Edguy
Space Police - Defenders Of The Crown

2014, Nuclear Blast
Power Metal

Un ritorno alle sonorità classiche della band, per un disco assolutamente riuscito
Recensione di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 08/05/14

La folle armata capitanata da quel folletto di Tobias Sammet torna a sorprenderci a distanza di tre anni dal precedente “Age Of The Joker”. Parlo di sorpresa in quanto, dopo la sterzata verso lidi hard rock, mai avrei pensato di poter avere tra le mani un nuovo album degli Edguy fortemente contraddistinto da quel sano power metal dissacrante e ironico che li rese celebri anni fa.
 
A partire dal 2008, difatti, il quintetto di Fulda aveva messo da parte le sonorità più tipiche della band per seguire la vena compositiva di un Sammet sempre più influenzato dalle melodie hard rock, anche come conseguenza delle innumerevoli influenze ricevute da artisti conclamati nel suo progetto Avantasia. La strada maestra sembrava segnata a tal punto che negli ultimi sei anni era risultato alquanto difficile trovare una linea di demarcazione netta tra le produzioni firmate Edguy e quelle della celebre metal opera. Se il primo tentativo (mal riuscito) di questa conversione musicale era rappresentato dal discontinuo “Tinnitus Sanctus”, la bontà di “Age Of The Joker” sembrava mettere definitivamente una pietra sopra all’anima power metal del combo tedesco che però, come da tradizione, non finirà mai di stupirci.
 
L’inizio di “Space Police – Defenders of The Crown” viene affidato ad un brano di sicuro successo come “Sabre & Torch” nel quale sono ben presenti tutte le caratteristiche dell’album: riff di chitarra molto aggressivi e ottantiani, testi assolutamente irriverenti e ritornelli pronti per essere cantati dal vivo. I migliori capitoli del disco sono sicuramente, oltre alla citata opener, la bella e potente “Defenders of The Crown” e la sorprendente “Love Tyger”, canzone assolutamente frizzante che è stata anche scelta come singolo. La qualità media del disco è assolutamente buona anche se forse manca quel brano “immortale” sempre presente anche nei capitoli di minor successo degli Edguy (penso ad esempio alla stupenda “Ministry Of Saints“ all’interno di “Tinnitus Sanctus”). Il ritorno verso sonorità heavy è molto marcato, tanto da far pensare a questo disco come l’erede naturale di quel “Hellfire Club” che resta, a parere di chi scrive, un disco di caratura assolutamente superiore all’interno della discografia dei cinque di Fulda. Molti i punti in comune tra il sopracitato “Hellfire Club” ed il nuovo “Space Police – Defenders of The Crown”, sia in termini stilistici che di produzione, ma soprattutto questo “ritorno a casa” della proposta musicale degli Edguy ne esalta il loro carattere giocoso e assolutamente irriverente, facendo sorridere l’ascoltatore durante il piacevole ascolto e ricordando a tutti i fan del genere perché gli Edguy siano tanto amati.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool