I Will And The People sono nati da un’intesa fra quattro ragazzi che si sono conosciuti al Glastonbury Festival nel 2010. Galeotta fu la musica e l’atmosfera rilassata che si respira in questo storico ritrovo dalle origini hippie, tanto che il loro sound è perfettamente in linea: ottimista, a tratti nostalgico ma sempre incisivo. Lo scorso novembre è uscito il loro ultimo album “Past The Point Of No Return” che stanno cercando di portare in tour da un po’, ostacolati dalle peripezie del Covid. Rimandata per ben due volte, la data di Milano si terrà finalmente il 3 ottobre al Biko. E noi non vediamo l’ora! Li abbiamo sentiti per farci raccontare meglio.

Ciao ragazzi e benvenuti su SpazioRock! Prima di tutto, come state?

Stiamo molto bene grazie!

Finalmente vi vedremo a Milano il 3 ottobre, dopo che il vostro concerto è stato rimandato due volte a causa delle restrizioni per il Covid. Non vediamo l’ora! Che sensazioni e aspettative avete?

Tante aspettative, siamo davvero felici e anche fortunati di poter venire da voi. Non dimenticate di ricordarlo a tutti!

“Past The Point Of No Return” è uscito lo scorso novembre. Lo avete descritto in maniera molto potente: un viaggio “dall’oscurità e dalla depressione” a “un’incrollabile felicità nei confronti di tutti gli aspetti della vita”. Dopo quasi un anno, come è proseguito questo viaggio per voi?

È stato sicuramente un lungo viaggio, avevamo bisogno di fare quell’album per uscire da un periodo buio. L’incrollabile felicità sarà sancita dal disco successivo.  Col senno di poi non credo che “Past The Point Of No Return” sia il nostro album più felice. E non avrebbe dovuto esserlo, visto che è stato realizzato in un periodo piuttosto buio.

Vorremmo sapere se attualmente state lavorando a del nuovo materiale: c’è già un filo conduttore come per “Past The Point Of No Return”?

No, per niente. Affrontiamo ogni disco con una nuova mentalità. Voglio viaggiare un po’ nei prossimi mesi per assorbire nuove atmosfere per il nuovo album. Sappiamo solo che sarà felice. Per ora abbiamo due parole per definirlo: musica solare.

Avete avuto un discreto successo in Australia e in Europa, forse anche più nei Paesi Bassi e in Italia che nel Regno Unito. Pensate che state finalmente recuperando terreno anche lì?

Il Regno Unito fa le cose a modo suo, ma il ritmo è arrivato da fuori. Questo è ciò che rende il Regno Unito speciale e allo stesso tempo frustrante per gli artisti che vogliono sfondare. Per noi credo che si tratterà di un cambiamento improvviso. Sarà una sorta di narrazione alla “Ah sì, li conosco, li seguo da anni”. Ma a quel punto i prezzi dei nostri biglietti saranno più alti e dovranno pagare di più per vederci [ride, ndr].

Immaginate di salire sul palco del Glastonbury Festival come Will And The People, dove vi siete conosciuti! Vi siete mai chiesti quali cose fareste o quali canzoni suonereste sicuramente?

Suonare sul Pyramid Stage è un nostro sogno che un giorno si realizzerà. 120000 persone che cantano “together me and you, we could be gigantic” sarebbero sufficienti per farmi sognare.

Guardando alla vostra carriera: qual è stato il momento più felice finora?

Questo tour. Pensavo che non ce l’avremmo fatta.

E ora uno sguardo al futuro: avete un obiettivo principale che volete raggiungere?

Sì, che i Will And The People siano ascoltati da milioni di persone in tutto il mondo, invece di 10000. Vorremmo che la band ottenga ciò che merita. Essere headliner a Glastonbury sarebbe il massimo. Poi Wembley. Sappiamo di potercela fare. Ma sarei anche felice con la barba e i capelli lunghi in un jazz bar di Budapest a 60 anni, mostrando ai ragazzi come si fa. Voglio solo fare ancora musica e non avere un lavoro “vero”.

Grazie per il vostro tempo! Volete lasciare un messaggio ai vostri fan italiani e ai nostri lettori?

 Sì, hakuna matata!

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