NUOVE USCITERECENSIONI

Liam Gallagher – C’mon You Know

A pochi mesi dai 50 anni, Liam Gallagher pubblica quello che ad ora è sicuramente il suo lavoro in studio più interessante. “C’Mon You Know” marca molte volte l’uscita dalla comfort zone dell’ex Oasis, vedendolo interpretare con discreta malleabilità brani che alternano ispirazioni ’90 ad altri decisamente più moderni. E poi ci sono i Beatles, ma vabbè, lo sapevamo già.

Come più volte riproposto nei precedenti lavori da solita, l’animo Screamadelica esce prepotente e nel brano d’apertura “More Power” non manca di farsi sentire. Un coro di bambini introduce il disco e la voce di Gallagher entra con la solita personalità a mettere i puntini sulle i. Con Andrew Wyatt ormai fedele compagno di scrittura e produzione, il disco prosegue introducendo velatamente delle sfumature elettroniche che erano meno frequenti nella carriera del cantante fino ad ora.

“Diamond In The Dark” e “Don’t Go Half Way” formano una coppia trampolino di lancio verso la title track, già singolo ad anticipare il disco, che rappresenta una bella novità. La linea vocale è quella che già conosciamo – ci mancherebbe – ma arrangiamento ed una strizzatina d’occhio al contemporaneo non esitano a mostrarsi come una piacevole alternativa a quanto già sentito ad oggi nella produzione degli ultimi anni del frontman di Manchester. È tempo di un respiro più ampio con “Too Good For Giving Up” e “It Was Not Meant To Be”, ballate che forse incidono meno sullo sviluppo dell’album rispetto al resto. C’è molto Beatles nella costruzione della parte ritmica e spuntano anche delle pedal steel ad aprire l’orchestratura. Si intravede la ricerca di una nuova Once, singolo di incredibile fattura presente nell’album precedente, ma manca forse un po’ di mordente alle melodie non imperdibili di questa coppia di brani. Chi si sarebbe aspettato, qualche tempo fa, di vedere accreditato un membro dei Nirvana all’interno di un disco di un membro degli Oasis? Personalmente, avrei creduto più probabile una reunion della band di Manchester. Invece nel singolone autoreferenziale “Everything’s Electric” la scrittura è stata condivisa con Dave Grohl, con risultati altalenanti: il ritornello è sicuramente catchy, ma lo sviluppo del brano perde di originalità man mano che si procede verso la fine. Sarà sicuramente più interessante dal vivo.

Scolliniamo la metà di “C’Mon You Know” e tornano le suggestioni “Primal Scream” abbinate ad atmosfere southern per “World’s In Need”, condita di una cavalcata cowboy e orchestrazioni di mellotron che entrano ed escono dalle linee melodiche principali. Ci troviamo ora a confronto con due brani che non ci saremmo aspettati da Liam Gallagher. “Moscow Rules” cala un’ombra swinging come un vestito ancora un po’ troppo stretto per la dirompente personalità dell’interprete, creando sensazioni di sopresa e – forse – un po’ di titubanza per questo esperimento stilistico. “I’m Free”, invece, ci porta in soluzioni dub incredibilmente adatte all’interpretazione dell’ex Oasis, aprendo un bello spiraglio di alternativa.

Farsi mancare un po’ di break-beat britannico? Certamente no: “Better Days” lascia poco all’ascoltatore, ma è una dedica d’amore incondizionato alla Brighton danzante di trent’anni fa. Va bene così. Il dubbio che Gallagher sia entrato di straforo negli archivi di Apple per rubare qualche B-side da Abbey Road dei Beatles ci sorge nell’ascolto di “Oh Sweet Children”: più che una dedica è veramente preghiera a John Lennon. Sarebbe stato bello se il disco si fosse concluso qui, l’epilogo perfetto per un lavoro di buona fattura e discreta inventiva. Invece “The Joker” e “Wave” non aggiungono davvero nulla a quanto sentito fino ad ora, si buttano nel mucchio per fare un po’ di baccano e niente di più. Nessun dramma, forse solo un po’ di noia.

Tirando le somme di questo lavoro, nel complesso, l’ascolto scorre liscio e regala qualche momento di sorpresa per soluzioni inaspettate e gradite, se si analizza con l’orecchio critico della storia che precede l’artista. C’è grande sincerità e traspare una sensazione di maturità emotiva che non eravamo abituati ad individuare in Liam Gallagher, ma alla quale – forse – dovremo abituarci.

Tracklist

01. More Power
02. Diamond In The Dark
03. Don’t Go Halfway
04. C’mon You Know
05. Too Good For Giving Up
06. It Was Not Meant To Be
07. Everything’s Electric
08. World’s In Need
09. Moscow Rules
10. I’m Free
11. Better Days
12. Oh Sweet Children

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