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Primal Fear – Primal Fear (Deluxe Edition)

A metà dei ’90, Ralf Scheepers, lasciati i Gamma Ray, arrivò a un tiro di schioppo da diventare il frontman dei Judas Priest dopo la partenza di Rob Halford, rimanendo però beffato dall’ingaggio di Tim “Ripper” Owens. Incassata la delusione, il singer, assieme a Mat Sinner, fondò nel 1997 i Primal Fear, con l’intenzione di divertirsi e manifestare la propria passione per l’heavy tradizionale, in un momento nel quale il nu metal dominava le radio e le classifiche di vendita. Il successo di “Primal Fear”(1998), per certi versi inatteso, li colse alla sprovvista, ma permise loro di abbandonare l’etichetta giapponese Victor e di firmare con Nuclear Blast, trasformandosi nell’immarcescibile cingolato d’acciaio che conosciamo a menadito. A quasi cinque lustri dall’uscita, i tedeschi decidono, a mo’ di festeggiamento lievemente anticipato, di ripresentare il debutto in una raggiante deluxe edition su Atomic Fire Records, impreziosita da tre bonus track tra le quali spicca la robusta interpretazione di “Breaker”, uno dei brani migliori dei connazionali Accept.

Ascoltandolo oggi, al netto dell’ottimo lavoro di rimasterizzazione a opera di Jacob Hansen, l’album risulta ben lontano dalla perfezione, eppure se la cava ancora dignitosamente grazie all’entusiasmo e alla simpatia che continua a sprigionare, infischiandosene del quarto di secolo gravante sulle sue spalle. La cosa che balza all’orecchio, molto evidente in questa nuova versione, è il debito estremo contratto nei confronti di Glenn Tipton e soci, che tuttora rappresentano una fonte di ispirazione perenne per il combo teutonico. Diverse canzoni, infatti, (“Silver And Gold”, “Promised Land”, “Nine Lives”, “Battalions Of Hate”) sono spudorate lettere d’amore indirizzate ai britannici, e avrebbero potuto tranquillamente comparire – in maniera brillante – sui rocciosi “Jugulator” e “Demolition”.

Appartiene alla stessa nomenclatura il pezzo traino del lotto, l’opener “Chainbreaker” (qui proposta anche in formato live con la granitica “Running In The Dust”), un anthem più spesso della ghisa, attraversato da un ritornello irresistibile e da un main riff di pura adrenalina, tanto da occupare per eoni un posto fisso nelle scalette dei concerti. Il resto delle tracce, dal songwriting fortemente emulativo (“Formula One”, “Dollars”, “Thunderdome”), non supera la soglia della sufficienza asteriscata, con la non straordinaria “Tears Of Rage” a fungere da spia delle future inclinazioni melodic power e una rilettura priestiana di “Speed King” che non guadagna punti neanche a distanza di tempo, contrappasso dantesco per una formazione che, malgrado non mancasse di esperienza, stava sondando il terreno, alla ricerca di un’identità stabile e duratura.

I Primal Fear non tradiscono quando si tratta di rispettare uno scadenziario produttivo pressoché annuale. “Primal Fear (Deluxe Edition)”, comunque, spacca i timpani alla grande, facendoci dimenticare le lacune di un esordio buono soprattutto per scaldare i motori di una macchina allora ferma allo status di prototipo.

Tracklist

01. Primal Fear
02. Chainbreaker
03. Silver And Gold
04. Promised Land
05. Formula One
06. Dollars
07. Nine Lives
08. Tears Of Rage
09. Speed King
10. Battalions Of Hate
11. Running In The Dust
12. Thunderdome

Bonus Tracks

13. Breaker (Accept Cover)
14. Chainbreaker (live)
15. Running In The Dust (live)

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