Bent Knee Frosting
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Bent Knee – Frosting

Negli ultimi anni sono in crescita gli artisti che potremmo definire “in fuga” dall’etichetta del prog-rock. Forse non tanto per repulsione o per un sentimento claustrofobico nei confronti dei dettami del genere musicale in sé, che di fatto identifica un’enorme vastità di stili e possibili influenze e derivazioni, quanto probabilmente per una questione di associazioni. Nonostante per definizione incorpori i lati più sperimentali e avanguardistici in ambito musicale, Prog è un termine che al tempo stesso trasuda classicismo e vetustà e che, rinnegato talvolta anche dai suoi più fedeli e storici alfieri, ancor meno attrazione riscontra nelle nuove leve. Questa una plausibile motivazione alla base di deviazioni come quella presa dai Bent Knee, giovane band americana che con “Frosting” saluta la progressivissima etichetta Inside Out per abbracciare la Take This To Heart Records.

Nonostante l’invidiabile aspetto da combriccola di compagni di classe delle superiori, il sestetto vanta alle spalle 5 album composti nell’arco di un decennio, nei quali ha sempre evidenziato un sound dalla natura fortemente variegata e sperimentale, che si appresta a raggiungere una nuova dimensione ed una nuova maturità. La direzione presa all’interno delle 15 tracce che compongono “Frosting” conferma infatti i sospetti iniziali, mettendo da subito in mostra un approccio più immediatamente poppy e al contempo elaborato dal punto di vista dell’effettistica e della produzione. Estremo emblema di questa tendenza è lo smodato utilizzo di auto-tune sulla voce cristallina della cantante Courtney Swain, che si palesa in apertura in pezzi come “Invest In Breakfast” e “Casper”, contribuendo ad un upbeat che si contrappone alla natura più riflessiva e profonda di molti brani del passato della band. Anche l’apparente mancanza di significato dei testi in svariati passaggi contribuisce ad un’atmosfera trippy e spensierata, una specie di aura beatlesiana dei giorni nostri.

Di certo, però, i Bent Knee non rinunciano al loro lato oscuro, anzi in apertura di album sembrano proprio servirsene in un gioco di contrasti che vede le tracce già citate in contrapposizione – ad esempio – alla più drammatica “Baby In The Bush” o a “The Upward Spiral”, non troppo velato riferimento ai Nine Inch Nails dalla natura ironicamente industrial e riff maggiormente affini ad influenze classic rock.

“Frosting” prosegue nella sua parte centrale tra atmosfere ambient rilassate (“Set It Off”, “Ermine”, “The Floor Is Lava”) ed esperimenti elettropop come “Queer Gods” e “Rib Woman”, passando anche da brani che ci fanno interrogare sulla loro effettiva utilità nel contesto del disco, come in qualsiasi altro. È ad esempio il caso di “Pause”, una fastidiosa sinusoide di frequenze difficilmente sopportabili della durata di oltre 30 secondi, che avrà pure una sua qualche giustificazione artistica, anche se risulta difficile giustificare un intermezzo che spinge con tale urgenza a cercare i tasti del volume del proprio dispositivo.

Sul finale trova spazio anche qualche struttura maggiormente riconducibile al nostro caro, bistrattato prog-rock, comunque onnipresente nella tavolozza dei Bent Knee dall’inizio alla fine del disco, ma più marcatamente udibile nelle ritmiche di tracce come “Cake Party” e “OMG”, chiosa posta a ricordarci la natura e l’essenza più distintiva del gruppo di Boston.

“Frosting” non è altro che una nuova, moderna faccia di un complesso che vanta doti tecniche e compositive di alto livello, un lavoro in cui l’approccio vocale puro e angelico alla Kate Bush di Swain si prende una buona fetta della scena, seppur talvolta eccessivamente impasticciato nell’utilizzo stucchevole dell’effettistica. In conclusione, l’album rappresenta di fatto un’interessantissima dichiarazione da parte dei Bent Knee riguardo al proprio percorso musicale. Probabilmente “Frosting” non sarebbe il miglior portale di accesso alla discografia di questa band, ma piuttosto un album che richiede tempo e, forse, consapevolezza delle caratteristiche di questi ragazzi per essere compreso e goduto al meglio.

Tracklist:

01. Invest In Breakfast
02. Baby In The Bush
03. Casper
04. Fighting All My Life
05. The Upward Spiral
06. Set It Off
07. Pause
08. Have It All
09. Queer Gods
10. Rib Woman
11. Ermine
12. The Floor Is Lava
13. Cake Party
14. OMG
15. Not This Time

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