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Wet Leg – Wet Leg

I just need a bubble bath to set me on a higher path

Per chi sguazza quotidianamente nel mutevole mondo della musica, sarà stato quasi impossibile schivare la tempesta perfetta delle Wet Leg. Dal nulla al tutto in pochi mesi, un’ascesa fulminea che ha risvegliato da un sonno profondo i critici di poche parole, quelli dal “troppo commerciale” istantaneo e rapido come un fumante colpo di pistola. È facile, però, opporsi a tali scarne argomentazioni, soprattutto se testi e musica di Hester Chambers e Rhian Teasdale riescono a riassumere il quadro della tua vita e dipingono la società che ci circonda, masticandola con ironia, irriverenza ed un velo di rammarico.

Il debut omonimo del duo inglese getta secchiate di vernice colorata sul nero dei sentimenti negativi, tracciando i solchi di un LP adornato da un songwriting quasi fumettistico, variopinto, efficace, sfacciato al punto giusto, una soluzione che trova giusta dimora in un’indie-rock che duetta con il pop, senza cedergli mai troppo la corda, facendo la spola tra i rimandi all’alternative rock di Beck e alle Goat Girl.

“Being In Love” inizia ad agitare il pendolino con movimenti pacati, ipnotizza con le sue lyrics – tutt’altro che romantiche – di genuina insoddisfazione, esplode con fragore in un ritornello che dà inizio ad una micidiale manovra assuefacente, portata a compimento dalla hit “Chaise Longue”, perfetta in tutto, nella sua indole radiofonica, nelle ironiche e poco implicite allusioni sessuali – costanti per tutto il disco –, nella sua strumentale semplice, ma d’effetto, che ci paga l’ingresso in un circolo vizioso che fa tappa ciclicamente sul tasto replay.


Photo Credits: Jono White

Sembra di finire in una puntata di Bojack Horseman, tanto è forte l’ironia, spietata combattente della frustrazione che governa i giorni nostri: “Angelica” siamo noi in mezzo ad una festa vomitevole, guardinghi e pronti a scappare via tra i synth che cercano di arrampicarsi tra colpi cadenzati di basso e chitarre che in un momento sembrano vellutate, in un altro sembrano sfuriare in tinte shoegaze, quest’ultime riproposte, seppur rivisitate in termini più morbidi, nel timido dream pop che si alterna all’acustico di “I Don’t Wanna Go Out”.

“Wet Dream” scherza ancora – ed in maniera più esplicita – tra strofe dalle trame ballabili ed un refrain colloso, elementi che stendono il tappeto rosso all’amaro tema delle relazioni finite, trattato, comunque, con quella maturità capace di tramutare il dolore passato in spassoso cinismo: ciò traspare nei roventi versi di “Loving You”, frecciate avvelenate che si struggono su una strumentale che potrebbe tranquillamente essere abbinata ad una canzone per bambini, oppure nella più trascinante “Ur Mum”. I temi ricorrenti si alternano, come in uno sproloquio senza capo né coda, che però le Wet Leg riescono a cucire con maestria per tutto il disco, dalla critica sociale ed umana ingabbiata tra gli stop & go di “Oh No”, alla malinconia amorosa dell’acustica “Piece Of Shit”.

Ma è nel finale che lo scopo delle due musiciste dell’Isola di Wight viene a compiersi: “Supermarket” e “Too Late Now” sono il frutto pregiato che nasce solo una volta trovata la chiave per schiudere l’anima, per depurare dai brutti pensieri, per gettare nel cassonetto le ansie di progetti falliti e le paure di un futuro più che incerto. E allora lasciamoci trasportare dalla melodia delle Wet Leg in un mondo ronzante e fastidioso, spacchiamo il telefono su uno spigolo appuntito e tuffiamoci in un bel bagno caldo, che tanto il domani farà più schifo di oggi.

Tracklist

01. Being In Love
02. Chaise Longue
03. Angelica
04. I Don’t Wanna Go Out
05. Wet Dream
06. Convincing
07. Loving You
08. Ur Mum
09. Oh No
10. Piece Of Shit
11. Supermarket
12. Too Late Now

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