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English Teacher – This Could Be Texas

Esibirsi ad un festival importante come il Glastonbury – mica bruscolini – senza aver nemmeno messo su un album può voler dire solo due cose: o sei un raccomandato, spinto a grandi calcioni nel fondoschiena dalle major, oppure spacchi (sempre il fondoschiena). Indovinate un po’ a che categoria appartengono gli English Teacher?

Non che si siano ritrovati da un momento all’altro catapultati sul John Peel Stage, sia chiaro: i quattro di Leeds si erano già intrufolati tra gli ascolti dei più attenti cercatori, sia con la primissima release di “R&B”, sia tramite la stuzzichevole varietà che animava l’EP “Polyawkward”.

Insomma, di classe e fantasia compositiva ce n’erano a pacchi già nel 2021 e, finalmente, a tre anni di distanza “This Could Be Texas” taglia il nastro ed inaugura la discografia “lunga” degli inglesi.

C’è veramente tanto dentro il debut degli English Teacher, ma proprio questo c’aspettavamo: sia perchè il succitato EP ci aveva spiattellato davanti l’eclettismo del quartetto, sia perchè gli estratti dell’album in analisi sono tutti differenti tra loro, variopinti e emotivamente molto mutevoli.

“This Could Be Texas” racchiude in sé buona parte dell’ultimo quinquennio di rock made in UK, quello più diretto e quello più sperimentale: c’è il carrozzone sentimentale di melodie e orchestra dei Black Country, New Road (“Albatross”, la stessa title-track), ci sono i Dry Cleaning e le loro armonie ferrose – “I’m Not Crying, You’re Crying” a tratti pare uscito da “New Long Leg”, a parte per la vocalità ben diversa di Lily Fontaine –, ma c’è anche tanto, tantissimo succo spremuto dalla crank wave, vedasi la succitata “R&B”, col look rifatto in studio, o il singolone tirato “The World’s Biggest Paving Slab”, tra corde serrate e divagazioni simil-dream pop.

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Photo Credits: Em Marcovecchio

E fino ai brillantini pop che adornano il potente art rock bass driven di “Nearly Daffodils” – ed il suo splendido outro elettrico – parliamo di un album ottimo, che fa dell’ampio abbraccio di generi il suo principale punto di forza.

Ma è da qui alla fine che viene a perdersi un po’ quella magia, un po’ perchè l’album cala qualitativamente, un po’ perchè, probabilmente, qualche pezzo superfluo poteva tranquillamente rimanere nel cassetto: “The Best Tears Of Your Life” spolvera l’autotune per un ibrido di folk-rock e pop contemporaneo non proprio elettrizzante, “You Blister My Paint” prova a strapparci qualche lacrimuccia tramite un lentone solo pianoforte, basso e briciole di archi. Carino il massaggiato dream pop di “Sideboob”, mentre è ottima la chiusura di una “Albert Road” abile a crescere di volume ed atmosfera, per una ballad soft rock che si costruisce lentamente, strumento dopo strumento.

Una fiamma viva, di quelle che fisseresti per ore, tu dalla tua seggiola e lei nel suo rettangolo vitale, a animare l’aria con forme sempre diverse. Un fuocherello che, però, smorza il suo vigore al calare della seconda parte del disco, lasciandoci con quel dolceamaro di un qualcosa che poteva essere di più, magari con qualcosa in meno. Tolto, quindi, qualche filler – anch’essi di buona fattura, ma più spenti rispetto al loro animato contorno –, “This Could Be Texas” merita tutte le belle parole che si trascina dietro, perchè gli English Teacher hanno potenzialità cristalline, ancora tutte – e per fortuna, oserei dire – da accompagnare a completa maturazione.

Tracklist

01. Albatross
02. The World’s Biggest Paving Slab
03. Broken Biscuits
04. I’m Not Crying, You’re Crying
05. Mastermind Specialism
06. This Could Be Texas
07. Not Everybody Gets To Go To Space
08. R&B
09. Nearly Daffodils
10. The Best Tears Of Your Life
11. You Blister My Paint
12. Sideboob
13. Albert Road

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