Le Sirene dei Nightwish
Le tre voci della band che ha cambiato il symphonic metal


Articolo a cura di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 11/08/17

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Poche band sono state in grado di catalizzare l'attenzione su di sé per le vicissitudini interne e sortirne quasi senza danni fatali: tra queste si possono annoverare i Nightwish, che nonostante i drammatici sconvolgimenti di formazione, sono riusciti a proseguire la propria carriera con successo e dignità.

 

angelfallfirstNati nel 1996 tra i banchi delle superiori dalla fervida immaginazione di Tuomas Holopainen ed Emppu Vuorinen, inizialmente sarebbero dovuti essere un progetto acustico: voce, chitarra e tastiere. A trasformarli fu il coinvolgimento della compagna di scuola Tarja Turunen. Tuomas ed Empuu, dapprima ignari che Tarja fosse in possesso di una voce così potente, totalmente inadatta all'idea originale, si videro quindi inevitabilmente costretti a virare verso il metal, genere comunque molto apprezzato da entrambi e in gran voga nella nativa Finlandia. Tracce del progetto iniziale le troviamo nel primo album "Angels Fall First" (1997): tuttavia, per quanto ancora acerba e bisognosa di educazione ed esercizio, la voce della Turunen prese completamente alla sprovvista un ambiente quale quello del nascente metal sinfonico, che era in procinto di esplodere con gruppi che hanno riempito senza soluzione di continuità sino a oggi arene e palazzetti dello sport.

 

I Nightwish diventano dunque una formazione power metal dagli elementi sinfonici per necessità. Non è troppo difficile immaginare la scena: un insieme di giovani poco più che ragazzini, alcuni dei quali presto partiranno - o sono appena tornati - per il servizio militare, che ascoltano per la prima volta la voce di Tarja e ne rimangono esterrefatti. Il demo d'esordio "Angels Fall First" diviene presto un album a tutti gli effetti e riscuote anche un discreto successo, per quanto non fosse esattamente l'espressione perfetta di un progetto concepito con determinati intenti ed evolutosi, gioco forza, in qualcosa di completamente differente.

 

oceanbornLa popolarità giunge con il secondo lavoro: "Oceanborn" (1998). Mossi i primi passi incerti in una direzione che inizialmente non sembravano propensi a intraprendere, i Nightwish afferrano la palla al balzo sfruttando appieno la voce della loro prima cantante e implementando nella loro musica influenze power metal tipiche degli Stratovarius, per un effetto che definire esplosivo è poco. Tra il massiccio uso di tastiere, le ritmiche lanciate ad alta velocità e la voce della Turunen che in un anno ha acquistato maggiore potenza - e una pronuncia inglese nettamente migliore - "Oceanborn" rappresenta il primo vero mattone di una carriera costruita sulla costante evoluzione di un combo che ha basato buona parte del successo planetario sull'ugola straripante della propria singer. Le linee vocali di Tarja su due brani trovano un contrappunto nel cavernoso growl di Tapio Wilska, futuro vocalist di Sethian e Finntroll, ma si ritagliano un notevole spazio per slanci non irrilevanti, perfetto sfoggio delle proprie capacità, nettamente migliorate e integrate nel sound dei Nightwish.

 

wishmasterE se in "Oceanborn" la componente bombastic la fa da padrone, in "Wishmaster" (2000) si avverte chiaramente un passo diverso. Si rallenta - con le eccezioni di "Wanderlust" e la prima e la terza parte di "Fantasmic" che cavalcano veloci - e si dà maggiore spazio a un aspetto già accennato nel precedente lavoro e che meglio si palesa proprio su questo album. Il power metal si tinge infatti di symphonic e il registro lirico si ammorbidisce, lasciando spazio a un cantato più pacato. Gli studi di canto della Turunen le permettono, progressivamente, un range sempre più ampio, e parallelamente crescono le possibilità per i Nightwish di ampliare i propri orizzonti, acquisendo delle caratteristiche in grado di infondere maggior dinamica alle linee vocali di quello che, per una larga fetta di fan, è ancora l'album migliore mai prodotto dalla band finlandese.

 

centurychild"Century Child" (2002) completa la prima fase del percorso. Il power, sebbene non venga abbandonato del tutto, viene relegato ad un paio di canzoni, mentre la componente sinfonica si amplifica. Per la prima volta viene usata un'orchestra vera, quella della città di Joensuu, e complice anche l'entrata tra le fila della band dell'attuale bassista Marco Hietala, noto anche come vocalist di grande valore, il dinamismo dei brani aumenta, il registro lirico, spesso molto - troppo - rigido, viene lasciato in disparte se non per qualche sprazzo a favore di un cantato più leggero. Quando si pensa che ormai si siano assestati, che non ci saranno grossi cambiamenti in futuro, che il prossimo album, il quinto, sarà un disco quanto meno simile, ebbene, ecco pronta la smentita. Forti del successo di critica e pubblico di "Century Child" e di un nuovo contratto fiammante con Nuclear Blast, i Nightwish non si fermano e osano ancora di più. Si spostano a Londra e registrano le parti orchestrali, arrangiate dal musicista Pip Williams, con la London Session Orchestra, una delle cinque orchestre permanenti della capitale del Regno Unito che aveva partecipato alla colonna sonora della trilogia del "Il Signore Degli Anelli".

 

onceCon un budget altissimo per i loro standard, i Nightwish tirano fuori un disco che, nuovamente, rivoluziona il mondo del symphonic metal, alzando l'asticella verso vette che pochi altri sono riusciti a toccare dopo l'uscita di "Once" (2004). Composizioni di grande qualità, produzione ai massimi livelli e Tarja Turunen a un punto di svolta della sua carriera come cantante rendono tale album una pietra miliare del genere, ricco, dinamico, pieno di sfaccettature diverse e con un esito finale sensazionale: l'espressione "it will blow your socks off" potrebbe benissimo comparire nel retro della cover come decifrazione dell'intero lavoro. In brani come "Dark Chest Of Wonders" e "Ghost Love Score", in cui la voce della Turunen spicca limpida e luminosa, lo spettro emozionale declina i suoi colori.

 

Ma a volte le rose possono anche pungere. Ormai è leggendaria quella notte di ottobre 2005, quando il mondo del metal viene scosso dalla notizia che Tarja Turunen è stata licenziata dalla band. Al di là delle ragioni e delle accuse reciproche i Nightwish erano rimasti senza una frontwoman, senza una presenza carismatica capace di attirare l'attenzione su di sé e di incanalarla tramite una voce di cui, purtroppo, si sente la mancanza ancora adesso. Questo è stato il momento in cui in molti hanno dato i Nighwish per spacciati. In realtà la band voleva tutto fuorché arrendersi e, subissati dalle demo ricevute con provini di aspiranti vocalist, la composizione del nuovo album procede. I finnici trovano la loro nuova voce in Anette Olzon, trentacinque anni ai tempi del suo inserimento nella band. Dimostrando una dose di coraggio non da poco, la svedese entra in una formazione già rodata e molto famosa, con qualità diverse da quelle della Turunen. Una voce più "semplice", con meno sfaccettature, più diretta e con un'estensione più ridotta, che ha richiesto un lavoro di riarrangiamento delle linee vocali dei vecchi brani per i live, ma un carattere non propriamente tranquillo.

 

dppIl successore di "Once" (clicca qui per la felpa del 10° anniversario) è un suo proseguimento diretto, con le chitarre più in evidenza. I brani "guitar heavy" sono diversi - "Master Passion Greed" e "Whoever Brings The Night" in primis - e ci vuole un po' per abituarsi all'idea che Tarja Turunen possa essere rimpiazzata. Certo, "Dark Passion Play" (2007) è un disco scritto tenendo presente una voce simile, e si sente, ma ugualmente riesce a entrare nel cuore. Magari non sarà l'album migliore dei Nightwish, ma è sicuramente un lavoro maturo, complesso e articolato, che spicca sugli altri anche e soprattutto per la voce della Olzon, così diversa da quella della Turunen; quasi uno schiaffo in pieno viso, ma in fondo è solo un altro passo, per quanto rivoluzionario, di un percorso che la band ha intrapreso di propria spontanea volontà. Un passo che ha lasciato tutti interdetti, ma evidentemente necessario per la sopravvivenza dei Nighwish, per quanto ne siano usciti trasformati.

 

216160Ma non è in "Dark Passion Play" che sentiamo le potenzialità della Olzon; nel concept seguente "Imaginaeurm" (2011) ci si accorge realmente di cosa è capace, in quanto le canzoni vengono scritte e arrangiate appositamente per lei. Con una voce più pop che aveva fatto storcere tanto il naso nell'album precedente, i Nightwish si affacciano al mondo con un lavoro più coeso dal punto di vista musicalmente. "Imaginaeurm", nato con cattivi auspici, con molti membri dello staff e della band che, durante la lavorazione, si sono ammalati, da molti è considerato l'album migliore della band, quello più ricco e introspettivo, magari non necessariamente un segno di svolta, ma un buon punto di arrivo per avviare un nuovo percorso.

 

endlessPeccato che anche la relazione con Anette Olzon non duri molto. A fine 2012, per varie ragioni, la svedese decide di abbandonare i compagni di viaggio e subentra il nome che molti già auspicavano nel 2005: Floor Jansen. La cantante olandese, frontwoman degli After Forever prima e dei ReVamp dopo, era la voce che molti avrebbero voluto sentire nei Nightwish già cinque anni e due album prima. La band così è in grado di ultimare il tour americano e intraprenderne uno estivo europeo, prima di fermarsi per la consueta pausa e comporre il nuovo album. Di nuovo un concept: il settimo album dei Nightwish si intitola "Endless Forms Most Beautiful" (2015) ed è fortemente ispirato dai libri di Charles Darwin e Richard Dawkings, tanto che quest'ultimo è presente come guest star sull'album, dove recita brani estratti dai propri lavori.

 

Se musicalmente i Nightwish sembrano, da "Dark Passion Play" in avanti, essersi accomodati in una dimensione che più o meno rimane invariata, vocalmente l'ingresso di Floor Jansen ha permesso una specie di ritorno alle origini. Pur non arrivando agli estremi dei primi album riappare un certo dinamismo che, per motivazioni molteplici, si era un po' perso con la Olzon. Floor Jansen è in grado di interpretare i brani passati del repertorio di Tarja Turunen, quindi implementare le parti in registro lirico senza problemi, tanto che sono rientrati in scaletta brani da "Oceanborn", ma è anche in grado di donare nuova profondità ai pezzi più recenti, reinterpretandoli e donando loro nuova vita. Che poi si preferisca il suo stile o quello della Olzon è solo una questione di gusti.

 

Di fatto, si può giudicare l'evoluzione del sound dei Nightwish sia attraverso un'analisi stilistica degli album, sia attraverso la mutazione nel tempo delle linee vocali, dettata dalla strada personale delle cantanti che si sono susseguite dietro al microfono di una delle band fautrici del grande successo di un genere trasversale che può piacere al metallaro più inverecondo come all'ascoltatore occasionale. I percorsi personali e di educazione delle voci delle tre cantanti, oltre che le loro innate peculiarità hanno scandito la trasformazione dei Nightwish, e ripercorrere la loro carriera in quest'ottica permette di apprezzarne sfaccettature diverse a cui magari la critica ha dato poco peso.

 

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Ognuna a suo modo, le sirene dei Nightwish hanno contribuito a modellare un mondo di band satellite che, prendendo spesso strade differenti nella formazione della propria identità, sono giunte al successo. E continueranno a farlo seguendone il fulgido ed eterogeneo esempio.

 

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