L’oscurità non conosce stagioni, in questa fine giugno a tinte black e canadesi.

Black Eucharist – Inn Of The Vaticide (Stygian Black Hand)

Nel 2019, appena nati, i Black Ejaculate incisero “Cum Soaked Messiah”, una demo di tre pezzi, di cui due cover dal repertorio dei finlandesi Ride For Revenge, e diffusa in cassetta dalla Iron Bonhead Productions. Modificato un paio d’anni dopo il monicker nel più evocativo Black Eucharist, la band di Infestor, Gravepisser e Shemhamforash, musicisti attivi in altri nefandi progetti a cavallo tra thrash e death (Blood Ouroboros, Demiser, Impest), esordisce ora sulla lunga distanza con “Inn Of The Vaticide”, titolo che lascia poco adito a malintesi. Benché lo spietato black/death metal degli statunitensi possa richiamare di primo acchito i Grand Belial’s Key, in realtà la loro proposta si avvicina a quella dei Profanatica: le accordature basse delle chitarre, una batteria che martella senza emozione, lo spruzzo acido della voce, dei testi oscenamente satanici, rappresentano, infatti, una combinazione cara alla storica band di Paul Ledney. Eppure, in tutta questa ferocia al limite del disumano, il trio a stelle e strisce ha il tempo di inserire qualche sample cinematografico e pulviscoli melodici pastorali in grado di fungere da microspazi di respiro, per un album che, a parte le pacchiane ingenuità da B-movie, riesce a comunicare un estremismo sonoro senza eguali. Malsanamente diabolici.

Tracce consigliate: “Deflorewing Jerusalem”, “The Soiled Crucifix”, “Ziziphus Paliurus”

Miserere Luminis – Ordalie (Sepulchral Productions)

I Miserere Luminis sono un’entità musicale dallo status di culto nella scena estrema canadese. Costituitosi nel 2008, il gruppo contava nelle proprie file Icare e Neptune dei Gris e Annatar dei Sombre Forêts, ovvero due formazioni pioneristiche – ancora in splendida attività – di quel Métal Noir Québécois che oggigiorno conta tanti affezionati ed entusiasti proseliti. Con il debutto omonimo, pubblicato nel 2009 dalla Sepulchral Productions, i nordamericani inserirono al meglio i tetri paesaggi sonori in mid-tempo caratteristici delle band madri tra le maglie di un black metal atmosferico onirico e tortuoso, a tratti ai confini della pura dissonanza. Ora, a distanza di ben quattordici anni, i francofoni, con la stessa line-up e la medesima label, tornano alla ribalta, pubblicando un secondo disco, “Ordalie”, che riprende pari pari il discorso dell’esordio, a parte una produzione che appare decisamente più chiara e professionale, benché per nulla plasticosa. Nel nuovo lavoro, il carattere lievemente atonale del predecessore viene intessuto in maniera più sottile all’interno di brani che trovano la propria ragion d’essere attraverso elaborati cambi di ritmo, capaci di creare un profondo senso d’inquietudine giocando sui contrasti e l’emotività. I doppi strati di chitarra, le spesso avventurose linee di basso, la creatività magmatica delle percussioni, le meravigliose melodie di pianoforte, lo rendono il tipo di platter che evolve a ogni ascolto, riconsegnandoci, dalle sabbie del tempo, un combo ormai dato per scomparsa. Chapeau!

Tracce consigliate: “Noir Fauve”, “Le Sang Des Rêves”, “La Fêlure Des Anges”

Sacrenoir – Comme Des Revenants Parmi Les Ruines (Sepulchral Productions)

Restiamo ancora in ambito Métal Noir Québécois, e nella scuderia della Sepulchral Productions, con i Sacrenoir, duo in attività dal 2019 e formata da Athros alla chitarra, basso e batteria e Monarque alla voce e tastiere. “Comme Des Revenants Parmi Les Ruines” costituisce l’esordio sulla lunga distanza dei canadesi e rappresenta qualcosa che va oltre una semplice sintesi tra la proposta dei Forteresse e quello dei Monarque, le band di provenienza dei musicisti del progetto, anche se, nel complesso, si avverte la prevalenza sonora dei primi, soprattutto a livello di melodie, dal carattere ipnotico ed evocativo. I nordamericani, dunque, adottano nel debutto un approccio più crudo e ferale, per un black metal vicino ai Darkthrone e ai Gorgoroth di inizio anni ’90, sovente in gelido up-tempo e che non disdegna aggiungere, al tutto, una coltre d’epicità di chiara matrice Bathory, ottenendo un risultato in perfetto equilibrio fra richiami alla tradizione scandinava e specificità locale. Un mix di due mondi contigui e diversi, che riguarda anche i testi, cantati, eccetto un brano, rigorosamente in lingua madre, ma il cui contenuto non va a toccare i tipici temi patriottici della scena francofona, bensì recupera il satanismo tanto caro ai prime mover norvegesi. Un lavoro di grande qualità, per certi versi anche orecchiabile, che ci auguriamo non resti un unicum nella discografia della coppia di Montréal.

Tracce consigliate:”Portail Vampirique”, “The Blade Of Satan”, “Épuration”, “Parmi Les Ruines”

Tsjuder – Helvegr (Season Of Mist)

Anche se la band nacque nel 1993, proprio durante il periodo migliore del black metal scandinavo, gli Tsjuder debuttarono soltanto sette anni dopo grazie al buon “Kill For Satan”. Il gruppo di Oslo raggiunse il proprio apice compositivo attraverso “Desert Northern Hell” (2004), disco che, insieme ai coevi lavori dei Taake, diede impulso a una scena norvegese meno vivace in seguito al placarsi del furor creativo della second wave. Da lì in avanti, però, le release del gruppo di Nag e Draugluin si sono fortemente diradate, con i soli, e neanche così straordinari “Legion Helvete” (20111) e “Antiliv” (2015), a succedere a quell’ormai lontano capolavoro. Il nuovo “Helvegr” riporta in auge il sound gagliardo e privo di sottigliezze dei norvegesi, un metallo nero freddo e, a parte qualche eccezione, costantemente in up-tempo, rinvigorito dalla presenza dietro le pelli dello statunitense Jon Rice, chiamato a sostituire il batterista originario Antichristian  già in sede live. Gorgoroth, Mayhem, Marduk, gli Immortal di “Blizzard Beasts” e i Dødheimsgard pre-avanguardia continuano a fungere da riferimenti principali di un full-length il cui flusso di glaciale violenza ci investe con la forza incontrollabile di una tormenta antartica. Bentornati!

Tracce consigliate: “Iron Beast”, “Gods Of Black Blood”, “Helvegr”

Trépas – Les Ombres Malades (Sepulchral Productions)

Torniamo ancora in Canada, e sempre in orbita Sepulchral Productions, con i Trépas, band che nella propria line-up include membri attuali e passati di Morgue e Outre-Tombe, formazioni che hanno una certa fama in ambito death metal. Il loro debutto del 2019, “L’Héritage Du Monde”, si faceva sì portavoce di un black in linea con il movimento Métal Noir Québécois grazie a una miscela di up-tempo melodici e passaggi lenti e atmosferici, ma, allo stesso tempo, rivelava il desiderio del quintetto di trovare uno stile autentico e originale. “Les Ombres Malades”, secondo album in studio della formazione di Quebec City, conferma gli aspetti positivi del predecessore, con, in aggiunta, dei miglioramenti a livello di songwriting, visto che lo stream sonoro dei brani risulta più naturale, mentre l’aderenza alla scena locale, pur restando quasi un obbligo al quale ubbidire anche soltanto per convenzione, appare decisamente meno vincolante e rigorosa. E se in passato la batteria era in qualche modo egemonica nel mix e l’equilibrio tra le chitarre pulite e quella distorte costituiva quasi una chimera, oggi, in virtù di una produzione meglio bilanciata, le vecchie problematiche sembrano un lontano ricordo, restituendoci un disco violento, epico e lunatico, privo dell’alone doom che appesantiva lo scorso lavoro. Pollice in alto per questo piccolo gioiello.

Tracce consigliate: “Aliénation”, “Désert Des Cendres”, “Le Manque Onirique”

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