A fine 2019, quando ancora era in corso il “Moonglow World Tour”, Tobias Sammet annunciava un minitour 2020 per celebrare il 20esimo anniversario del progetto. Il mondo di Avantasia sarebbe passato in Italia al Rock The Castle di quell’anno ma l’edizione, come tutti sappiamo, era stata poi rinviata al 2021 e cancellata. Alla fine, per ovvie ragioni, gli show per il ventennale non si sono mai tenuti, ma quest’estate Sammet & co. sono tornati in giro per il mondo. Purtroppo non è stata annunciata nessuna data in Italia così siamo giunti in Svizzera, precisamente a Pratteln, dove si svolgono le “Z7 Summer Nights”, una serie di concerti all’aperto, appena fuori dal Konzertfabrik Z7.

Giunti qualche ora prima dell’apertura delle porte, nonostante il caldo, troviamo già un gruppetto di fan provenienti da diversi Paesi. Entrati, notiamo, purtroppo, che nessun telo, come nelle scorse date, nasconde la scenografia, tra l’altro molto scarna rispetto a quella dello scorso tour. Giusto due scalinate a dividere il drumset (posto al centro) dalle tastiere e dai tre coristi. Inoltre, il background, con il logo della band, rimarrà statico per tutta la sera, senza schermi o variazioni di teli. Ma questi sono piccoli dettagli che non hanno intaccato il grandissimo concerto a cui abbiamo assistito.

Si inizia con “Twisted Mind”, proprio come nel primissimo tour del 2008. Un grande urlo dei presenti accompagna l’entrata in scena di Tobias Sammet, con tanto di cappotto e cilindro non poco appariscenti. Il secondo brano in scaletta è un classico del primo album, “Reach Out For The Light”. Ci viene “sparato” in faccia senza “Prelude” ed è qui che entra in scena Ralf Scheepers, per la prima volta coinvolto nel progetto. È impossibile sostituire la voce di Michael Kiske, ma il frontman dei Primal Fear sa il fatto suo e non sfigura quando c’è da toccare le note più alte.

Dal primo al prossimo album, dalla luce all’oscurità (anche se in realtà il sole illumina ancora la cittadina di Pratteln), da “Reach Out For The Light” a “The Wicked Rule The Night”. Il terzo pezzo in scaletta è proprio il primo singolo estratto da “A Paranormal Evening with the Moonflower Society”, in uscita il prossimo 21 ottobre: non si rallenta, quindi, e si procede con un altro brano power metal. A parte qualche imprecisione nelle prime strofe da Ralf, il risultato è una bomba anche grazie alla performance di Tobias che si rivela in gran forma.

Si rallenta all’improvviso con “What’s Left of Me”, ballad tratta da “The Mystery of Time”, album totalmente snobbato durante lo scorso tour. L’esecuzione di Eric Martin è da pelle d’oca e il lungo e scrosciante applauso ne è la conferma. Sammet presenta il vocalist dei Mr. Big e dopo un simpatico siparietto con qualche battuta in francese è ora di tirare fuori la voce per il pubblico svizzero, è ora di “Dying for an Angel”, brano immancabile nella loro setlist.

Da un classico all’altro: il capolavoro “The Scarecrow” per introdurre nella serata uno dei pilastri del progetto, Jorn Lande. Quasi non c’è bisogno di scriverlo: l’esecuzione del cantante norvegese è come sempre al limite della perfezione. Prima di salutare momentaneamente Lande, i due ci deliziano con “Lucifer”.

Sammet ci annuncia con grande dispiacere che Ronnie Atkins non è presente al concerto di Pratteln a causa della sua positività al Covid. Il frontman dei Pretty Maids, infatti, nonostante il cancro, ha deciso di tornare in tournée. Purtroppo siamo stati sfortunati e possiamo affermare che questa è la vera e unica nota stonata di una serata memorabile. Questa precisazione per introdurre “Invoke The Machine”. A sostituire Atkins ci pensa il corista e cantante dei Firewind, Herbie Langhans. La sua prova in merito è convincente, nonostante il suo sguardo cada spesso sullo schermo a modi karaoke ma visto l’emergenza glielo si può concedere. Meglio fa con “Draconian Love”, brano apprezzatissimo dai presenti.

È l’ora del sempreverde Bob Catley, il cantante dei Magnum, nonostante i quasi 75 anni, fa una delle sue classiche entrate saltellando e ballando. Terminata “The Story Ain’t Over”, che ha visto la partecipazione della corista Ina Morgan, Sammet elogia Catley inchinandosi e sottolineando più volte di quanto si senta onorato a condividere il palco con lui. Ci viene poi presentata la (semi) title track del prossimo album e secondo singolo pubblicato giusto pochi giorni fa. Catley ci invita a cantare e saltare insieme a lui: “The Moonflower Society” è una piccola perla e dal vivo rende ancora di più.

Dopo gli ennesimi elogi a Bob, Tobias invita nuovamente sul palco Eric Martin per cantare “Avantasia”, una sorta di inno che ovviamente non può mancare. Si rimane ancorati a “The Metal Opera, Pt. 1” con “Farewell”. A cantare la parte femminile tocca ad Adrienne Cowan, la giovane voce dei Seven Spires. Nonostante il risultato non sia male, si sente che questo pezzo non si addice alle vocalità di Cowan che brilla nei brani più “cattivi”. Ci sarebbe piaciuto sentirla in azione in “Book of Shallows”, purtroppo non in scaletta.

Durante tutta la serata ci sono diversi siparietti tra Sammet e gli altri cantanti sulla lingua da usare per interagire con il pubblico con la “lotta” tra l’inglese e il tedesco (che ha preso decisamente la supremazia). Tobi ha chiesto al pubblico se qualcuno parlasse italiano, scherzando sul gesto all’italiana, per poi chiederci se conoscessimo Luca Toni (lui che è un gran tifoso del Bayern Monaco). Dopo questa piacevolissima parentesi ci accorgiamo che è finalmente scesa la notte ed è ora che la “tempesta discenda su di noi”, è l’ora di “Let The Storm Descend Upon You” eseguita da Sammet, Lande e con Langhans e il chitarrista Oliver Hartmann a prendersi carico delle parti lasciate da Ronnie Atkins.

Photo Credits: Kevin Nixon

Il cantante di Fulda si congeda momentaneamente lasciando il palco a Lande che a sua volta invita la voce dei Mr. Big per cantare insieme “Promised Land”.  Si torna poi a tutto gas con la martellante “Shelter From The Rain” che vede il ritorno on stage di Ralf Scheepers e Bob Catley. Si va verso la fine con la bellissima “Mystery of a Blood Red Rose” cantata, come nell’ultimo tour, insieme a Bob. Un break di qualche minuto per tutti i componenti della band che vanno a riposare nel backstage. Già, per ora si è parlato solo delle grandi performance delle voci, ma il resto della band? Impeccabile. Felix Bohnke alla batteria è un “mostro”, come lo definisce lo stesso Sammet. Sascha Paeth e Oliver Hartmann perfetti negli assoli. Michael “Miro” Rodenberg alle tastiere e André Neygenfind al basso, anche se silenziosi e poco appariscenti, fanno decisamente il loro dovere.

La setlist si chiude con il classico “pop” di Sammet, “Lost in Space” che vede la partecipazione di Ina Morgan. Il concerto termina, come al solito, con il medley “Sign Of The Cross/The Seven Angels”, durante il quale, oltre alla presentazione di tutti i componenti, Sammet fa un piccolo tributo a Ronnie James Dio intonando “Heaven and Hell”.

Ma “Moonglow”? L’ultimo album? Totalmente snobbato? Già, 0 brani dall’album del 2019. Dando uno sguardo alle setlist delle recenti date si può notare la presenza di “Book Of Shallows”, probabilmente non inserita in scaletta per l’assenza di Ronnie Atkins e sostituita da “Draconian Love”, più adatta alle corde di Herbie.

Due ore e mezza memorabili con un Tobias Sammet divertito e che fa divertire, carico come non mai, quasi a tributare la perfezione. Come già scritto prima, l’unica pecca della serata è l’assenza di Ronnie Atkins ma con una lineup del genere che performa in questo modo si fa presto a farsi scivolare via l’unica vera nota stonata della serata. Non ci resta che aspettare l’annuncio del nuovo tour con la speranza di rivederli a casa nostra.

Setlist

Twisted Mind
Reach Out For The Light
The Wicked Rule The Night
What’s Left of Me
Dying for an Angel
The Scarecrow
Lucifer
Invoke the Machine
Draconian Love
The Story Ain’t Over
The Moonflower Society
Avantasia
Farewell
Let The Storm Descend Upon You
Promised Land
Shelter From The Rain
Mystery of a Blood Red Rose
Lost in Space
Sign of the Cross/The Seven Angels

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