jinjer live in los angeles recensione
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Jinjer – Live in Los Angeles

Quando si parla dei Jinjer, si parla di una delle band più in forma del panorama metal degli ultimi tempi. Dopo una gavetta durata diversi anni, il gruppo è riuscito pian piano ad imporsi grazie alle due vittorie (nel 2013 e nel 2016) del Best Ukrainian Metal Act Award, anche se la notorietà a livello planetario arriva grazie a “Pisces”, la vera hit del gruppo, il cui video diventa virale in pochissimo tempo, mettendo in mostra le caratteristiche principali del gruppo: tasso tecnico elevatissimo, tante influenze musicali e, soprattutto, la presenza di Tatiana Shmayluk, una delle cantanti più versatili e d’impatto che la mente umana possa concepire.

Dopo diversi tour di spalla a band del calibro di Cradle of Filth ed Arch Enemy, i Jinjer iniziano a diventare una delle band metal di maggior rilievo, tanto da essere inseriti nelle “zone alte” dei bill dei più importanti festival europei e venendo insigniti del titolo di “Ambasciatori della Nazione” dal Ministero della Cultura ucraino, avendo così la possibilità di andare in tour, nonostante la sanguinosa guerra in corso, e di rappresentare il loro paese nel momento più difficile della sua storia recente.

I messaggi (di pace e non solo), si sa, vanno portati dal vivo e forse proprio questa è la ragione che ha spinto il combo a realizzare e pubblicare “Live in Los Angeles“, il loro secondo live album (anche se questo viene definito come il primo live “ufficiale”). Il disco in questione immortala la performance della band al The Wiltern di Los Angeles, tenutasi lo scorso 22 Dicembre 2022, data che, sotto diversi aspetti, rappresentava la vera e propria fine della pandemia.

Già dall’intro è possibile avvertire il calore con cui i quasi 2000 presenti accolgono la band, che apre le danze con l’aggressività di “Sit, Stay, Rollover”; il pezzo in questione rappresenta il miglior benvenuto per il pubblico in sala, portando in dote riff assassini, ritmiche aggressive e, ovviamente, la vocalità di Tatiana, che si alterna tra clean e harsh lyrics. Come ogni fan dei Jinjer sa, il gruppo ucraino mette in mostra le sue tante influenze musicali e “Teacher, Teacher!”, nei suoi primi istanti e con un flowing che ricorda l’hip hop dei Rage Against The Machine, sta proprio lì a metterle in mostra. A rappresentare i classici della band ci pensano brani del calibro di “Home Back”, vero e proprio inno alla pace ed atto di denuncia degli orrori della guerra, la rocciosissima “Vortex” e “Call Me A Symbol”, che raccoglie il boato di un pubblico in estasi.

L’acustica del teatro è praticamente perfetta, consentendo una resa sonora all’altezza delle aspettative, capace di catturare e di mettere su disco una performance maiuscola. La formula musicale dei Jinjer prevede un apporto bilanciato di ciascuno strumento e, come è possibile notare, ogni brano riesce a restituire questa cura maniacale, consentendo all’ascoltatore di distinguere le parti di ogni singolo strumento. È proprio sulla base di quanto ora descritto che pezzi come “Copycat”, “Who Is Gonna Be The One” e “I Speak Astronomy” riescono ad essere apprezzati tanto dal punto di vista armonico che da quello dell’impatto sonoro.

Il Live in Los Angeles, come è naturale che sia, effettua diversi estratti da “Wallflowers”, quarto album in studio della band, ma la performance non manca di omaggiare anche gli altri dischi, creando una scaletta ben amalgamata che incontra l’apprezzamento del pubblico. “Dead Hands Feel No Pain”, “Sleep Of The Righteous” e “Perennial” ci conducono verso la conclusione dello show, affidata a due pezzi del calibro di “On The Top” e dell’immancabile “Pisces”.

Volendo tirare le somme, i 16 pezzi di questo Live in Los Angeles sono il perfetto spaccato di quello che i Jinjer rappresentano oggi, nel 2024: un gruppo impossibile da inquadrare in un solo genere ma che, al tempo stesso, è capace di conquistare qualsiasi audience con la forza della sua musica. Death, progressive, jazz, hip hop, soul, R&B, metalcore: questo è solo una parte di ciò che è possibile sentire nella scaletta proposta al The Wiltern di L.A. e che ha avvinto il pubblico per circa un’ora e venti minuti. Chiunque voglia farsi un’idea di che cosa significhi assistere ad uno show dei Jinjer, farà meglio a procurarsi una copia di questo disco, meglio ancora se accompagnata dal bluray, così da carpire anche l’impatto scenico di una band che, nonostante l’alto tasso tecnico, non risparmia un’oncia di energia sulle assi del palco.

Tracklist

01. Intro
02. Sit Stay Roll Over
03. Teacher, Teacher!
04. Copycat
05. Home Back
06. I Speak Astronomy
07. As I Boil Ice
08. Judgement (& Punishment)
09. Dead Hands Feel No Pain
10. Vortex
11. Who Is Gonna Be The One
12. Sleep Of The Righteous
13. Call Me A Symbol
14. Perennial
15. Pisces
16. On The Top

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