Boundaries - Death is little more
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Boundaries – Death Is Little More

A pale light lingers no matter where I hide
Are you ready for truth and pain to be the same?

“Tant’ è amara che poco è più morte”: è così la selva oscura in cui Dante si trova nel Canto I dell’Inferno. Poche parole, ma molto significative e in cui è facile riconoscerci anche oggi, a secoli di distanza. Ed è da qui che i Boundaries sono partiti per scrivere il loro nuovo album, “Death Is Little More”, con il desiderio di addentrarsi nell’esistenza umana. L’idea? Esplorare la linea che separa vita e morte, soprattutto in quei momenti in cui i confini appaiono sfocati e l’oscurità prende il sopravvento.

Nell’intervista al cantante Matt McDougal, abbiamo parlato anche del desiderio di produrre un album più pesante e violento, senza rinunciare al sound che li caratterizza. Con la prima traccia, “Turning Hate Into Rage”, è subito evidente quanto la band sia cresciuta rispetto al precedente album “Burying Brightness”. E quanto sia incazzata.

Si ha la stessa impressione con “Darkness Shared”, in cui la band ci regala aperture melodiche e un primo accenno di voci pulite, ma con un finale senza sosta che ricorda in qualche modo il sound degli Slipknot. E anche con la successiva “Like Petals From A Stem”, breve ma intensa: una mitragliatrice di urla e batteria, come un pugno in faccia che ci aspettavamo, ma che fa male comunque.

“Easily Erased”, primo singolo estratto dall’album, ha una struttura impeccabile che ci porta sulle montagne russe. È violenta il giusto, e ci regala un assaggio di voci semi-pulite, in un ritornello che si incastra in testa già dopo il primo ascolto. Ottimo lavoro anche con “Cursed To Remember”, dal sound mid 2000 con un twist moderno, che stimola quell’effetto nostalgia che tutti amiamo, pur ricordandoci in che anno siamo.

La title track, “Death Is Little More” attinge al sound più classico del metal, con assoli, e mantiene alto il mood di tutto l’album. Così come fa il primo – riuscitissimo – featuring dell’album, “A Pale Light Lingers” cantata insieme a Lochie Keogh degli Alpha Wolf, con quella nota malinconica di cui spesso si sente il bisogno ascoltando musica.

Si prosegue sulla stessa linea con “Face The Blade” e “Scars On A Soul”, con un sound violentissimo e qualche accenno melodic, per poi arrivare ad altre due collaborazioni molto interessanti. La prima è ”Blame’s Burden”: quando entra la voce angelica di Marcus Vik degli Invent Animate tutto si ferma per un momento, e ci fa domandare se siamo ancora all’inferno o stiamo vedendo la luce per il paradiso. “Blood Soaked Salvation”, invece, è con Matt Honeycutt dei Kublai Khan e la sua voce roca, sgolata, cattiva e super hardcore.

Chiude l’album “Inhale the Grief”, che riassume un po’ tutto quello che abbiamo ascoltato finora. Una degna conclusione per un album così potente, sia musicalmente che emotivamente. Perché con “Death Is Little More” i Boundaries ci regalano un disco con una forte carica emotiva, che piacerà ai fan di quasi tutti i sottogeneri del metal.

30 minuti potenti e dal sound audace, che esplorano solitudine, paura, rabbia e amarezza, e che lasceranno il segno nel panorama musicale alternativo odierno.

Tracklist

01. Turning Hate Into Rage
02. Darkness Shared
03. Like Petals From A Stem
04. Easily Erased
05. Cursed To Remember
06. Death Is Little More
07. A Pale Light Lingers (feat. Lochie Keogh)
08. Face The Blade
09. Scars On A Soul
10.Blame’s Burden (feat. Marcus Vik)
11. Blood Soaked Salvation (feat. Matt Honeycutt)
12. Inhale The Grief

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