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Cloakroom – Dissolution Wave

Se la realtà odierna assomiglia ad un putrido acquitrino da cui risulta complesso divincolarsi, i Cloakroom ci tendono la corda per elevarci verso uno spazio-tempo indefinito ed ineffabile. Doyle Martin è un raffinatissimo musicista e songwriter, l’ha dimostrato in quel piccolo capolavoro che era “Time Well”, l’ha ribadito una volta chiamato in causa a rimpiazzare Brandon Setta, anima dei Nothing di Domenic Palermo. I Cloakroom sono un guardaroba pieno zeppo di emozioni senza pretesto, una porta verso una landa incantata dove anche la gravosità dei problemi si trasforma in morbida brezza musicale, che ci esula da un mondo fin troppo razionale, facendoci invaghire di quell’incantesimo shoegaze, stuzzicato dallo slowcore, che solo loro riescono ad intavolare con tale maestria di fronte ad un pubblico dagli occhi completamente assorti.

Ambientato in uno stralunato universo parallelo, “Dissolution Wave” narra di musica funzionale, generata per mantenere in moto un pianeta, già privato delle sue forme d’arte basilari e a rischio collasso: la voce flebile di Doyle Martin soffia ariosi testi criptici di ampia interpretazione, ma che sposano, candidi, la causa intrapresa dalla strumentale, stavolta molto più interessata al dream pop rispetto alla forte influenza doom/sludge che fermentava tra le meno luminose vie di “Time Well”. Muri di chitarre ronzanti vibrano in apertura del disco con l’acida “Lost Meaning”, ma si sciolgono come neve al sole una volta giunte alle mielose note sognanti della title track: ammorbidimento dei suoni, riduzione notevole della durata di riproduzione, queste le novità palesi dei Cloakroom del 2022, elementi che sottolineano una forte volontà di evasione dal mondo che ci circonda e nel più breve tempo possibile.


Photo Credits: Vin Romero

“A Force At Play” gioca con melodie eteree, tanto semplici quanto calorose, trasportandoci verso le sponde di “Dottie Back Thrush”, un fiume dai colori freddi e dall’andamento irrequieto, ma rapido nel riportarci in una situazione di calma con un meraviglioso outro, infrantosi in quella diga che “Fear Of Being Fixed” rappresenta per lo scorrimento dell’album, un marmoreo colosso dal portamento oscuro, sludgy, fangoso, forse il pezzo più pesante dell’album. Ma come già annunciato, i Cloakroom sono abili artigiani musicali, e anche un apparente macigno può diventare malleabile, se lavorato da sapienti mani. “Lambspring” e “Doubts” rievocano di nuovo tinte dream pop e slowcore più pacate, rimandando le orecchie a Slowdive e Mazzy Star, per poi effettuare un’ultima, brusca, accelerata stoner nella fuzzy “Dissembler”, desertica cavalcata che si stoppa all’orlo di una cascata di note armoniose pronte a tramutarsi in distorti suoni che ci lasciano intontiti, frenati da un forte senso di positivo disorientamento, che spinge ad una sola cosa: far ripartire il disco.

“Dissolution Wave” è l’ennesimo, malinconico trip fuori dagli schemi, architettato da tre musicisti capaci di trascrivere in musica i mirabolanti viaggi della mente: i Cloakroom rasentano la perfezione in ogni loro lavoro e ciò è dovuto soprattutto alla loro capacità di interscambiare realtà ed immaginazione, mescolandole a carte coperte, in modo da non poter più capire, una volta messe a faccia in su, cosa sia tangibile e cosa no. D’altronde, la musica è purissima evasione, e i Cloakroom ne sono degli eccellenti rappresentanti.

Tracklist

01. Lost Meaning
02. Dissolution Wave
03. A Force At Play
04. Dottie Back Thrush
05. Fear Of Being Fixed
06. Lambspring
07. Doubts
08. Dissembler

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