Lunedì mattina ci siamo recati presso gli uffici della Universal, a Milano, dove ad accoglierci c’erano nientepopodimeno che Cristiano Godano e Riccardo Tesio dei Marlene Kuntz, per un’occasione molto speciale: i 30 anni di “Catartica”. Il disco d’esordio della band cuneese non solo ha lanciato la loro carriera, ma ha lasciato un vero e proprio solco nella musica italiana, arrivando ad essere definito oggi un album di culto.

Venerdì 8 marzo sarà disponibile la ristampa del disco in formato CD, doppio LP (entrambi con libretto ricco di scatti inediti) e Box Deluxe limitata e numerata: raccolta che includerà i suddetti formati, il poster del tour 2024, un “fan pass” esclusivo che potrà dare la possibilità di incontrare la band in uno speciale meet & greet durante le tappe del tour e perfino la musicassetta del rarissimo bootleg “Demosonici”, di cui è stato pubblicato l’inedito “Fine della danza”. Riccardo ne parla così:

Demosonici in realtà non è stata una nostra idea, ma non parlo solo del titolo. Qualcuno al tempo mise insieme queste registrazioni, ne fece una cassetta e iniziò a circolare in giro, tant’è che a un certo punto fu venduta perfino a noi… [ridiamo tutti, ndr] Ci sono le prime versioni di alcuni brani di “Catartica”, alcuni de “Il vile” e in mezzo c’è anche “Fine della danza”, un pezzo che alla fine scartammo dal primo disco. E ogni volta che ne facevamo uno nuovo finivamo per scartarlo sempre, solo che a me piace tanto e allora ho insistito per metterlo qui.

Questa la tracklist di “Demosonici”:

01. Fine della danza
02. La verità
03. Trasudamerica
04. 1° 2° 3°
05. Capello Lungo
06. Donna L
07. Gioia (Che Mi Do)
08. Sig. Niente
09. Merry X-Mas
10. M.K.
11. Fuoco Su Di Te
12. La Divina
13. Ape regina
14. Lavori di costruzione di edificio

Cover Fine della Danza

Consapevole di quanto oggi vada di moda fare questo tipo di tour, edizioni speciali e così via – anche come escamotage per nascondere una mancanza di ispirazione artistica nel creare qualcosa di nuovo –, Cristiano afferma:

Questo percorso lo abbiamo già fatto, per i 20 anni di “Catartica”, poi per “Il vile” e anche per “Ho ucciso paranoia”. Stavolta c’era un po’ di vago pudore, alla Marlene Kuntz, perché noi siamo sempre molto attenti a non fare cose scontate, non eravamo sicuri all’inizio. Invece, il fatto che probabilmente chiuderemo il tour con tutte date sold out dimostra che la gente lo desiderava.

In effetti sono molte le date già sold out del tour che li vedrà impegnati tra marzo e aprile. I musicisti si sentono “estremamente carichi, vogliosi, motivati. Intimamente certi che saranno concerti estremamente potenti”. E autocitandosi Cristiano afferma che “non sarà una festa del cazzo”. Di seguito la lista completa delle tappe e il link per acquistare i biglietti rimasti:

MANIFESTO Tour aggiornato 4 marzo 2024

Biglietti disponibili QUI.

Cantante e chitarrista hanno parlato molto dei loro primi anni, definendo l’album “la realizzazione di un sogno dopo 5, 6, 7 anni di cantine, di gavetta. Avevamo raggiunto un traguardo.” “Catartica” ha senza dubbio alcuno avuto il merito di tracciare un segno indelebile nel nostro panorama musicale, tanto da rendere i Marlene Kuntz uno dei gruppi cardine del rock italiano. A riguardo di questa immensa riconoscenza, Cristiano dice:

Provo affettuosa tenerezza, orgoglio. Sapevo quanto fosse difficile fare rock in Italia, avendo come riferimento tutto il mondo noise americano, inglese ma non solo. Abbiamo dato il massimo a quei tempi, anche perché eravamo quasi fuori età, io avevo 27/28 anni… Siamo riusciti ad uscire senza le ossa spezzate dal confronto con i nostri riferimenti.

E proprio a proposito di riferimenti, viene incalzato sulla tormentante definizione i Sonic Youth italiani: “A dire la verità, io sono sempre stato in buona fede a riguardo, cioè ero io che dicevo senza problemi che i Sonic Youth erano la mia più grande influenza. Riccardo ad esempio non li conosceva, era un metallaro. Più che il loro suono ho mutuato la forma direi, vicina al prog, che esce dal canone strofa-ritornello-strofa.

Riccardo aggiunge: “A noi faceva piacere questo paragone, ma io ero confidente che durante l’ascolto della nostra musica si notassero le differenze.”.

E dire che questo preponderante elemento noise poteva quasi non esserci nella musica dei Marlene Kuntz. Cristiano ci ricorda il suo ingresso nel gruppo:

Mi hanno cercato loro all’inizio. Io avevo appena concluso l’esperienza con i Jack on Fire e non sapevo se potessi infilarci la mia passione per il noise con loro… alla fine li ho conosciuti meglio e ho capito che si poteva fare; in più, mi sono portato dietro dai Jack on Fire il batterista, Alex Astegiano, ed è lui che inizialmente cantava. Era una bella presenza, cantava a petto nudo, molto Iggy Pop-style.

R: “Bisogna dire però che Cristiano scrive i testi fin dall’inizio, quindi sì, Alex era bravo ma era un interprete, Cristiano è sempre stato il nostro autore.

C: “Ridicolo tentativo di riaccreditarmi dopo 30 anni.” [ridiamo tutti, ndr]

Ricollegandosi al discorso tour, Cristiano ha speso qualche parola anche per Luca Bergia, batterista e fondatore della band, scomparso quasi un anno fa: “A dire la verità, fu Luca a cercarmi. Io gli avevo già detto di no due volte. Poi ci trovammo entrambi al concerto dei Public Enemy a Torino e ricordo che mi corteggiò per la terza volta: alla fine acconsentii… in qualche modo faremo capire al pubblico che questo tour è dedicato a lui.

Dopo l’uscita del videoclip di “Nuotando nell’aria”, composto da materiale d’archivio di quegli anni, venerdì sarà la volta del video originale e mai pubblicato di “Lieve”, brano che deve la sua fama anche a un’esibizione dal vivo dei C.S.I.. Il gruppo emiliano/toscano è stato fondamentale per Godano e soci:

Avevamo vinto la possibilità di partecipare a una compilation curata da “Rock Targato Italia”. Eravamo stati esclusi, poi ripescati perché una band per motivi ideologici non aveva partecipato… Viva Dio, entriamo noi [ridiamo tutti, ndr]. Le registrazioni si tenevano in questi studi vicino a Firenze e il direttore artistico era Gianni Maroccolo [bassista dei C.S.I., ndr]. Lui ci scopre, ci apprezza, stravede per noi e si arriva alla classica situazione in cui la band avrebbe messo un po’ di soldi, l’etichetta [C.P.I., Consorzio Produttori Indipendenti, ndr], che ancora non esisteva ma era già nelle idee di Gianni, avrebbe messo il resto. Poi fortunatamente arriva Enrico Romano, un discografico che lavorava per la MCA e che aveva letto una recensione, mi pare su Rockerilla. Da quel momento in poi non ci preoccupammo più dell’investimento. Maroccolo è stata la nostra persona di riferimento fino a 10 anni fa, per tutto quanto. Ora siamo diventati adulti, non ci frequentiamo più ma siamo amici leali e duraturi.

È una chiacchierata piena di ricordi quella che Godano e Tesio svolgono con noi. Cristiano racconta con ironia il furto della sua pedaliera dal palco durante un evento organizzato dal C.P.I. a Roma. In generale c’è tanta nostalgia tra le loro parole, sia per loro stessi che per la scena in generale. Cristiano:

A noi conviene che il passato non passi. I CCCP erano destinati a rimanere, c’era e c’è una concretezza, una densità artistica non trascurabile. Ma poi penso anche alle band contemporanee a noi, come gli Afterhours, o a quelli che poi hanno percorso il nostro solco, come i Verdena; ne parlavo proprio con Alberto [Ferrari, voce e chitarra, ndr] quest’estate e credo che per loro “Il vile” sia stato molto importante. Oppure mi vengono in mente Il Teatro degli Orrori, non perché abbiano preso qualcosa da “Catartica”, ma perché erano nel solco tracciato dal grunge, no? Il grunge esplode, i Nirvana esplodono e per fortuna noi eravamo coevi.

Si lancia anche in affermazioni molto calde:

Quando “Nevermind” uscì, io coltivavo il mio sogno già da 10 anni. Anzi, devo dire addirittura che la prima volta che sentii “Smells Like Teen Spirit” mi sembrò anche un po’ banalotta, per tutto quello che avevo già sentito prima. Però ovviamente è un disco bellissimo, assolutamente

R: “Diciamo che questi gruppi, come noi, hanno creato curiosità per le etichette indipendenti. La gente era curiosa e andava ai concerti organizzati da certe etichette, andava a sentire i gruppi emergenti. Gli ultimi che mi vengono in mente ad aver fatto un po’ questo sono i Negramaro.

I due artisti non nutrono grandi speranze per la musica di oggi. Mentre Cristiano dà tutta la colpa a Internet e alla volatilità della musica, affermando che “i risultati di “Catartica” oggi sarebbero impossibili”, Riccardo vede un fattore generazionale alla base: “Il punto è che sono cambiati gli intenti. In “Catartica” c’è tanta rabbia ma è una rabbia anche positiva, c’è voglia di andare avanti. Oggi forse invece si è più rassegnati

Sul senso di fare ancora album oggi:

R: “Io credo che ci sia una riscoperta dell’album, però non saprei se sia un vero e proprio fenomeno. Sicuramente la musica frammentata di adesso scontenta un po’ di persone, ma non so se queste siano un numero significativo e in aumento oppure no.

C: “No, ovviamente, da un certo punto di vista, ma sì allo stesso tempo, finché c’è qualcuno che lo desidera. I giovani che fanno rock esistono, con la totale consapevolezza di fare musica gratis perché oggi si guadagna attraverso le piattaforme digitali e per guadagnare davvero occorre fare milioni e milioni di ascolti. Chi li fa? Il 5%. Poi, io dico che la fascinazione del rock c’è, ma ovviamente il rock non è l’unica musica. è una delle tante e come esiste il rap bello e il rap brutto, stessa cosa vale per il rock… Ovvio che, da musicista tradizionale, quindi che suona fisicamente uno strumento invece di programmarlo, mi auguro che i giovani continuino a fare rock

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