Tutti noi siamo oramai abituati a vedere i concerti come dei semplici appuntamenti per vedere dal vivo i nostri artisti preferiti, arrivando a considerare i live come semplice attività lavorativa di una band. Saremmo dei bugiardi se vi dicessimo che quanto ora detto non corrisponda almeno in parte alla realtà, ma questo modo di vedere le cose, oltre ad “inaridirci il cuore”, ci farebbe distogliere lo sguardo da alcuni dettagli; ed i dettagli, si sa, sono sempre quelli che fanno la differenza, soprattutto per quanto riguarda il live di cui stiamo per parlarvi.

La serata dell’11 Marzo 2022 al Largo Venue rappresentava la prima tappa del Death to False Tours, il tour promozionale di “Dislike to False Metal”, il settimo album dei Nanowar of Steel; se è vero che la pandemia ha fatto aumentare il desiderio di musica dal vivo, è altrettanto vero che pochi avrebbero potuto immaginare il sold out della data con circa due mesi di anticipo, spingendo il promoter a “raddoppiare” l’appuntamento con una nuova serata per il giorno successivo, anch’essa andata sold out. Se registrare il tutto esaurito a sud di Milano è un’impresa non da poco, constatare che la quasi totalità delle altre date del tour si sta avvicinando questo traguardo ci fa capire quanto grande sia l’hype attorno all’ultima fatica discografica del gruppo.

Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con la band (di cui trovate il resoconto cliccando qui), ci siamo addentrati nella location, riempitasi a tappo in una manciata di minuti. L’attesa del pubblico, fomentato dall’intro che preannuncia l’inizio del concetro, esplode subito dopo sulle note di “Sober”, il primo pezzo di “Dislike to False Metal”, che riesce a scaldare l’audience quel tanto che basta per piazzare i due colpi subito successivi, che rispondono al nome di “Gabonzo Robot” e “The quest for Carrefour”. Subito dopo aver assestato questa prima tripletta, i Nanowar si concedono ai boati del loro pubblico, che non aspetta altro che di tuffarsi nel cuore della scaletta.

“Winterstom of the Night” è il secondo pezzo estratto da “Dislike”, che il pubblico sembra già conoscere a memoria, esattamente come conosce a memoria “Il Cacciatore della notte”, con l’immancabile barbagianni che fa capolino sul palco.

Foto: Marco “VonKreutz” Novello

Ma cosa sarebbe una performance dei Nanowar of Steel senza quelle abbondanti dosi di ironia a cui la band ci ha abituati nel corso degli anni? Ed è proprio per questa ragione che il gruppo spinge i propri fan al “Wall of love 2.0“, facendoli dividere nelle classiche due fazioni contrapposte sulle note di “Raining Blood” degli Slayer che, al culmine della tensione, sfociano in un inaspettato “Vattene amore” di Amedeo Minghi, causando ondate incontrollabili di abbracci, baci, effusioni e “dudu dadadà” di vario genere.

Se con “Odino & Valhalla” andiamo un bel po’ indietro nel tempo, si torna subito nel presente con il tormentone di qualche estate fa e con quello attuale; stiamo parlando, rispettivamente, di “Norwegian Reggaeton”, diventata uno dei i cavalli di battaglia del quintetto, e di “Disco Metal”. Entrambi i pezzi scatenano balli e pogo in egual misura, confermando il fatto che non è eresia accostare metal e dance.

Il tempo di mettere da parte salvagenti, gonfiabili e mojito ed è subito il tempo di “Rosario” e di quella “Pasadena 1994” che in molti stavano aspettando. L’ultimo singolo pubblicato, come oramai noto, è una riproposizione in chiave epica della celebre finale dei mondiali USA ’94, con tanto di maxischermo a proiettare i tristemente celebri rigori sbagliati dall’Italia, con annessa telecronaca di Bruno Pizzul a rendere ancora più indimenticabile l’esperienza. Sempre per rimanere il tema pallonaro, non poteva ovviamente mancare “Il Signore degli Anelli dello Stadio”, il collage di cori da stadio rivisitati in chiave tolkieniana, cantata a squarciagola da praticamente tutti i presenti.

“Armpits of Immortals”, “Feudalesimo e Libertà” e “Hail to Liechtenstein” concludono la prima parte della serata, aprendo la strada ad i consueti bis di rito che, in questo caso, vedono avvicendarsi “La maledizione di Capitan Findus”, “Valhalleluja” e “Polenta Taragnarok” che, di fatto, conclude la serata, lasciando un po’ a bocca asciutta coloro che si aspettavano l’intramontabile “Giorgio Mastrota”.

A bocce ferme, non possiamo che constatare lo stato di forma smagliante in cui si trovano i Nanowar of Steel, capaci di scatenare e divertire al tempo stesso una folla di circa 1000 persone per quasi un’ora e mezza di set. Ma i dettagli più importanti, quelli a cui abbiamo accennato in apertura, consistono nell’entusiasmo dei fan, sfociato nell’assalto al banco del merchandise subito dopo la fine del concerto, facendo razzia di magliette, cd, vinili, polenta e di qualsiasi altro oggetto fosse in vendita. Quanto ora detto non fa altro che certificare che la band è oramai salita ad un livello superiore, quello che ti consente di calcare le assi di un palco italiano ed estero con la stessa sicurezza, sapendo di poter contare su un pubblico tanto fedele quanto appassionato. Alla fine della fiera, non potrebbe esserci una notizia più bella di questa.

Setlist

Sober
Gabonzo Robot
The Quest for Carrefour
Winterstorm in the Night
Il cacciatore della notte
Wall of Love 2.0
Odino and Valhalla
Disco Metal
Norwegian Reggaeton
Rosario
Pasadena 1994
Il Signore degli Anelli dello Stadio
Armpits of Immortals
Feudalesimo e libertà
Hail to Liechtenstein
La maledizione di Capitan Findus
Valhalleluja
La Polenta Taragnarock

Comments are closed.