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Angra – Cycles of Pain

Dopo trent’anni di carriera e cinque da “ØMNI”, gli Angra ritornano finalmente con un nuovo album denso di significato, un’opera complessa che allo stesso tempo rappresenta un rinnovo dello stile tanto amata della band metal brasiliana, che con saggezza ha sempre mescolato i ritmi della musica tradizionale locale con il power metal.

C’è un’aura speciale intorno al metal brasiliano, fatta di tutte le difficoltà che un artista deve affrontare per emergere ed affermarsi. Lo afferma Rafael Bittencourt, fondatore e leader degli Angra: “Siamo geograficamente distanti. La nostra economia rende difficile investire in attrezzature e altre risorse. Ma la nostra cultura è un fantastico mix di culture diverse, e questa è la sua bellezza. Impariamo la musica in questo enorme, caotico e cacofonico calderone culturale e le nostre canzoni nascono da quel caos”. Un meraviglioso caos nel quale l’orgoglio italiano Fabio Lione, voce dei Rhapsody, trova perfetta collocazione.

Dalla morte di Andre Matos, infatti, gli Angra hanno dovuto affrontare un periodo difficile che ha tuttavia contribuito alla creazione di “Cycles of Pain”. Un lavoro che parla del percorso interiore della band, attraverso il dolore che ha caratterizzato, in particolare, gli ultimi 5 anni, fra eventi tragici che li hanno visti protagonisti in prima persona ed eventi di impatto mondiale, come la pandemia, che ha messo a dura prova l’intero Paese: “Eravamo isolati, tormentati, affrontavamo quotidianamente l’ombra della malattia e della morte”, spiega Bittencourt, “Oggi sembra addirittura surreale ricordare tutto quello che abbiamo passato. Di conseguenza, questo è un album denso di esperienze e di dolore accumulato”.

“Cycles Of Pain” mostra una profondità singolare, matura e consapevole, parla di dolore e dispiacere, ma anche del legame profondo fra i componenti della band, nonostante la formazione abbia subito notevoli cambiamenti. Questo album consolida infatti l’ultima formazione, venutasi a creare dieci anni fa con l’arrivo di Fabio Lione e Bruno Valverde. Otto anni fa, Marcelo Barbosa arrivò alla chitarra per affiancare Felipe Andreoli al basso.

Il decimo album degli Angra è una marcia trionfale, una rinascita del furioso metal brasiliano, maestoso e sapientemente mescolato al prog. Scritto principalmente da Bittencourt e Andreoli e prodotto da Dennis Ward, l’album è stato concepito nelle campagne brasiliane per alcune settimane prima di passare al lavoro fra Sonastério Studio, seguito dall’Elephant Office Studio, dai Greenhouse Studios e dagli home studio individuali dei componenti della band. Un album degli Angra richiede sempre tempo, impegno e dedizione.

“Cycles of Pain” è probabilmente il lavoro discografico degli Angra più diversificato finora: si apre con “Ride Into The Storm”, una frenesia galoppante di chitarre thrash metal e arrangiamenti prog, a seguire “Dead Man On Display”, un monumento teatrale e gotico del prog, mentre “Vida Seca” è forse il momento più brasiliano del disco, sapientemente impreziosito dalla voce ospite del leggendario artista brasiliano Lenine. Non mancano momenti di puro power metal alternati a improvvisi cambi di tempo puramente prog. In conclusione, non c’è niente che questa band non possa fare: trasformare il loro momento di crisi nel loro più grande trionfo è la testimonianza della loro forma impeccabile, a servizio di un potente messaggio di forza, resilienza, reazione.

Tracklist

Cyclus Doloris
Ride Into The Storm
Dead Man On Display
Tide Of Changes – Part I
Tide Of Changes – Part Il
Vida Seca
Gods Of The World
Cycles Of Pain
Faithless Sanctuary
Here In The Now
Generation Warriors
Tears Of Blood

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