In Flames
Subterranean

1995, Wrong Again Records
Death Metal

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 25/02/10

Spesso quando si parla della discografia degli In Flames si fa un ragionamento sbagliato: esordio col botto con "Lunar Strain", cambio di cantante e pubblicazione di "The Jester Race", giusto? Ovviamente no, tra le due gemme sopraccitate talvolta se ne dimentica una, più piccola, ma non per questo inferiore di valore, questo “gioiellino” è "Subterranean". Il disco è in realtà un minicd di cinque tracce di cui una strumentale (ristampato qualche anno fa in un edizione da otto tracce, insieme a "Lunar Strain" sotto l’etichetta Nuclear Blast) e senza dubbio fondamentale per tutti gli appassionati del death di scuola scandinava. Quando si parla di "Subterranean" difatti, si può dire tranquillamente che la qualità è inversamente proporzionale alla durata.

Ed è proprio "Lunar Strain", ovviamente, ad avere più di un semplice legame con questo mini cd, negli arpeggi folk, nei riff melodici tipici della scuola svedese che poi verranno abilmente (o meno) ripresi dalle più svariate band metalcore moderne; difatti, pur mantenendo pressochè inalterata l’aggressività dell’album d’esordio, la band opta per l’inserimento di melodie più dirette ed orecchiabili (ma non per questo banali e scontate) che caratterizzeranno le produzioni successive del gruppo. Qualche riga più sopra vi parlavo di un cambio di cantante: si passa infatti dal growling/screaming di Mikael Stanne (che in realtà era un “prestito” dei Dark Tranquillity, non un vero e proprio membro della band di Jesper), allo screaming più acido (e oggettivamente meno death metal oriented) di Henke Forss che apparirà solo in questo disco in veste di cantante e verrà poi sostituito dall’attuale singer Anders Frìden.

Le tracce del disco come già detto sono cinque di cui una semplice strumentale: l’apertura è affidata a "Stand Ablaze" che dopo una breve intro atmosferica di pianoforte esplode in un riff non velocissimo ma molto melodico a cui segue una parte più rapida e cantata. In particolare il finale della canzone, più veloce, risulta indimenticabile. Una gemma come ogni traccia del disco che non potrà non piacere agli amanti del suono tipico della scena di Goteborg. La seconda, "Everdying", è abbastanza simile alla precedente nella struttura, ma anche qui non potrete rimanere indifferenti alla canzone, non solo per i riff, ma anche per il passaggio folk al centro e sul finale, che non può che rimandarvi al capolavoro “The Jester Race”. Impossibile non citare anche il breve assolo, che racchiude in se tutte le caratteristiche della prima parte di carriera degli In Flames. Quindi troviamo "Subterranean", la title track, forse la migliore del lotto, ricca di cambi di tempo, talvolta cadenzata, talvolta rapida, una traccia memorabile, sicuramente inseribile in un best of degli svedesi. Segue "Timeless", una strumentale di quasi due minuti, senz’altro appropriata, quasi a ribadire l’importanza che le melodie folk nordiche avevano nella musica degli In Flames. Chiude il tutto "Biosphere", magari non un capolavoro come le prime tre canzoni ma che senza dubbio non sfigura all’interno di questo platter.

"Subterranean" rappresenta senz’altro un disco imperdibile per gli amanti del death più melodico, pienamente rappresentativo della prima parte di carriera degli In Flames e gustosissimo antipasto di quello che sarà uno dei capolavori del gruppo: "The Jester Race". C’est tout.





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