioni, per cui molto probabilmente un altro anno e saremo in bancarotta. Non voglio nemmeno pensare alle persone che non hanno un pò di soldi in banca, come possono sopravvivere senza entrate per un anno o due. Per il 99% dei musicisti è un periodo inaccettabile. Mi chiedo se stanno ricevendo degli aiuti di qualche tipo, ma non credo. Ci sono delle aziende enormi, da milioni di dollari che hanno avuto aiuti, penso ad esempio alla tedesca Lufthansa, ma invece singole persone che lavorano nel campo della musica non hanno ricevuto nulla e loro senza soldi da parte in banca come possono resistere? La maggior parte dei musicisti normalmente non ha soldi da parte, vive in base agli show che riesce a fare ed i guadagni sono collegati alla programmazione dei live, giorno per giorno. È anche difficile potersi reinventare in altri mestieri quando sei costretto a stare fermo, perchè il tuo lavoro è quello del musicista. Vedo che ci sono realtà che piano piano stanno ripartendo, ad esempio alcuni eventi sportivi di tennis, o negli stadi stanno facendo rientrare il pubblico anche se distanziati e con la mascherina. Per il nostro settore invece in Europa è tutto fermo e nessuno ci aiuta. E tutto questo è semplicemente orribile. I politici ci dicono di non preoccuparci e che se ci sono delle attività ferme verremo aiutati. Ma questo non è successo. Conosco molti amici musicisti, 50, 60 musicisti che so per certo non hanno ricevuto nulla. Anche volersi reinventare nel giro di qualche mese è complicato se ti dicono tutti che a breve la situazione migliorerà e le cose torneranno alla normalità. Ovviamente non è così, perchè siamo ancora qui dopo 16 mesi, in questa condizione, senza avere la possibilità di suonare. Nessun aiuto e solamente promesse che le cose miglioreranno, non si può sopravvivere così. Sono sicuro che tutta la situazione rimarrà drammatica per tutti i musicisti, senza scordarci delle centinaia di persone che lavorano nel settore. È un'intera industria che ha seriamente il rischio di morire. I nostri tecnici non stanno ricevendo nulla dal governo e quindi dobbiamo noi pagarli. Ma fino a quando potremmo pagarli  se neanche noi non abbiamo alcun introito? Per quanto tempo possiamo utilizzare i nostri soldi per pagare anche il management della band ed i nostri vari tecnici. Parliamo di una trentina di persone. I soldi prima o poi finiranno. Noi cerchiamo e vogliamo aiutare fino a che possiamo, ma qualcuno deve aiutare anche noi. È una situazione davvero difficile e triste.

 

Vorrei partire da dove tutto è rinato, ovvero il "Pumpkins United World Tour". È passato qualche anno ma indubbiamente per voi è stato un tour davvero speciale. Che ricordi hai? Vi aspettavate un successo così grande?

 

All'inizio ognuno di noi aveva un gran mal di stomaco! (ride ndr) Non sapevamo cosa aspettarci. Non sapevamo come questo sarebbe stato accolto. Per noi è stata come una grandissima esplosione quando abbiamo saputo che Michael e Kai sarebbero rientrati nella band ed avremmo intrapreso questo tour. Ma non potevamo sapere quante persone sarebbero davvero venute a vederci. Era una grandissima incognita. Sarebbero state 3000? 5000? Magari immaginavamo un seguito maggiore rispetto ai concerti con la formazione precedente, ma poi ci siamo trovati un pubblico di 10000, 15000 persone. Ed è stato davvero un sogno diventato realtà. Ricordo che il nostro management ha avuto non pochi problemi e ha dovuto fare un grandissimo lavoro per trovare spesso location più grandi, perchè i biglietti andavano sold out rapidamente nella maggior parte del mondo. Trovavano posti più grandi e poi anche quelli andavano sold out. È stato incredibile! Scuotevo la testa e cercavo di credere che stesse succedendo davvero. Portare un tour di questo tipo nelle varie città, nelle location più grandi disponibili (quindi molto più grandi di posti da 5000 persone) è stato assolutamente un sogno. Quindi wow! Una bella dose di pressione extra per noi! Ad un certo punto abbiamo compreso che le aspettative di tutti erano molto più alte di quanto immaginavamo. Quindi è stato un misto di moltissime sensazioni: gioia, gratitudine, incredulità e grande spavento! (ride ndr)

 

Hai qualche aneddoto divertente,simpatico o significativo di qualcosa accaduto in tour?

 

Oh moltissimi! (ride ndr). L'aneddoto più recente è accaduto al Rock in Rio, nel 2019. Io e Michael Kiske, come cantanti, potevamo arrivare là per ultimi. Quindi non avevamo necessità di essere alla location prima per il soundcheck o altre cose. Conoscevamo bene la situazione del traffico a Rio de Janeiro. La città è sempre bloccata a causa del traffico. Noi eravamo in hotel nella zona di Ipanema Beach, che è una piccola spiaggia dopo Copacabana, e sapevamo che dal nostro hotel al Rock in Rio ci voleva circa 1 ora e mezza a causa del traffico intenso. Per essere sicuri di arrivare per tempo abbiamo deciso di partire due ore e mezza prima dello show. Avevamo quindi calcolato un'ora e mezza di strada e saremmo arrivati un'ora prima dello show in maniera molto comoda. Ma questa volta il traffico era incredibilmente intenso. Nessuno aveva mai visto una cosa del genere. E dopo 2 ore eravamo ancora a più di 2 km dall'ingresso per gli artisti, completamente immersi nel caos di auto! Così io e Michael abbiamo deciso di scendere dal van con i nostri trolley, e correre! (ride ndr) Abbiamo corso più di un km e mezzo tra le persone e fans che si chiedevano se fossimo davvero noi che correvano così! E ci chiamavano e noi gridavamo "Fanculo, non abbiamo tempo!" (ride ndr) E che tu ci creda o meno, siamo arrivati esattamente un minuto prima che iniziasse lo show! Completamente sudati, ci siamo tolti i nostri vestiti bagnati e siamo letteralmente saltati dentro gli abiti per il concerto, la giacca e tutto il resto. Decisamente non il massimo, e senza bisogno di nessun make up visto che eravamo già distrutti! E con il fiatone siamo saliti sul palco, ed abbiamo iniziato con: "I'm Alive"! (ride ndr) E ci sono delle belle registrazioni del Rock in Rio, e all'inizio si vede che noi arriviamo correndo sul palco, ma non stavamo aspettando dietro, siamo letteralmente arrivati correndo, dal backstage fino al punto più frontale del palco, ed abbiamo iniziato a cantare!

 

Questo è davvero un gran bell'aneddoto!

 

Sì davvero, nessuno lo sa! Eravamo completamente distrutti! Già dopo la prima canzone! E la setlist di Rock in Rio di circa 75 minuti (rispetto alle tre ore che abbiamo fatto nella maggior parte del tour) ci ha salvati! (ride ndr)

 

helloweenlive

 

Una volta finto il tour che sensazioni avevate? Vi siete guardati tutti negli occhi e cosa avete detto tra voi, dopo un viaggio musicale e personale così intenso? Magari vi siete ritrovati ed avete detto: "Ehi ragazzi, ed ora cosa facciamo!?"

 

Questa cosa era già avvenuta durante il tour e avevamo programmato di fare uscire un album. Circa a metà tour, ricordo all'incirca dopo il Giappone, quindi comunque metà tour era stata fatta, ognuno di noi si trovava davvero benissimo e c'erano ottime sensazioni. Michael e io, insieme agli altri eravamo ormai molto convinti che era una cosa che dovevamo fare. Un nuovo album con questa line up. È stata la prima volta in cui ci siamo seduti e ne abbiamo parlato seriamente. Certo era qualcosa che era nell'aria fin dall'inizio di questo progetto. Sai in molte interviste ce lo chiedevano, e noi rispondevamo che avremmo fatto il tour, e poi avremmo deciso, perchè se il tour fosse andato in maniera orribile, puoi immaginare... È tutta una questione di chimica. Vedi, puoi essere la band più di successo del pianeta. Puoi suonare in posti incredibili come il Madison Square Garden a New York, ma nessuno, nessuno sarà mai contento di andare in studio con persone che non piacciono. Nella vita in tour, si è sempre costantemente in contatto per sole 3 ore, ma per tutti i restanti momenti puoi essere anche libero di non stare a contatto con nessuno. Puoi farti portare con la tua limousine al concerto e farti riportare indietro, senza dover essere a contatto con gli altri. Magari ci sono band i cui membri stanno in hotel differenti, per non doversi vedere tra di loro più del necessario. Ma è ovvio che questa era una cosa che assolutamente non volevamo per noi. Se la band ha una grande chimica, una grande alchimia anche dopo la fine del tour, allora puoi programmare di andare in studio. Perchè in studio non avrai certo solamente tre ore da trascorrere insieme a persone che non ti piacciono. Probabilmente dovrei trascorrere 10-12 ore ogni giorno in un piccolo studio con queste persone. Personalmente se immagino una situazione del genere, con persone con cui non sono a mio agio, preferirei avere una malattia. E nessuno ormai vuole questo, neanche per tutti i soldi del mondo. Ormai siamo troppo vecchi per questa merda. Io adesso voglio godermi la vita, detto in modo onesto. Se non mi piace qualcuno, per una ragione in particolare, ho bisogno di sedermi di fronte a lui, confrontarmi. Se suoniamo nella stessa band ho bisogno di capire perchè lui mi fa sentire male. Per quale ragione, cosa sta succedendo. E se riesci a fare questo penso che la tua vita possa cambiare in meglio. Sai tantissime volte, nel 99% dei casi queste cose nascono da stupide incomprensioni. Ed è per questo che cerchiamo sempre di essere onesti e di non avere segreti. Per prima cosa volevamo aspettare di capire come sarebbe andato il tour, e se i rapporti fra di noi sarebbero stati buoni. Se la chimica e l'affiatamento continuavano ad essere ottimi e nessuno avesse avuto brutte e stupide sensazioni a trovarsi 10-12 ore in studio con gli altri. Ma questo per fortuna non è successo, le cose sono andate in maniera ottima e ci siamo detti "facciamolo!" Inoltre abbiamo voluto che tutto fosse molto libero, sin dall'inizio. Non volevamo che ci fosse un obbligo contrattuale rigido per essere in studio. Questa volta abbiamo voluto fortemente che non ci fossero dei contratti con dei vincoli, tutto era assolutamente molto chiaro sin dall'inizio. Se qualcuno avesse avuto qualche problema, poteva lasciare liberamente senza restrizioni contrattuali. Se io non mi sento bene per qualche motivo, ho la possibilità di lasciare in qualsiasi momento. E questa dal mio punto di vista è stata la base perfetta. Avere la libertà di essere nella band con il giusto spirito, senza preoccuparsi del fatto che il management o la casa discografica possa obbligarti a rimanere per forza sulla base di imposizioni contrattuali.

 

È stata perciò una decisione naturale tra di voi? Questo stare bene e questo feeling è avvenuto in maniera spontanea anche durante il tour?

 

Sì, è sempre andata in questa maniera. Ci siamo trovati tutti molto bene tra di noi e questa è stata una perfetta base di partenza. Da un certo punto di vista con 15 mesi di tour, è impossibile che non capitino minimi problemi tra le persone. Ma con questa base, che era in pratica: "io ti piaccio e vai d'accordo con me, e tu mi piaci e vado d'accordo con te", quando c'erano momenti di incomprensioni o problemi minimi, con questi presupposti era molto più facile fermarsi un attimo, parlare tra di noi e voler chiarire subito. Comprendere se qualcuno ha detto qualcosa di male che magari mi ha dato fastidio. E scusarsi perchè non era intenzione dire certe cose, perchè non si voleva che certe situazioni fossero interpretate male o cose del genere. Capire e compredersi, scusarsi se ci si è espressi male o si è detto qualcosa che ha potuto dare fastidio. Questo è stato il modo in cui abbiamo lavorato. Non lasciare andare ed ingoiare ciò che ci turbava, ma parlarne sempre tra di noi in momenti di confronto per chiarirsi. E questo purtroppo  è stato il grande errore che abbiamo fatto in passato, e ha portato ad interpretare a volte determinate cose come un attacco personale. "Lui vuole farmi del male", "lui vuole essere superiore a me", "io non voglio vedermi meno importante di te". Questo poteva portare a vedersi come nemici che si attaccano a vicenda. Quando sei più giovane, parlando di queste cose, tutto sembra un attacco nei tuoi confronti, ed il più delle volte interpreti male le situazioni, nella direzione sbagliata. Anche se si scherza, magari non interpreti la situazione come un gioco, e ci rimani male comunque. Perchè ti senti un re, e anche negli scherzi o nelle prese in giro ti senti attaccato personalmente. Tutto quello che è capitato in passato erano stronzate, nate da piccole e quasi insignificanti stronzate che sono diventate come delle grandi montagne da scalare, perchè nessuno si è fermato per parlarne. E le grandi montagne prima o poi esplodono come un gigantesco vulcano e poi nessuno comprende cosa realmente è successo e ti ritrovi che tutto cade a pezzi. E sono davvero contento che ognuno di noi ora è maturo abbastanza perchè questo non capiti più.

 

Mi parli del primo incontro avuto con Michael Kiske e di come è cresciuto il vostro rapporto umano e professionale?

 

Dal mio punto di vista ho sempre visto Michael come un grandissimo professionista e un grandissimo cantante. E non è stato davvero facile sostituirlo perchè è sicuramente uno dei migliori cantanti del pianeta. Inoltre per il mio background ed il mio modo di cantare è stata una grande sfida, ma era impossibile essere come lui al 100%. Ho sempre cercato di farlo, a volte ci sono riuscito, altre meno. Dal suo punto di vista lui ha visto in me colui che ha salvato la band. Magari è giusto, magari è sbagliato, non lo so, ma dal suo punto di vista mi ha sempre detto: "Andi, grazie mille per tutti gli anni di duro lavoro in cui hai mantenuto la band nel successo, perché ora sono tornato di nuovo!" (ride ndr) È molto semplice per lui! Ma non ci sono problemi perchè lui ha fatto molto lavoro per me, e allo stesso tempo io ho fatto molto lavoro per lui. Lui è stato il cantante dei due album di "Keeper", che ha trascinato la band al grande successo, ed io non sarei qui senza di lui. Allo stesso modo Michael non sarebbe qui ora se non ci fossi stato io. Ho guardato a lui con molto orgoglio perché è tornato nella band. È stato davvero un lavoro durissimo per me sostituirlo, e non sono stato mai in grado di sostituirlo completamente perchè lui è unico nel modo di cantare certe canzoni. E allo stesso modo lui è orgoglioso di me  per il lavoro che ho fatto, per ciò che ho costruito nella band, per gli album e le canzoni che hanno contribuito al continuo successo del gruppo, ed è qualcosa di cui sono molto grato. Se hai un ragazzo come Michael Kiske, che come ti dicevo per me è uno dei più grandi cantanti che ci siano, che si dice onorato di collaborare con me, allora ne sono onorato anche io. Questo è stato dall'inizio il nostro punto di partenza. Quando ci siamo conosciuti è venuto in aereo a Tenerife, che è l'isola in cui io vivo, e siamo stati insieme per circa due settimane e mezzo. L'idea del management era che lavorassimo insieme in studio provando alcune soluzioni, o cose del genere, ma non abbiamo fatto nulla del genere! (ride ndr) Siamo stati in giro, visitando spiagge, e le montagne. Ci siamo presi del tempo per conoscerci al di fuori della musica. Il nostro punto comune era la musica, ma avevamo la necessità di conoscerci bene fuori da quel contesto. Siamo entrambi musicisti, ed è ovvio che da quel punto di vista sappiamo cosa aspettarci. Prendi due musicisti che si incontrano, magari uno dalla Thailandia ed uno come me che viene dalla Germania. Entrambi musicisti con quella grande parte in comune, è molto probabile che ci sia affinità dal punto di vista professionale e che si piacciano a vicenda, con una passione comune è probabile che si capiscano molto bene. Dal punto di vista musicale non ci sono problemi, perchè ci sarà sempre qualcosa di comune e condiviso. Ma il vero punto è conoscersi personalmente. Il pensiero, i sogni, la mentalità, tutto ciò che c'è al di fuori della musica. E tutto questo è molto più importante. E questo periodo con lui è stato davvero importante per me, ci siamo conosciuti spiaggia dopo spiaggia! (ride ndr) Ci siamo rilassati, ottimo vino, ottimo cibo, in questa specie di vacanza dove abbiamo scoperto di avere molto in comune oltre alla musica, compreso il cheesecake! (ride ndr) A parte tutto onestamente abbiamo davvero scoperto di avere una visione comune su tante cose. Su quello che pensiamo, su cosa ci aspettiamo dalla vita,  e cosa ancora più importante su cosa la vita si aspetta da noi. Questa è un'altra grande domanda che non avevo mai sentito, tranne che da Michael. Certo, personalmente mi sono sempre chiesto cosa io mi aspetto dalla vita. È un pensiero comune, semplice e molto chiaro in ognuno di noi. Ma lui è stato il primo che ho sentito chiedere a se stesso, così come anche io faccio, "cosa la vita si aspetta da me?" Io credo sia una domanda molto profonda e personale da porsi alla fine di una giornata, e nessuno ne parla mai. Michael invece aveva questo grande punto in comune con me. È qualcosa che mi ha sempre toccato molto da vicino questo concetto, se vuoi davvero guidare la tua vita e renderla migliore. Noi combattiamo quotidianamente per rendere la nostra vita più serena, più felice. Combattiamo e ci rialziamo ogni volta. E tutto accade e si ripete molto velocemente. Bruciamo i momenti in maniera così rapida. Se per esempio tu hai un sogno, qualsiasi esso sia, e vivi costantemente per realizzare quel sogno 2, 3, 4 anni, anche 10, e quando finalmente sei in grado di concretizzare quel sogno, in quel preciso istante tu distruggi il tuo sogno, perchè l'hai realizzato, e dopo pochi mesi o addirittura dopo poche settimane quella stessa cosa che hai tanto rincorso ha perso ogni importanza, e si è come distrutta. Se pensi a realizzare qualcosa di materiale, come ad esempio comprare una Ferrari, e dopo anni finalmente puoi andare in concessionario e comprarti questa macchina che hai tanto desiderato, dopo qualche mese non ti sembrerà più così tanto speciale, perché ormai è parte della tua vita. Hai realizzato il tuo sogno, hai comprato la Ferrari, sei stato più felice per poco tempo, perchè poi è diventata parte della tua quotidianità, come qualcosa di normale e non più speciale. Allora per tornare di nuovo felice dovrai combattere ancora per qualcos'altro. E la domanda riguardo a cosa la vita si aspetta da me, puoi vederla anche come chiedere a te stesso quali sono davvero le cose importanti nella vita, nella tua vita. E sicuramente non è una macchina. La vita si aspetta che tu sia felice. E cosa ti rende felice? Se guardi dal punto di vista della vita probabilmente lei non ti dirà di comprare una Ferrari per essere felice. Cercare di vedere le cose da questa differente prospettiva ti rende molto più chiaro cosa può portarti la felicità. Probabilmente non sarà una casa più grande o cose del genere. Spesso la gente fatica a chiedersi cosa potrebbe davvero renderli felici in maniera personale. Rendere felice me stesso, e non gli altri. Chiedersi sempre cosa può fare felice me stesso, senza preoccuparsi di cosa pensano gli altri. Spesso si pensa che ciò che fa felici gli altri debba per forza rendere felice te stesso ma non è così. Non serve guidare una macchina più grande solo per rendere invidiosi i vicini. È qualcosa che ci porta ad essere infelici con il passare del tempo. Reagire solamente alle cose al di fuori di te, penso sia il percorso più sbagliato che si possa fare. Io e Michael ci siamo incontrati molto su questo punto, perchè lui è stata una delle poche persone che ho conosciuto che si è chiesto cosa la vita si aspettasse da lui, ed è stato qualcosa di davvero importante per noi. Portando questo concetto all'interno della band, non c'è solo cosa mi aspetto io dalla band, ma anche cosa la band si aspetta da me. Puoi portare questo concetto in ogni parte, in ogni situazione della vita e guardare la prospettiva da due lati, e credo che la vita possa apparire molto più semplice.

 

A livello vocale, tu e Mikael siete due cantanti ed interpreti favolosi. Come è stato unire le vostre performance sia a livello di live, che soprattutto in studio?

 

Non è stato mai un problema o una competizione, penso soprattutto perchè ci fidiamo e crediamo molto l'uno nell'altro. È stato molto facile parlare con Michael ad esempio del fatto che certe parti a livello vocale fossero meno nelle mie corde, o che mi sentivo meno a mio agio, e il 99% delle volte lui in queste situazioni, si proponeva di cantare quelle parti, sentendosi sicuro. E ciò avveniva anche per lui nei miei confronti su altre situazioni dove invece lui si sentiva meno adeguato. Chi si sentiva meglio su determinate parti vocali andava ad eseguire quel pezzo, e lavorare in questo modo è stato molto naturale e semplice. E poi ovviamente c'è stato l'apporto di Kai anche dal punto di vista vocale. Qualche volta chiedevo a Michael: "Ehi Michael, vuoi cantare questa parte?" e lui rispondeva: "Mh, no, chiedi a Kai!" (ride ndr) Con Kai c'è sempre qualche piccolo problema nei live, perchè lui è sempre molto concentrato sullo show, si diverte a suonare, certo come tutti noi, ma a volte si perde e a volte si dimentica che ha una parte da cantare! (ride ndr) Il più delle volte devo cantare io le parti che dimentica Kai, visto che ho comunque sempre il microfono in mano, e quando vedo che Kai si sta dimenticando che deve cantare, perchè magari è lontano dal microfono, penso, "Ok, devo cantare io!". Ricordo molto spesso momenti in cui io e Michael eravamo un attimo dietro nel backstage per un momento di relax, bevendo vino rosso, e Michael mi avvisava che Kai non stava cantando quindi dovevamo intervenire subito direttamente dal backstage! (ride ndr) Quando siamo nel backstage in questi momenti dobbiamo avere sempre gli occhi su Kai! Piano piano nel corso del tour la situazione è migliorata, ma per i primi 10 shows sono dovuto intervenire parecchie volte sulle sue parti! Ma non è un problema, sono un cantante e posso cantare in qualsiasi momento, anche quando non sono direttamente sul palco!

 

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Parlando prettamente dell'album , è stato davvero qualcosa di incredibile poter ascoltare i nuovi brani. Credo che si possa avere la sensazione forte di tornare indietro nel tempo, ma allo stesso modo di proiettarsi verso qualcosa di nuovo ed inesplorato. Ho trovato anche tanti richiami ad ogni album del vostro passato, ad esempio in "Out For The Glory" ritrovo riferimenti ai primi "Keeper", o in "Mass Pollution" qualcosa da "The Dark Ride". Credo che la cosa più bella sia  che c'è stata una celebrazione del passato, di ogni album della band, ma con una luce nuova, un nuovo punto di vista portato da ognuno di voi.

 

Ti ringrazio molto per quello che dici. Era la nostra intenzione, ma non puoi mai sapere se riesci ad ottenere un risultato soddisfacente finché l'album non esce (ride ndr). Era qualcosa di cui abbiamo discusso sin dall'inizio. Per prima cosa riguardo il sound, che doveva essere qualcosa che ti riportasse agli anni '80 ma non doveva essere un sound "vecchio" degli anni '80. È un confine molto sottile, e credo che il gruppo di produzione abbia fatto un lavoro incredibile su questo aspetto, trovando la strada perfetta per catturare quel tipo di suono. Batteria e basso sono registrati in analogico, portando questo suono molto compresso e caratteristico di quell'epoca. Ovviamente devi avere anche un buon bassista ed un buon batterista! (ride ndr) E noi abbiamo un batterista e un bassista tra i migliori al mondo, che sono riusciti a dare quell'energia e quel l'impatto tipico. Il risultato è stato fantastico. Ricordo ancora quando ho ascoltato la prima registrazione, fatta con la batteria originaria di Ingo proprio negli studi in cui erano stati registrati gli album "Keeper Of The Seven Keys", proprio nella stessa stanza. Ogni cosa aveva esattamente lo stesso set up usato in quegli anni dalla band, ed è stato incredibile perché la batteria in quella stanza è letteralmente esplosa, riportando quella magia e quell'impatto di allora, la sensazione di essere in quegli anni. Una sensazione di grande potenza ed energia, molto più forte rispetto all'utilizzo di microfoni o materiale sofisticato e tecnologico. Si è trovato un equilibrio perfetto ed è una cosa di cui siamo veramente felici, perché è qualcosa che ci ha colpito sin dall'inizio, e abbiamo voluto continuare su questa strada. Per fortuna lo studio era disponibile per altri due mesi per cui abbiamo deciso di registrare tutte le parti di batteria lì. Le chitarre sono state registrate in uno studio differente, e poi buona parte del lavoro, comprese le parti vocali sono state fatte qui a Tenerife. Ma comunque dopo aver registrato batteria e basso, niente era poi così importante. Perchè basso e batteria sono le parti portanti e fondamentali quando parli di analogico. Siamo stati molto contenti di questa scelta, perchè c'è stato un mix di suono moderno, ma con la sensazione di essere tornati alle atmosfere degli anni '80. C'è stato un grande lavoro per i produttori, perchè quando vai da uno studio all'altro per il team di produzione è una sorta di incubo, e a livello logistico devi avere degli ottimi tecnici e ottimi collaboratori, ma per fortuna è così, anche perchè lavoriamo in questo modo da ormai 20 anni. Sono davvero contento del risultato, hai la sensazione davvero di un salto indietro negli anni '80, ma non hai la sensazione di ascoltare un disco "vecchio" o datato, proprio perchè c'è questa apertura contemporanea con un sound ed una produzione moderna. Spero di avere la possibilità di lavorare ancora in questo modo in futuro. Per fortuna ci sono ancora dei validi tecnici dell'epoca che riescono a far rendere al meglio gli strumenti di registrazione di quegli anni presenti nello studio, farli funzionare adeguatamente e riprodurre perfettamente il sound che volevamo.

 

Quale è il brano del nuovo album che ti piace di più e per quale motivo?

 

Non è facile rispondere, ma direi che "Skyfall" è sicuramente una canzone fantastica. Per fortuna Kai è riuscito a finire in tempo questo brano, che è davvero lungo e complesso. Ci ha lavorato tantissimo. È stato come lavorare contemporaneamente su 3-4 canzoni, e sono davvero felice per lui perchè è riuscito a finirla in tempo ed il risultato è fantastico. Personalmente mi piace molto "Fear Of  The Fallen" perchè penso sia la perfetta simbiosi tra Michael e Andi, poi mi piace molto "Best Time", è una canzone molto positiva e perfetta per il live. Crea un mood che ti porta direttamente dal titolo ad aver un "best time!". E sono davvero super contento per "Mass Pollution", perchè mi chiedevo se questa canzone potesse essere all'altezza dell'album. È una tipica "Andi song" quindi volevo capire come poteva inserirsi con le atmosfere che richiamavano i "Keeper" e con la struttura della nuova line up. Ma quando i ragazzi l'hanno suonata, con gli assoli di chitarra e le linee vocali ho capito che era comunque giusta per lo stile Helloween e per questo album, credo ci stia bene all'interno del disco. Spesso si tende ad identificare la tipica canzone degli Helloween come qualcosa preso dai Keeper, nello stile di "Eagle Fly Free" per intenderci. Ma lì ci sono anche canzoni come "Rise and Fall", " I Want Out", "Future World" o "Dr. Stein" che in realtà forse hanno un stampo più rock. E queste alla fine sono lontane dal tipico trademark degli Helloween pur essendo dei classici. Le nuove canzoni vengono subito associate allo stile classico degli Helloween, ma non ne capisco il motivo. Non ce n'è ragione perchè è comunque materiale nuovo e sono pezzi che devono avere una loro identità. Non è solamente power metal. Ogni canzone ha il proprio stile e fa parte della storia della band. "Mass Pollution" per cui alla fine è un brano che a metà dell'album lo ascolti e ti piace, ti trascina. Non è un'"outsider" ma un brano che apprezzi e che ti va di ascoltare più volte. Sono molto contento di questo risultato. Ma lo sono per tutto l'album ovviamente. (ride ndr)

 

Penso sarà molto difficile scegliere la scaletta per il prossimo tour, visto che ci saranno sicuramente molti brani nuovi, ma anche ovviamente tantissimi classici storici. Farete quindi più di 3 ore di live?

 

Credo sarà difficile fare questa scelta. Il prossimo anno avremmo il "United Forces Tour" con gli Hammerfall, che sicuramente non sono una band "minore". Li conosciamo personalmente, sono stati nel mio studio per mesi, Joacim ed Oscar sono miei buoni amici e vogliamo dare a loro il massimo rispetto da parte nostra e non saranno sicuramente una band di supporto. Avranno il loro show personale di 1 ora e mezza, e poi cercheremo di vedere i tempi, perché a volte sono definiti e quindi potremmo non poter suonare più di due ore. Se ci sarà la possibilità cercheremo di suonare il più possibile ovviamente, vedremo! Probabilmente andremo a creare una setlist A per lo show di due ore, e una setlist B per lo show più lungo di due ore e mezza o magari tre ore. Credo che ci organizzeremo così perchè non possiamo fare altrimenti. 

 

Helloween ed Hammerfall in tour insieme, penso sia il sogno di tantissimi amanti del metal. Personalmente quando ho visto la notizia sono stato felicissimo di questa scelta.

 

È una cosa molto strana che non avevamo mai fatto, anche se Helloween e Hammerfall credo siano molto vicini musicalmente. Non c'era mai stata occasione a livello temporale e di impegni di ognuno di organizzare qualcosa di simile. Ma con la pandemia tutto si è in qualche modo fermato e ci sarà una nuova ripartenza. Quasi come ripartire avendo una safety car davanti, e tutti la seguono aspettando che si sposti per riprendere nuovamente la corsa. Se penso a quanto avevamo previsto ora ad esempio saremmo ancora in tour, probabilmente in Giappone, e successivamente ci saremmo preparati per i festival estivi. A pensarci è davvero dura, ma speriamo nel prossimo anno che tutto riparta.

 

Il vostro nuovo album è sicuramente quello più atteso per gli amanti del power metal e di un certo tipo di sound. Credo che darete una spinta molto forte a tutto il movimento e sarete utili anche alle band più giovani che fanno questo genere. Sei d'accordo?

 

Per prima cosa spero davvero che tu abbia ragione. Sarebbe il nostro sogno che si avvera. Le prime reazioni della stampa sono state estremamente positive e siamo tutti molto contenti di questo, ma rimango una persona molto superstiziosa e quindi tocco il legno quando sento queste cose (ride ndr). Tutto questo è sempre un ottimo inizio ma aspettiamo cosa dirà la gente quando l'album uscirà. Perchè quello rimane sempre il più grande punto interrogativo. C'è sempre molta attesa quando esce il nuovo album di una band da parte di un fan, da parte delle persone che seguono quella band, come faccio io stesso. La stampa è stata estremamente gentile ed ha apprezzato l'album, ci ha detto cose molto positive, speciali ed importanti e questo ovviamente ci fa ben sperare. Riguardo a quello che dici, vedo questo album come una sorta di qualcosa di molto vario, che può rientrare comunque nel power metal. Non devi rimanere necessariamente in un unico mood, non devi dimenticare che la vita non è solo un unico mood. La vita riguarda qualsiasi cosa. Devi riuscire ad avere un power metal che combina tutte queste sensazioni che abbiamo nella nostra vita, e dare alle persona una sorta di rappresentazione della loro vita non solo in una direzione. Una sola direzione è sempre la via sbagliata. Se senti sempre la pressione o la tristezza nella tua vita hai sicuramente dei problemi. Se sei sempre felice in ogni istante probabilmente prendi troppe droghe! (ride ndr) Quello che voglio dire è che il metal o il power metal non rappresentano una sola ed unica sensazione. È la musica che arriva dal rock and roll. Il rock and roll è la musica della strada. Non dobbiamo mai dimenticarlo. La strada non è sempre depressa, non è sempre felice. È qualsiasi cosa. Come lo è la vita. Se sei una band metal prendi la vita, ogni cosa che hai, le tue lacrime, i tuoi sorrisi, quello che hai nella testa e nel cuore, e mettilo nelle lyrics perchè questo è il rock and roll, qualsiasi arrangiamento ci sarà, andrà verso il rock. Rock, metal, power metal, thrash metal, death metal, qualsiasi cosa sarà, l'essenza e lo spirito della canzone rimarrà, qualsiasi vestito deciderai di mettergli. Il mio migliore esempio è "How Many Tears" di Michael Weikath. L'ho ascoltata nel 1994, quando era ancora una demo, prima di essere registrata. Proprio all'ultimo momento hanno deciso di cambiare questa ballata chiamata "How Many Tears" in quella che conosciamo tutti oggi. Ora è una canzone power metal, ma in origine era una fantastica ballad. Non lo so, ma prima o poi registreremo nuovamente "How Many Tears" nella versione in cui doveva essere, quella originale, per fare capire quello che intendo. Come anche una favolosa ballad può diventare un inno metal. È esattamente come è la vita, a volte è dura, a volte è più leggera, attraversa svariati momenti, e questo è meraviglioso. Mettere tutte queste sensazioni nella musica rende il metal il genere più interessante. Questo è il grande vantaggio che abbiamo. Prima era il rock and roll e nel 21esimo secolo è diventato il metal. Chiamalo power metal, chiamalo death metal, chiamalo metal in qualsiasi forma tu lo voglia indicare, ma è metal ed è come una grande famiglia che sta insieme. E le persone che seguono questa famiglia lo fanno in modo puro ed onesto, e questo è il grande segreto che c'è dietro a tutto. E se dietro a tutto questo c'è anche grande musica, è ancora meglio!(ride ndr)

 

Ti chiedo un messaggio per i vostri tantissimi fan italiani, e grazie davvero per essere stato con noi!

 

Grazie mille per regalarci sempre momenti bellissimi quando siamo in Italia. Fortunatamente veniamo spesso in Italia ma sfortunatamente non possiamo ancora tornarci! Ma ci vedremo presto! Amo davvero il vostro Paese. Io vivo in Spagna, quindi sono molto vicino al vostro modo di vivere. Tante volte anche io, da tedesco mi sento molto più vicino al vostro modo di essere e ho sempre un grande rapporto con le persone spagnole o italiane. Parlando dal punto di vista culturale, voi siete il miglior Paese al mondo, amo qualsiasi cosa dell'Italia! E per non parlare del cibo che è assolutamente favoloso, ogni volta torno sempre più grasso! (ride ndr)




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