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…And You Will Know Us by the Trail of Dead – XI: Bleed Here Now

Gli …And You Will Know Us by the Trail of Dead sono ormai giunti alla loro undicesima fatica: a distanza di più di due anni dal loro ultimo lavoro denominato “X: The Godless Void and Other Stories”, la band si ripresenta al pubblico con “XI: Bleed Here Now“. I texani decidono di cambiare un po’ le cose per la produzione di questo nuovo album, preferendo rinunciare al classico studio di registrazione per spostarsi in una fattoria in Texas di proprietà di alcuni amici, adoperando, inoltre, la tecnica della quadrifonia.

I Trail of Dead, dunque, si presentano con un nuovo tentativo di maturazione dopo la precedente esperienza e, in effetti, le premesse poste dai primi brani sembrano ben indirizzare l’ascoltatore verso un viaggio lungo 22 brani. Nella opening track, “Our Epic Attempts”, troviamo una parte iniziale recitata, mentre la seconda parte è occupata da elementi orchestrali e ambient, che sono presenti lungo tutto l’ascolto. Queste parti strumentali fungono da intermezzo in diverse occasioni nell’album, donando delle parti orchestrali molto gradevoli, come nel caso di “String Theme” e “Darkness Into Light”, rimanendo altrettanto interessanti quando si passa ai synth di AJ Vincent, in particolare con “The Widening Gyre”.

Con “Field Song” si passa dalla prima parte più onirica dell’album a quella più concreta, in cui si fanno strada alcuni dei singoli pubblicati nelle scorse settimane: “Penny Candle” riesce a far intuire la qualità della produzione dell’album, presentando un riff e un testo molto accattivanti, mentre con “No Confidence” la band sceglie un riff più semplice per concentrarsi sulla costruzione in crescendo del brano. Questa canzone è inoltre la prima ad adottare un testo riguardante la ribellione e la protesta contro il potere, elemento che ritroviamo anche in altri brani, come “Kill Everyone” e “Protest Streets”, ma in quest’ultimo caso il testo impegnato non basta per nascondere uno dei brani più deboli di “Bleed Here Now”.

Viene comunque data grande importanza alle parole nei brani più malinconici e melodici dell’album, in particolare in quelli nati dalla collaborazione tra la band e altri artisti. Ad esempio, in “Millennium Actress”, la voce di Conrad Keely e  quella di Amanda Palmer – membro del duo The Dresden Dolls – si fondono e creano un’armonia gentile alle orecchie dell’ascoltatore. Si può provare una situazione molto simile per “Growing Divide”, brano frutto della collaborazione tra la band e Britt Daniel, leader degli Spoon: il clima di pace del brano è tradito unicamente dalla malinconia del testo, gettando le fondamenta per il senso di irrequietezza presente in “Pigments”, altro pezzo strumentale, che apre la strada a “Golden Sail”, sicuramente il brano migliore dell’intera produzione. Quest’ultimo brano ci traghetta verso la seconda parte dell’album, in cui ritroviamo anche “Taken By The Hand”, traccia sicuramente interessante, ma che risulta leggermente tirata per le lunghe nelle parti strumentali. I Trail Of Dead riescono tuttavia a confermare la loro capacità nel creare suoni intriganti con “Contra Mundum” e “Water Tower”, che risultano sicuramente ben più elaborati di “Salt In Your Eyes”. Ed è proprio in quest’ultima parte dell’album che la band collabora sapientemente con l’orchestra in “English Magic” e “Calm As The Valley” per fornire all’ascoltatore una conclusione che sa molto di finale aperto, segno che i texani sono pronti a mettersi nuovamente in gioco in esperienze future.

Gli esperimenti musicali dei Trail Of Dead danno alla luce un album tutto sommato valido. La band riesce a sopperire ad alcuni testi macchinosi con delle parti strumentali brillanti, capaci di attirare l’attenzione dell’ascoltatore dall’inizio alla fine. Sebbene ci siano brani che non brillano per originalità, i Trail Of Dead hanno prodotto un album con alcuni pezzi che verranno sicuramente ricordati dai fan e che pare prospettare un futuro in cui la band oserà di più. È probabile che questo album segni un punto di svolta per la band texana, che saprà sicuramente regalare ai propri fan delle altre sorprese.

Tracklist

01. Our Epic Attempts
02. Long Distance Hell
03. Field Song
04. Penny Candle
05. No Confidence
06. String Theme
07. Kill Everyone
08. Growing Divide
09. Pigments
10. Golden Sail
11. A Life Less Melancholy
12. Taken by the Hand
13. Contra Mundum
14. Darkness into Light
15. Water Tower
16. Sounds of Horror
17. Protest Streets
18. The Widening Gyre
19. Millennium Actress
20. Salt in Your Eyes
21. English Magic
22. Calm as the Valley

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