Ah l’estate, la stagione delle feste, degli amori… dei concerti. C’è un solo nemico a rovinare (o a provarci) questa atmosfera: il meteo. Quello che i ragazzi del New Evo Festival temevano è, purtroppo, diventato realtà: il grigiore in cielo si è tramutato in un fitto diluvio che ha ricoperto il meraviglioso borgo di Offagna e le speranze di organizzare al meglio e nel pieno delle possibilità una piccola rassegna musicale che è un fiore all’occhiello per la cultura dell’entroterra marchigiano.

Ma come si suol dire, lo show deve andare avanti, purtroppo al chiuso: ma è un “purtroppo” che si sgretola immediatamente, poiché sì, la suggestiva location della Piazza del Maniero – luogo originario dell’evento – stuzzicava quella voglia di musica incastonata in una cornice outdoor mozzafiato, ma anche la Chiesa del SS Sacramento vibra di un particolarissimo fascino. E ad avercene di “piani B” di questo genere.

Lo show inizia a prendere vita con l’ambient oscuro di Aspect Ratio e con il mix di techno e IDM del duo PicNic, uno scossone alla platea per traghettarla verso il primo grande nome della serata: gli Studio Murena si affermano come una delle più grandi rivelazioni del panorama hip-hop italiano e, forse, confinare il loro concept ad un solo genere è quantomeno limitativo. Dall’apertura ai Red Hot Chili Peppers agli I-days di Milano, li ritroviamo qui, a presentarci il loro unico e sapiente potpourri di rap, progressive, nu-jazz e funk, rinchiuso nel soave andamento di “Illusioni e Astrattismi” o nelle punchlines dirette di “Marionette”.

Ma è tempo di Algiers, e gli headliner della serata varcano le porte della chiesa, accaparrandosi il posto nel piccolo abside: una formazione rivisitata in duo, con Franklin James Fisher e Ryan Mahan a prendere le veci di tutta la band, in un set perlopiù elettronico, fatto di loop station, sintetizzatori e dirompenti distorsioni, faccia a faccia con il pubblico, ad un passo da loro e senza alcuna barriera.

I due di Atlanta si ambientano sin da subito, il frontman inizia a maneggiare gli effetti a pedale per spararci dritto in testa il groove di “Walk Like A Panther” e gli innesti gospel che colonizzano la pulsante “Cleveland”. È “Shook” – come facilmente pronosticabile – il protagonista del live, con l’irruenza hip-hop di “Irreversible Damage”, il mansueto incedere di “Cold World” e il soul elettronico di “I Can’t Stand It!”.

Fisher è riflessivo e potente, Mahan è un animale da palcoscenico, che sia nelle riflessioni più lente e corpose (“Remains”), o negli affondi diretti (“Animals”): i due si conoscono perfettamente, riportando un sound che sì, manca della sei corde di Lee Tesche e della batteria di Matt Tong, ma che risulta comunque pieno e convincente.

Conclusione costruita assieme all’aiuto del pubblico con lo spoken word di “Out Of Style Tragedy” e con l’inquieto climax di “Bite Back”, portato a deflagrare dal frontman in un refrain sentitissimo.

Ci sarebbe piaciuto assistere ad uno show con la band di Atlanta al completo, ma, come già detto sopra, i due si sono fatti valere al meglio delle loro forze, così come il New Evo Festival, che non si è fermato e, per quanto molta gente si sia fatta frenare dalle previsioni meteo – l’affluenza, come prevedibile, non è stata nemmeno paragonabile a quella degli anni precedenti – lo spettacolo si è rivelato una fine opera di connessione tra artisti e platea ed un segno di resilienza non indifferente.

Setlist

Walk Like A Panther
Cleveland
But She Was Not Flying
Irreversible Damage
Remains
Cold World
There Is No Year
Irony. Utility. Pretext.
The Underside Of Power
I Can’t Stand It!
Death March
Animals
Out Of Style Tragedy
Bite Back

Comments are closed.