Una giornata di musica estrema nel mese più caldo dell’anno? Proposta allettante per alcuni, impensabile per altri. Oltretutto, quello che sembra all’inizio un sollievo si rivela in realtà il colpo di grazia: la location del Luppolo in Rock è sì il Parco Colonie Padane di Cremona – quindi un bel prato coperto da alberi, e soprattutto dalla loro ombra –, ma il palco è montato nel cortile interno della struttura, su una distesa di cemento perfetta per assorbire tutto il calore del giorno. Tuttavia, una volta fattisi coraggio, sono stati in molti a partecipare alla giornata conclusiva del festival, che dopo due giornate un po’ più tranquille (Doro e Saxon i rispettivi headliners), presenta una lineup fatta di velocità, potenza e anche un po’ di disgusto che mai male fa.

Slug Gore

Dopo una prima accoglienza all’interno del Parco – con svariati stand dedicati a cibo, dischi, abbigliamento e perfino artigianato – il palco accoglie alle 17:20 la prima band, i nuovissimi Slug Gore, che possono vantare già un certo seguito grazie alla notorietà sui social di due membri, Poldo (voce) e Danny Metal (batteria). Il gruppo offre un death grind all’insegna, come deducibile dal nome, della violenza e degli animali: titoli come “Hungry Parasitic Beast” e “Grounded by Slugs” scatenano la furia del gruppo romagnolo. Nonostante la maggior parte del pubblico sia ben lontano dal palco, rifugiato all’ombra, e non conosca la band, il frontman continua a intrattenere in maniera convincente, tanto da spingere alcuni temerari a correre sottopalco e a farsi cuocere dal sole pur di pogare. Il set di appena 20 minuti si conclude con un’esibizione di Poldo alla motosega, sulle note di “Mucus Chainsaw”. I fan del genere sicuramente non si faranno sfuggire questa nuova band.

Ancora sotto il sole si devono esibire anche gli astigiani Cripple Bastards, che ovviamente grazie alla loro fama ultratrentennale riescono a far venire avanti molte più persone. I Cripple sono proprio quelli che in gergo potremmo definire “vecchia scuola”: nessun tipo di intrattenimento o pausa tra le canzoni, solo e unicamente grindcore, senza compromessi. Non sono pochi i fan presenti in platea, che sfoggiano magliette storiche del gruppo e cantano insieme a loro “Misantropo a senso unico” e “Italia di merda”. Il batterista Raphael Saini è di una precisione sbalorditiva, i suoi colpi dettano i ritmi del pogo, mentre chi non vi partecipa è catturato dalle movenze quasi spiritiche del cantante Giulio The Bastard: non pronuncia null’altro al di fuori dei testi, esclusi qualche volta i titoli delle canzoni e un solo “Cambio rullante”, che interrompe per un paio di minuti la band. La performance si conclude alle 19, con un semplice “Grazie di essere venuti”.

Jeff Becerra

Quando finalmente buona parte dell’area non è più colpita dal sole, sale sul palco il primo grande nome della serata: i Possessed. Il gruppo californiano considerato pioniere del death metal in realtà deve la notorietà non solamente alla musica, ma alla storia del suo frontman. Jeff Becerra è senza dubbio uno dei cantanti – se non dei musicisti in generale – più rispettati dell’intera scena heavy metal: costretto sulla sedia a rotelle dal 1989, vittima di svariati problemi di salute, l’ultimo dei quali rischia di fargli perdere l’occhio destro (coperto da una benda stasera). Sfortunatamente il loro set è il più debole della serata: i volumi vengono spaventosamente alzati rispetto alle due band precedenti e i musicisti non sembrano al massimo delle loro condizioni, soprattutto Becerra, che non riuscirà nemmeno a cantare gli ultimi brani. Forse complice il caldo, forse complici un mix non completamente adeguato, insomma i Possessed non sembrano più quelli di una volta, ma il pubblico non mostra segni di disappunto e accoglie anzi positivamente grandi classici come “The Exorcist” e “Death Metal”.

Soulfly

Si è fatto praticamente buio alle 21 e la bandiera sul palco diventa brasiliana. I Soulfly rompono il ritmo che si era creato finora, invitando quasi più a saltare che a pogare con le loro canzoni nettamente più lente rispetto agli artisti precedenti, ma non meno aggressive. I ritmi tribali di Zyon Cavalera si mischiano perfettamente ai riff nu metal di Max – a completare questo quadretto famigliare ci sarà un altro dei figli, Richie Cavalera, che duetterà col padre sulle note di “Bleed”. Max è l’unico frontman della serata che intrattiene, parla col pubblico: vanta le sue origini italiane – con tanto di bestemmie ripetute – e invita continuamente a muoversi. La setlist è soprattutto dedicata ai primi dischi, tralasciando quasi l’uscita più recente (“Totem”, 2022); trovano spazio due cover: una, immancabile, dei Sepultura (“Refuse/Resist”) e “Wasting Away” dei Nailbomb.

Carcass

Giunti ormai alle 22:30, si torna al continente di partenza e finalmente salgono sul palco gli headliners della giornata conclusiva di Luppolo in Rock. I Carcass per i fan del metal estremo sono una specie di religione: Bill Steer non solo ha dato vita al grindcore con i Napalm Death, ma ha creato anche la sua deriva più grottesca con il goregrind dei Carcass, che per quanto negli anni abbiano arricchito – e ammorbidito – il loro sound, continuano ad attirare folle numerose, come testimonia anche la serata di due giorni prima a Roma. Nonostante sulla carta non sia la band più estrema della giornata, è sicuramente quella più d’impatto. I suoni sono fatti a regola d’arte: in mezzo a quello che è un terremoto sonoro si riesce a distinguere perfettamente la batteria di Daniel Wilding, coi suoi piatti pesanti quanto macigni, le chitarre di Steer e James Blackford, distorte ai limiti dell’immaginabile, e Jeff Walker, con il suo basso imponente e la sua voce da demone. Il set – a tratti magnificamente putrido – degli inglesi passa più in fretta del previsto (60 minuti, circa quanto Soulfly e Possessed), con una presenza inaspettata dell’ultimo “Torn Arteries” (2021) e la completa assenza del classico “Reek of Putrefaction” (1988).

Luppolo in Rock si chiude così quest’anno, tra violenza sonora e rumore di ogni tipo, con una folla di fedelissimi che possono solo attendere l’edizione 2024.

Setlist

SOULFLY

Back to the Primitive
No Hope = No Fear
Downstroy
Frontlines
Prophecy
Seek ‘n’ Strike
Fire/Porrada
Superstition
Scouring the Vile
Refuse/Resist
Wasting Away
Bleed
Eye for an Eye
Jumpdafuckup

CARCASS

Buried Dreams
Kelly’s Meat Emporium
Incarnated Solvent Abuse
Under the Scalpel Blade
This Mortal Coil
Tomorrow Belongs to Nobody
Death Certificate
Dance of Ixtab (Psychopomp & Circumstance March No. 1 in B)
Black Star/Keep On Rotting in the Free World
The Scythe’s Remorseless Swing
Corporal Jigsore Quandary
Ruptured in Purulence/Heartwork
Exhume to Consume
Tools of the Trade
316L Grade Surgical Steel

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