Nostalgia For A Time That Never Existed”: nome alquanto singolare e accattivante per un tour. Se poi pensiamo che è il 6 maggio ma continua a piovere un giorno sì e l’altro pure, potremmo elaborare che il periodo mai esistito sia proprio questa primavera. Perciò, sono ottime le premesse per il concerto di Luke Hemmings: dopo aver inaugurato la sua prima tournee da solista al Bataclan di Parigi la sera precedente, ora tocca al Fabrique di Milano.

È ovviamente scontato dire quante persone si trovino in fila già dalla prime ore del pomeriggio: del resto, stiamo parlando del frontman di una pseudo-boyband, che dopo tanti anni passati a sfornare dischi e riempire arene a ripetizione, ora ha deciso di riservarsi un piccolo spazio personale e fare un qualcosa di diverso. Dopo aver constatato che su disco le cose funzionano, ora verifichiamo se anche dal vivo riesce a sorprendere senza gli altri 5 Seconds of Summer.

Il tour, che fa un po’ il giro del mondo in poco più di un mese, prevede diversi artisti d’apertura e all’Europa toccano i NewDad, quartetto di giovanissimi irlandesi che incantano con le proprie canzoni, a un crocevia tra lo shoegaze, l’indie pop e la lo-fi. Si percepisce fin da subito la loro spontaneità e il loro divertimento, il pubblico accoglie molto bene il loro breve set, dedicato principalmente al loro disco d’esordio “Madra”, uscito a gennaio.

I tempi vengono perfettamente rispettati e alle 21 in punto, con il locale ormai riempito – a metà della capienza per questa sera –, Hemmings e la sua band salgono sul palco. È subito musica: “A Beautiful Dream”, “Motion” e via diritti in una scaletta che prevede quasi tutta la sua discografia, ovvero “When Facing the Things We Turn Away From” (2021) e l’ultimo “boy” (2024), per un totale di 17 brani eseguiti.

Dal suggestivo titolo del tour e dalla musica che abbiamo potuto sentire su disco, l’aspettativa di chi vi scrive era di trovarsi a un concerto molto intimo, dalle atmosfere un po’ sognanti, un po’ com’era stato l’anno scorso M83. Tuttavia, non si era tenuto conto di un fattore non indifferente: il pubblico. L’esercito di ragazze presenti è qui per gridare, ballare, cantare e divertirsi, per quanto triste e profonda la musica possa essere. Non bastano le striscioline di carta bianca penzolanti dal soffitto per farci viaggiare, sono tutti troppo impegnati a farsi rapire dal proprio telefono piuttosto che dalla musica.

Luke Hemmings
Foto: Andrea Vargas

Sicuramente il cantante australiano era consapevole di tutto ciò; peccato però che nessuno sia attento a notare quanto lo spettacolo sia di alta qualità, e non parliamo solo di trucco e parrucco. I complimenti più grandi vanno fatti ai fonici, che hanno studiato il suono perfetto per lo show: nonostante le urla interminabili – anzi, forse proprio perché ne avevano tenuto conto – ogni strumento è perfettamente udibile, perfino la voce di Hemmings in falsetto. La band – batteria, basso, tastiera, chitarra – accompagna egregiamente l’artista, che si tratti di pop melenso (“Saigon”) o di sezioni più marcatamente rock (“Mum”). Anche i tecnici delle luci hanno fatto un buon lavoro, tolto lo smarrimento iniziale su “Close My Eyes”, in cui l’intero band è rimasta al buio durante il ritornello; “Diamonds” e “Starting Line” invece sono ottimi esempi di come dovrebbe essere a livello visivo un concerto del genere – e qui le vibes da M83 c’erano.

Per dare anche più conto di quanto il pubblico fosse rapito solo dai glitter di Hemmings, ricostruiamo quanto accaduto al termine di “Mum”: la platea intona il classico “Po-po-po” whitestripesiano, per essere però interrotta dal cantante che si preoccupa per una persona in difficoltà. Neanche il tempo di accertarsi che stia davvero bene e che arrivino i soccorsi, le presenti riprendono con un coro, questa volta “Sei bellissimo”. Una scena tragicomica che potremmo trovare in un film di Woody Allen.

Ma insomma, è stato un bel concerto? Sì, soprattutto per chi è stato attento. 70 minuti di musica suonata molto bene, in cui è stata infilata anche una piacevolissima cover di “Friday I’m in Love”. Perciò, se amate questo tipo di musica, non fatevi scoraggiare dalle urla: armatevi di tappi e correte a vedere Luke Hemmings.

Setlist

A Beautiful Dream
Motion
Close My Eyes
Saigon
Comedown
Diamonds
Place In Me
Benny
Mum
Bloodline
Slip Away
Baby Blue
Friday I’m in Love
Garden Life
Shakes
Iim Still Your Boy
Starting Line

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