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Foo Fighters – But Here We Are

Tornano i prolifici Foo Fighters con un lavoro discografico, l’undicesimo della loro brillante carriera, ben lontano dal deludere i suoi fan: “But Here We Are” è un vero e proprio percorso introspettivo che, traccia dopo traccia, scava sempre più a fondo nel dolore della perdita di Taylor Hawkins, anima del gruppo.

Ciò che da sempre rende genuino il lavoro della band di Dave Grohl è la componente autobiografica, sincera ma, soprattutto, giocosa. Pochi giorni fa la band annunciava l’ingresso del nuovo batterista con un video ironico, in cui vediamo comparire alcuni dei più famosi batteristi della scena attuale: da Chad Smith a Danny Carey, creando ilarità e suspence, per finire con la presentazione di Josh Freese, che attende di cominciare le prove con la band. Per quanto un video del genere sia addirittura prevedibile da parte dei nostri Fighters, la forza con cui affrontano il lutto è a dir poco ammirevole.

Ritroviamo un tono che comunica speranza nei primi due brani del disco, “Rescued” e “Under You”, che parlano della vita che continua, della rabbia mista alla voglia di andare avanti. Eppure, traccia dopo traccia, il dolore si fa sempre più presente.

La batteria è opera di Grohl, che restituisce alla sua band, a tratti, il suo suono originario, grunge, compatto ed avvolgente. Un aspetto confortante per chi segue i Foo Fighters da sempre e che rende il lavoro forse ancora più intimo.

Taylor non è l’unico a cui viene dedicata l’opera: “But Here We Are”, title track dell’album, è dedicata anche alla madre di Dave, scomparsa lo scorso anno.

Nel rispetto della perdita dei loro cari, i Foo Fighters non hanno lasciato trapelare alcuna indiscrezione riguardo questo lavoro, hanno bensì preferito affrontare la produzione nell’intimità familiare: non è un caso che in “Show Me How” faccia capolino la voce di Violet Grohl, figlia di Dave. Una voce delicata, scura e un po’ soffiata che ci conforta in una traccia leggermente lontana dalle classiche sonorità dei Foo Fighters, dai tratti quasi materni (“I’ll take care of everything”). Così si scivola verso la fine del disco, dedicata interamente al lutto: abbandoniamo le sonorità agrodolci per sprofondare in un dolore inevitabile, che necessita di essere affrontato e reintegrato.

Ed è così che i Foo Fighters si lasciano andare ad una traccia dal carattere progressive, “The Teacher”, un vero e proprio ritratto del dolore, un dialogo interno, fatto di momenti di calma, quasi depressiva, alternato a momenti di rabbia incontrollabile. Il disco termina con “Rest” che si apre come un brano intimo, quasi una preghiera, per finire come un inno rock.

Lasciamo parlare la musica, come da volontà degli autori: è impossibile aggiungere altro. Un lavoro carico di emozioni, essenziale come la copertina che lo veste, tra piccole sperimentazioni e nuovi suoni, ritorni a casa, silenzi, melodie penetranti, cambi dinamici repentini e travolgenti.

Tracklist

01. Rescued
02. Under You
03. Hearing Voices
04. But Here We Are
05. The Glass
06. Nothing At All
07. Show Me How
08. Beyond Me
09. The Teacher
10. Rest

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