La musica metal e il cinema horror combaciano come il sugo con le polpette, costituendo una delle mescolanze preferite da un numero vastissimo di band, benché la maggior parte di esse si rivolgono a tale connubio in maniera episodica piuttosto che farne una ragione di vita artistica. Discorso diverso per gli F.K.Ü., esperto quartetto svedese che, sin dagli albori della carriera, utilizza i film dell’orrore, specialmente degli ’80, per dare corpo e sangue a un thrash di robusta matrice old school, gagliardo e godibile, ma di solito povero di soluzioni originali. In questo senso, però, lo scorso lavoro “1981” (2017), imperniato, a livello tematico, su una serie di pellicole diffuse in sala nel medesimo anno solare, rivelava un gruppo capace, tra quintali di mosh, di inserire qualche variazione ritmica degna di nota. Nel quinto full-length in studio “The Horror And The Metal”, il cui titolo lascia poco spazio agli equivoci, gli scandinavi accantonano le lusinghe di un secondo concept album, scaricando la propria adrenalina su un songwriting che vede la Bay Area ergersi a mo’ di muro maestro e le scanalature crossover ricoprire il ruolo di tramezzi interni. A tratti si rallenta, cosa che non è poi così disdicevole per una minestra consapevolmente rétro.
Al combo di Uppsala non interessa indagare sui significati nascosti di uno slasher movie o capire il perché i piraña disossino delle ragazze in bikini: le liriche portano semplicemente alla luce la grande passione per un genere ormai patrimonio dell’inconscio collettivo, spargendo sangue e humour in un modo che spesso ricorda i Carnivore di un ancora imberbe Peter Steele. L’iniziale title track, dunque, non può che andare dritta all’obiettivo, con le sue vibrazioni à la Death Angel e i cori da East Coast a sigillare una dichiarazione di intenti priva di fronzolo alcuno. “(He Is) The Antichrist” si fa strada veloce e aggressivamente presaga, rivelando, al netto della tregua centrale, l’influenza core dei S.O.D., mentre la consegna di “The Spawning” rimanda a una delle formazioni cardine per lo stile degli scandinavi, ovvero gli Exodus più antichi. “Don’t Have To Go To Texas”, invece, parte con degli accordi aperti prima che il suono di una motosega annunci l’arrivo di Leatherface, battesimo di una frustata a colpi di D.R.I. e cannibalismo.
Perfetta per le esibizione live grazie a un’intrinseca carica anthemica, il mid-tempo dalle sfumature heavy/power “Harvester Of Horror” provoca gli stessi effetti collaterali di un coltellaccio conficcato nel collo, con quel “pray pray for the human race, you may never close your eyes again” dalle assonanze così prevedibili da imprimersi in ciò che resta del rachide cervicale. La prova al microfono del chitarrista e produttore del platter Larry Lethal, al quale il ritorno nei Darkane sembra aver regalato nuova linfa vocale dal punto di vista del controllo e della pulizia, soprattutto durante gli acuti, brilla per espressività in una “They Are 237” vicina alle atmosfere evocative degli ultimi Overkill.
Con “Deep Cuts” e “Bringing Back The Dead” ci troviamo nei territori cari ad Anthrax e Nuclear Assault, mentre tocca a “Some Kind Of Mosher”, costruita per il delirio sottopalco, e ai minacciosi break atmosferici di “You Are Who You Eat” chiudere un lotto, purtroppo, totalmente avaro di assoli, assenza che rende i pezzi meno cattivi e incisivi rispetto a quanto il contesto richiederebbe. L’altra faccia della medaglia riguarda il basso di Pat Splat, messo spesso davanti nel mix e principale artefice, insieme al solido drumming di Unspeakable Emp, del groove che percorre l’intero LP.
Abbastanza abili nell’evitare che “The Horror And The Metal” si riduca a un monotono festival della paura, i Freddy Krueger Ünderwear riescono nell’impresa di rilasciare il lavoro migliore di una discografia di media caratura, tenendo presente, sempre e comunque, che scovare briciole di vera creatività resta un esercizio pressoché superfluo. Quando spavento rima con intrattenimento.
Tracklist
01. The Horror And The Metal
02. (He Is) The Antichrist
03. The Spawning
04. Don’t Have To Go To Texas
05. Harvester Of Horror
06. Deep Cuts
07. They Are 237
08. Bringing Back The Dead
09. Some Kind Of Mosher
10. You Are Who You Eat