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The Dead Daisies – Radiance

Il rock è un viaggio, non una destinazione: “Radiance” è la seconda tappa di questa line up dei The Dead Daisies che riconfermano la presenza di Glenn Hughes e il ritorno di Brian Tichy alla batteria. La band, si sa, dal punto di vista della formazione non ha un passato semplice, benché costellato da presenze di elevato spessore, che con Glenn ci conferma che il rock è tutt’altro che morto, piuttosto invecchia bene e accorcia (per fortuna solo leggermente) la durata d’ascolto come la dura legge dello streaming audio impone. Ad un primo ascolto, rispetto al precedente “Holy Ground”, che presenta una tracklist piuttosto variegata, comprese una cover e una ballad, “Radiance” ha un sound leggermente più compatto e omogeneo, a metà strada fra l’hard rock e il metal. I testi, in pieno stile Glenn Hughes, non mancano di riferimenti spirituali, parole di incoraggiamento, provvidenziali in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando.

Il disco si apre, appunto, con “Face Your Fears”, introdotta nei primi secondi da una chitarra che sembrerebbe campionata, insomma: rock vecchio stile sì, ma i nostri beniamini sanno bene in che anno siamo! Solismi essenziali, semplici ma mai scontati, cambi ritmici dal tempo di marcia ai fill di batteria più virtuosi, caratterizzeranno il pezzo, così come tutto il disco. “Hypnotize Yourself” continua sulla scia ritmica della prima traccia, offrendo un’alternanza fra una strofa dai toni più introspettivi ed un ritornello che si lascia cantare come un inno, pronto per un pubblico sotto il palcoscenico. “Shine On” alza l’asticella, con un ritmo più incalzante, un ritornello che al centro mette un riff di chitarra che spezza il ritmo quadrato e marciante della strofa, un finale netto che ci lascia con il fiato sospeso per “Radiance”, brano che dà il nome all’album. La strofa ricorda un blues da campi di cotone: la voce è quasi un mantra, che si alterna in un botta e risposta con un riff di chitarra minimale e deciso. Il ritornello è un vero e proprio inno, minimale anch’esso, che più avanti ci farà godere delle variazioni vocali di Hughes.

“Born To Fly” si apre con un giro di batteria al quale si uniscono poi tutti gli strumenti per farci entrare in un ritmo da crociera, sul quale la voce del cantante si staglia fiera, poche note essenziali per esaltare il suo messaggio, “sono nato per volare”: in effetti sembra che stia parlando proprio di sé stesso, destinato a grandi cose nonostante le difficoltà incontrate nella vita. “Kiss The Sun” strizza l’occhio al glam rock degli anni ’80 e ’90 con una talk box nell’introduzione, lasciandoci una suggestione che viene spazzata via in pochi secondi, con una traccia solenne in cui la batteria si impone leader assoluta decidendo le sorti ritmiche e sonore del brano. “Courageous”, allo stesso modo, sembra aprirsi con un soundscape quasi distopico, un riff di chitarra heavy e pentatonico, che lascia condurre la strofa alla voce e alla batteria, mentre il ritornello chiede all’ascoltatore di battere le mani e cantare. Stiamo lentamente giungendo alla fine di questa crociera rock con “Cascade”, un brano dai connotati quasi classici, come “Not Human” che ha un piglio più melodico. Il disco si chiude con “Roll On”, che inizialmente ci proietta nel recente passato di Glenn con un tocco bluesy alla Black Country Communion, proponendo un tappeto di archi subito prima di un solo di chitarra essenziale ed estremamente passionale.

Con “Radiance”, i The Dead Daisies ci confermano che il rock vive ancora e non teme il suo passato. Al contrario, questa formazione sfoggia tutte le sue influenze con orgoglio e con eleganza, mescolate con maestria e in modo da non lasciare mai deluso l’ascoltatore.

Tracklist

01. Face Your Fear
02. Hypnotize Yourself
03. Shine On
04. Radiance
05. Born to Fly
06. Kiss The Sun
07. Courageous
08. Cascade
09. Not Human
10. Roll On

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