Foto copertina: CO5 Media

è uscito venerdì il nono album in studio dei Mother Mother, “Grief Chapter“, pubblicato per Warner Records. E propri venerdì siamo riusciti a chiacchierare con Jasmin Parkin (tastiere e voce) e Mike Young (basso), che ci hanno parlato di questo nuovo e criptico lavoro, oltre che delle aspettative per la data a Milano del 19 marzo.

Ciao Mike, ciao Jasmin, benvenuti su Spaziorock. Come state?

Jasmin: Ciao! Molto bene, oggi è uscito il disco e siamo felici di poterne parlare un po’. Purtroppo Ryan [Guldemond, voce e chitarra] non è qui con noi, non è in formissima e quindi è meglio che si riposi per domani, sarà il primo show del tour.

Spero che si rimetta in tempo allora! Parlando del disco, la prima cosa che mi ha incuriosito è il titolo. Il lavoro precedente si chiamava “Inside” e quindi ho pensato: dopo aver scavate dentro voi stessi, è ora di parlare di ciò che avete trovato, e leggendo i testi sembrerebbe… morte.

Jasmin: [ride, ndr] Effettivamente è un’ottima osservazione. Parla della morte e di quanto essa sia vicina a chiunque: non importa chi sei, finiremo tutti nello stesso posto alla fine. Parliamo di morte ma da tenere stretta a sé, affinché non ci si scordi di quanto è preziosa la vita.

Perciò trattate la morte in modo positivo?

Mike: Esatto. Attaccarsi alla morte per vivere.

È un messaggio bellissimo e molto chiaro. Meno chiaro mi è sembrato il messaggio della copertina e mi piacerebbe capirla…

Jasmin: È un’ottima domanda perché di solito le copertine le realizza personalmente Molly [Guldemond, voce e tastiere, ndr). Stavolta invece abbiamo optato per un set fotografico. Molly sicuramente potrebbe parlarne meglio di quanto noi siamo in grado… [ridono, ndr] C’era una ragazza che ballava sotto questa enorme coperta, abbiamo fatto un po’ di foto e infine scelto quella che ritenevamo migliore. Vuoi aggiungere qualcosa, magari sul significato?

Mike: Non credo di poter parlare al 100% del processo creativo di cui si è occupata Molly, so solo che è bravissima in questo tipo di cose. Per quanto riguarda “Grief Chapter”, posso dire che fin dal titolo vi è molto mistero in questo disco. La morte può essere qualcosa di criptico, di misterioso, qualcosa che non abbiamo ancora capito appieno. E credo che la copertina e il titolo si addicano molto a queste sensazioni.

La morte è qualcosa di estremamente personale. “Si vive insieme, si muore soli”, dicono.

Jasmin: [ride, ndr] È vero! Ognuno ha il suo modo di vederla, e credo che molti non ci pensino abbastanza.

Mike: È parte della vita e capiterà a tutti. Inizi a pensarci sempre di più man mano che ti ci avvicini.

Passando a temi più leggeri, ma rimanendo sul vostro stile visivo, i video per questo disco sono assurdi. Ho visto che avete anche realizzato dei lyric video dedicati a più lingue; non conosco nessun altro artista che abbia fatto una cosa del genere.

Jasmin: Arrivati a questo punto della nostra carriera, con fan in così tanti Paesi, è diventata quasi una necessità per noi. È una specie di ringraziamento a loro.

Davvero lodevole da parte vostra. A produrre l’album insieme a Ryan c’era (spero di pronunciarlo correttamente) Jason Van Poederooyen, con cui avevate già lavorato per “Nu Culture”, del 2017.

Mike: Era quasi corretto, ma chiamiamolo JVP per comodità [Jasmin ride, ndr]. Siamo in ottimi rapporti con lui. È molto attento alla musica, è un ottimo musicista lui stesso ed è davvero meticoloso. Per l’idea che Ryan aveva di questo disco, partendo dalle demo, JVP era la persona perfetta per dare forma a tutto ciò.

E a mixarlo è stato Rich Costey. Com’è stato lavorare con un nome così importante?

Mike: Fighissimo. Lui è proprio un personaggio, sfrenato e misterioso. [ridiamo tutti, ndr] Non parla molto, è criptico, ma quando poi sei al lavoro e vedi cosa fa… Cazzo, è una figata! È stato ciò che ci serviva.

Insomma, un sacco di cose criptiche in questo disco.

Jasmin: [ride, ndr] Lo abbiamo realizzato solo con questa intervista!

È un piacere allora! La miglior canzone del disco, per me, è “Normalize”. So che può essere un cliché, siccome è stato il singolo di lancio, ma trovo che sia una canzone assurda.

Mike: È una canzone davvero complessa. La prima versione risale a un mese prima di iniziare a lavorare sul serio per l’album, e a dire il vero all’inizio fu scartata, Ryan disse che non andava bene. Perciò reiniziammo tutto da capo.

Jasmin: è stato un processo davvero lungo. È curioso che ti piaccia così tanto e mi soddisfa molto, perché per me è come se fosse la vera chicca del disco, anche se l’abbiamo scelta come primo singolo.

Come avete detto all’inizio, domani iniziate il tour e verrete a Milano il mese prossimo. Considerando lo show sold out che avete fatto due anni fa, cosa vi aspettate stavolta dall’Italia?

Jasmin: Speriamo di ripeterlo! Quando si parla del pubblico italiano, è tutto vero, è su un altro livello. L’energia, l’affetto, tutto quanto.

Spero di esserci. La musica di questo disco è molto complessa e sono curioso di come riuscirete a renderla dal vivo.

Jasmin: [ride, ndr] Stiamo cercando di capirlo noi stessi! Dopo l’ultimo mese e mezzo di prove, sembrerebbe che le cose quadrino. Poi avremo delle luci pazzesche. Credo che ci troviamo al nostro massimo, al momento.

Mike: Alcune canzoni scorrono molto bene quasi da subito, come “O My Heart”. Altre invece, come quelle nuove, devi studiare un modo per riuscire a portarle sul palco.

Vi ringrazio per il vostro tempo e vi auguro il meglio per il disco e per il tour. Volete lasciare un saluto ai nostri lettori e ai vostri fan italiani?

Mike: Non vediamo l’ora di essere lì con voi, per suonare e passare del tempo insieme. Sarà un’esperienza unica.

Jasmin: Non vediamo l’ora di fare casino con voi.

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