NUOVE USCITERECENSIONI

Overkill – Scorched

Non si può che negare che, da “Ironbound” (2010) in avanti, gli Overkill abbiano decisamente innestato la quinta, merito sia di una scrittura più elastica sia dei mezzi tecnici e della visibilità messi a disposizione dalla Nuclear Blast Records. “Scorched” rappresenta il ventesimo album di una carriera intrapresa a metà degli anni ’80, latrice di album del calibro “Feel The Fire” e “Years Of Decay” e che ancora oggi si regge sulla tenace coppia composta dal frontman Bobby “Blitz” Ellsworth e dal bassista D.D. Verni, ben coadiuvata dalle asce di Dave Linsk e Derek “The Skull” Tailer e dal drumming di Jason Bittner. Il combo del New Jersey, pur non pubblicando capolavori pari alle migliori prove dei giganti della Bay Area, è riuscito comunque a mantenere una discreta continuità qualitativa, al di là di qualche fisiologica battuta d’arresto. Costanza di prestazioni, dunque, ribadita da un nuovo disco ove il quartetto, dall’età media che sfiora le sessanta primavere, dimostra una freschezza da debuttanti, andando ad approfondire quelle variazioni già comparse nello scorso e ottimo “The Wings Of War” (2019).

La produzione di Colin Richardson, tanto nitida quanto profonda, costituisce, insieme alla voce combattiva del singer e a sagaci arrangiamenti dal taglio heavy, il giusto mastice di un mosaico sonoro nel quale le modalità d’incastro dei brani regalano l’impressione di una completezza capace di accontentare un po’ tutti i palati, del metallo e oltre. E allora, quando gli arpeggi della title track avviano la sarabanda, monta chiara la sensazione che non assisteremo soltanto alle pirotecniche raffiche thrash di cui gli statunitensi restano i maestri indiscussi della costa orientale, ma anche a solchi melodici che, nonostante il fuoco e la furia divampanti, conservano salde le radici nel classic rock. La timbrica delle chitarre di “Goin’ Home”, d’altro canto, evoca d’acchito le atmosfere dei Metallica principio ’80; successivamente la band passa a un accattivante mid-tempo panteriano, tornando poi a saettare al ritmo assassino e stradaiolo di “Kill ‘Em All”.

“The Surgeon” evita le sottigliezze a favore dell’assalto frontale nudo e crudo, con le cadenze finali settate al rallentatore, pronte ad accogliere l’intro doom di “Twist Of The Wick”, una tregua di quaranta secondi a sua volta prodromica di una bolgia ad alta velocità, veemenza che la canzone gemella “Harder They Fall” replicherà poi filologicamente. “Wicked Place”, pesante e orecchiabile, rimanda direttamente al goove metal di “W.F.O.”, mentre i fraseggi di “Won’t Be Comin’ Back” ammiccano senza convenevoli ai Judas Priest, con un ritornello che viaggia su coordinate Gamma Ray/Helloween, per una traccia varia e dal sapido gusto tradizionale. Qualche notturno tocco prog di marca Queensrÿche, e una lieve allure terzomondista à la “Rock In Rio”, caratterizzano la prima parte di “Fever”, brano nel prosieguo devastante per le dinamiche southern/blues messe in campo dal gruppo, a differenza di una meno originale “Know Her Name”, malgrado il rifferama teso e grintoso che ne attraversa le trame. La chiusa “Bag O’ Bones”, invece, sembra provenire dalle sessioni di “The Killing Kind”, balzellando così spavalda e catchy – con una seconda strofa dal cantato quasi rap – da appiccicarsi ai timpani e rimanere lì, a onta dei tentativi di scrollarsela di dosso.

Assoli di grana fine, refrain coinvolgenti e a tratti epici, legnate dritte in faccia, suggestioni out of context: al netto di alcune prolissità di troppo che tendono a diluire l’incisività del songwriting, gli Overkill, in “Scorched”, confermano un invidiabile stato di forma generale, mostrando come esperienza e mestiere spesso non equivalgano a stolido fondamentalismo. Inossidabili.

Tracklist

01. Scorched
02. Goin’ Home
03. The Surgeon
04. Twist Of The Wick
05. Wicked Place
06. Won’t Be Comin Back
07. Fever
08. Harder They Fall
09. Know Her Name
10. Bag O’ Bones

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %