Il mercato musicale è sempre imprevedibile, ma è inevitabile constatare come negli ultimi anni una marea di giovani band dalle tendenze indie, alternative e post-punk sia partita dal Regno Unito, sommergendo l’Europa continentale (e non solo). Tra chi ha avuto un’ascesa fulminea grazie alla pubblicazione di un album di debutto semplicemente irresistibile troviamo le Wet Leg, duo proveniente dall’isola di Wight che in tre anni è passato dalla fondazione a un album ai vertici delle classifiche e ai primi tour da headliner (oltre ad una cospicua mole di apparizioni ai grandi festival estivi). Dopo un esordio così perfetto e scoppiettante c’era davvero tanta curiosità di vedere Rhian Teasdale e Hester Chambers all’opera su un palco tutto loro e l’occasione per i fan italiani si è presentata martedì sera, ai Magazzini Generali di Milano.

Ad inaugurare la serata sono i Coach Party, quartetto conterraneo delle headliner, che spazia tra indie e alternative rock, unendo queste influenze a ritmi dal lontano sapore pop-punk. Il risultato, come prevedibile, è a dir poco trascinante e, anche se i quattro non sono conosciuti praticamente da nessuno tra i presenti, già dopo qualche minuto rimane difficile notare una testa che non si muova. Dopo circa mezz’ora di esibizione coinvolgente e di livello, i Coach Party lasciano spazio alle Wet Leg, accompagnate, come di consueto, da Ellis Durand al basso, Henry Holmes alla batteria e Joshua Omead Mobaraki alla chitarra.

Il locale è quasi completamente pieno e si fa sentire già dall’attacco di “Being In Love”, per poi esplodere con il singolone “Wet Dream”. Fin dall’inizio salta all’occhio come in sede live, brani che già in studio presentano un ritmo irresistibile e suoni comunque duri, acquistino vigore da entrambi i lati (non a caso, sono ben tre le chitarre utilizzate sul palco dalla band): se già ascoltandoli su disco è difficile tenere fermo il piede, dal vivo risulta praticamente impossibile trattenersi dal ballare, inebriati da un mix di nostalgia, tristezza, ironia e felicità difficile da descrivere.

La band continua a sparare cartucce dall’unico album pubblicato (che per ovvie ragioni suona quasi per intero), ma c’è spazio anche per ascoltare qualche inedito e se “Red Eggs” e “I Want To Be Abducted (by a UFO)” potrebbero tranquillamente confondersi tra le tracce di “Wet Leg”, è molto più interessante la performance di “Obvious”, incentrata quasi completamente sulla voce di Teasdale, prima dell’emozionante esplosione finale.

I cinque tengono il palco a meraviglia e anche se è la cantante a dialogare principalmente con il pubblico – ricevendo tra le altre cose una sostanziosa porzione di lasagne da qualche temerario/a delle prime file – tutta la band dispensa continuamente ringraziamenti e sorrisi, in un emozionante e continuo scambio di energia con i fan. Ma è nella seconda parte di concerto che gli inglesi iniziano a lanciare molotov e a suonare i pezzi più caldi, come “Ur Mum”, “Angelica” e la bellissima “Too Late Now”, prima di trasformare i Magazzini in un catino ribollente con la hit “Chaise Lounge”, una tempesta perfetta che chiude così un’esibizione coi fiocchi.

Prova live superata a pieni voti per le Wet Leg, che dopo numeri alti in classifica e km macinati in tour non indifferenti dimostrano tutto il loro valore in uno show esplosivo e divertente, dal quale si può solo uscire con un sorriso, prima di tornare ad affrontare la vita di tutti i giorni. Difficile immaginare ora per quanto ancora si espanderà l’urlo contagioso di Teasdale e Chambers, ma dalle premesse sembra chiaro: le Wet Leg sono qui per rimanerci, e probabilmente andare anche oltre.

Setlist

Being in Love
Wet Dream
Convincing
Supermarket
Red Eggs
I Want to Be Abducted (by a UFO)
Obvious
Oh No
It’s a Shame
Ur Mum
Too Late Now
Angelica
Chaise Longue

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