Edguy
Theater Of Salvation

1999, AFM Records
Power Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 05/04/09

Prodotto nel 1998 nei Rhoen records studio in Germania da Norman Meiritz e mixato ai famosi Finnvox-studio da Frank Tisher, Theater of salvation si presenta come l’album della definitiva consacrazione. Il disco viene distribuito in Italia dalla 99th Floor con uno scarno booklet disegnato da Adrian Maleska e successivamente anche in una più lussuosa versione digipack con ben tre tracce bonus: “For a trace of life” e le versioni live di “Walk of fighting” e “Fairytale”.
Dopo una breve ed apocalittica intro, si parte con uno dei pezzi più rappresentativi e più belli di tutta la discografia degli Edguy, “Babylon”, powertrack velocissima e con un super Tobias Sammet che raggiunge vette vocali sino ad ora sentite solo da Kiske negli Helloween e da Andrè Matos negli Angra, anche se il timbro risulta un po' acerbo.
E' proprio agli Helloween ai quali Sammet si ispira per comporre brani come la stessa Babylon, l'ottima “Wake up the King” (con un chorus non pregevolissimo e originale ma sicuramente d'impatto) e l'energica “Arrows Fly”, il tutto con un pizzico di originalità che rende i cd degli Edguy riconoscibilissimi al primo ascolto.
Di ottima fattura anche la classica ballad che i tedeschi sono abituati a fornire in ogni loro produzione: “Land of the Miracle”. Questa dolce song è impreziosita da un cantato col "cuore" da parte di Tobias che rende il tutto decisamente più emozionante, con un coro che si incastona nel cervello!
Probabilmente il pezzo più rappresentativo nonchè gradevole dell'intero album risulta essere la title track. “Theater of salvation”, infatti, durante i suoi dodici minuti di sinfonia ed epicità ci trasporta direttamente al centro del mondo Edguy tenendoci incollati allo stereo come se dovessimo scoprire nota dopo nota qualcosa di nuovo di questa super band power metal!
Insomma un lavoro perfetto?
Non mancano certamente dei momenti non propriamente positivi durante l'ascolto: la sin troppo prevedibile “Holy Shadows” e la noiosa “Another time” non sono certamente a livello dei pezzi citati in precedenza, ma non ve ne accorgerete nemmeno!
In definitiva, si parla quindi di un ottimo album che farà felice qualsiasi power-metaller che si rispetti e che risulterà quantomeno godibile a tutti gli altri, a patto che si apprezzi questo tipo di timbro di voce e i classici riffoni alla Helloween, Gamma Ray e compagnia bella!




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