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Non ci siamo ancora ripresi dal passaggio dei Meshuggah ed ecco che a farci visita tocca questa volta a un’altra delle band di punta del metal moderno. Forti dell’accoglienza riservata a “Fortitude”, pubblicato ormai due anni fa, i Gojira sono in tour da allora e, a distanza di nemmeno 11 mesi, tornano in Italia per una data unica a Milano.

Entrando all’Alcatraz il colpo d’occhio è notevole: la band capitanata dei fratelli Duplantier ha acquisito, nel corso degli ultimi anni, grande successo e la folla, già prima che la serata inizi, occupa praticamente tutta la platea. Sembra passata un’eternità da quando il quartetto era relegato a suonare sul palco B davanti a qualche centinaio di persone e questo è un altro dei punti che certifica l’ascesa e l’importanza dei Gojira nell’attuale panorama musicale. Che il pubblico sia carico a molla si riesce intuire già solo guardando la reazione dei presenti davanti agli Urne, che presentano un interessante alternarsi di violenza e melodia, e soprattutto ai Conjurer, autori di una performance devastante e acclamata dalla totalità dei fan.

Sono quasi le 22 quando le luci si spengono nuovamente e, dopo una breve intro, possiamo riabbracciare la band francese, che apre le danze con “Ocean Planet”, graditissima sorpresa che non vedeva posto in scaletta da diversi anni. I quattro sono mastodontici, così come la loro musica, e il loro urlo si alza implacabile con “Backbone”, con la quale inizia anche la carneficina nelle prime file. La scaletta si muove bene attraverso buona parte della discografia della band (anche se è un peccato sentire solo la bellissima title track da “L’Enfant Sauvage”) e oltre agli ultimi “Fortitude” e “Magma”, viene dato spazio anche a “The Way Of All Flesh” e al capolavoro “From Mars To Sirius”. Effettivamente, poter ammirare “Flying Whales” dal vivo rimane un’esperienza catartica, un rollercoster fisico ed emozionale che permette di passare dagli iniziali momenti sognanti a riff di una pesantezza estrema.

Le sorprese gradite (e catartiche) continuano anche con il ritorno in scaletta di “The Art Of Dying”, che riassume perfettamente l’intera esibizione nel mostrare quattro musicisti chirurgici e, soprattutto nel mostruoso build up iniziale, evidenzia le capacità inumane di Mario Duplantier dietro le pelli. Il batterista delizia i fan anche con un assolo, oltre a prendersi acclamazioni infinite – e gli auguri di buon compleanno. Lo show fila liscio senza praticamente nessuna pausa. Joe Duplantier è giustamente di poche parole, ringrazia ogni tanto e lascia che la sua magnifica versatilità vocale investa i presenti, insieme a riff colossali come quelli di “Grind”, “Stranded” – e spiegatici come si fa a non perdere la ragione sul finale di “Born For One Thing”.

Superata la metà dello show, si rivede “Oroborus”, prima dell’unico momento di relativa calma, rappresentato da “The Chant”, con il suo ritornello cantato in coro da tutto il pubblico. Dopo “Amazonia”, che conquista con il suo groove irresistibile, la band chiude lo show con le immancabili “Silvera” e “Vacuity”, che mettono il sigillo su una performance maiuscola.

The mightiest comes to me/I’m on the wing, wide open
They teach me how to fly/Slowly moving in the air

Forse ciò che riesce a spiegare meglio cosa significa vedere i Gojira dal vivo sono proprio questi versi di “Flying Whales”: l’imponenza che i quattro emanano attraverso la propria musica – anche grazie a volumi estremamente elevati – è qualcosa di difficilmente comunicabile e trovabile altrove. Se poi consideriamo anche l’eccezionale pulizia dell’esecuzione da parte di tutta la band, capiamo facilmente per quali motivi i Gojira, dopo oltre 20 anni di attività, sono ancora nelle fasi più splendenti della propria carriera, oltre ad essere un punto di riferimento per tutto il panorama metal moderno. In una sola, semplice parola: mastodontici, proprio come il kaijū che porta lo stesso nome.

Setlist

Ocean Planet
Backbone
Stranded
Flying Whales
The Cell
The Art of Dying
Drum Solo
Grind
Another World
Born for One Thing
L’Enfant Sauvage
Oroborus
The Chant
Amazonia
Silvera
Vacuity

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